Fratellanza e pace
I principi cardine del viaggio apostolico di papa Francesco in Iraq
Nei secoli la storia del dialogo con l’Oriente è stata spesso composta di singoli incontri che hanno avuto un futuro molto breve, ma non di scarso significato. Harun al-Rashid, califfo che si racconta avesse ispirato le novelle delle Mille e una Notte, si confrontò a Baghdad con Carlo Magno, gettando un ponte fra cristiani e islamici. Qualche secolo dopo, nel pieno della quinta crociata, un frate di nome Francesco sarebbe andato in Egitto ad incontrare il sultano Malik al-Kamil, nipote di Saladino. L’incontro fu nel settembre del 1219 a Damietta, poco distante dalla città che noi oggi chiamiamo Cairo. Le cronache parlano di un dialogo rispettoso e denso, fra i due.
Negli anni seguenti fu Federico II, Stupor Mundi, a dimostrare che il dialogo può funzionare: partì da Brindisi, nel 1228, per la sesta crociata. Lui, siciliano normanno, parlava l’arabo molto meglio del tedesco. L'11 febbraio dell’anno dopo, senza battaglie, senza scontri, concluse una pace con il sultano.
Fratellanza e pace sono i principi cardine dell’odierno incontro e del viaggio apostolico di papa Francesco in Iraq. Bergoglio si trova davanti un Paese distrutto, in crisi economica, vittima di interessi geopolitici e, oggi, flagellato come tutti dalla pandemia, che ha messo in forse la “missione” fino all’ultimo momento. Il primo discorso pronunciato dopo essere atterrato va proprio in questa direzione: «Tacciano le armi! Cessino gli interessi di parte! Si dia voce ai costruttori della pace!», sono le parole con cui il Santo Padre si rivolge ai diplomatici e alle autorità civili.
«Il papa non viene a difendere e proteggere i cristiani, non è il capo di un esercito», ha dichiarato il patriarca caldeo Louis Sako all’agenzia Fides. Francesco infatti è in Iraq anche per continuare a costruire ponti di dialogo con l’Islam. L’incontro con il grande Ayatollah Al-Sistani, la più grande autorità dell’Islam sciita, è un’altra tappa del percorso che ha portato alla firma, nel febbraio 2019 ad Abu Dabi, del documento sulla «fratellanza umana» con Ahmed Al-Tayyeb, il grande imam di Al-Azhar e autorità dell’islam sunnita.
Francesco è stato il primo papa ad aver messo piede nella regione del Golfo, scrivendo una decisiva pagina di storia delle religioni con la firma dell’intesa «Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune». Un testo che cambia la storia dell’umanità, indirizzandola verso un futuro di riconciliazione e di pace. Dialogo e giustizia, libertà religiosa e protezione dei luoghi di culto, diritti delle donne e tutela dei minori e delle minoranze. I diritti fondamentali da rispettare sempre. Poi la condanna del terrorismo, forma «esecrabile» di strumentalizzazione del nome di Dio che vuole la vita e la pace.
Oggi Francesco inizia a scrivere a Najaf, tra le città più sacre dell'Islam sciita, un’altra pagina di storia umana e lo fa insieme al grande Ayatollah Al-Sistani, con la volontà comune di arrivare alla redazione di un documento come nel 2019.
Papa Bergoglio è “icona di pace” con la sua vicinanza ai cristiani perseguitati e l’avvicinamento al mondo musulmano.
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