Fortunato: Ad Assisi le richieste di aiuto dei tanti nuovi poveri d'Italia
L’appello nel giorno della festa di Pietro e Paolo: «Potenziare gli strumenti di sostegno»
Mai come quest’anno la festa dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, quella principe della cristianità in cui il mondo guarda alla sede Petrina e al Papa, arriva in un momento delicato a causa del perdurare della pandemia da Covid-19 che impatta sia dal punto di vista sanitario sia da quello economico. In Italia, nel 2020, l’Istat ha messo nero su bianco la situazione di maggiore difficoltà finanziaria delle famiglie. Ci sono 5,6 milioni di italiani in condizione di povertà assoluta con un aumento dell’1,7 per cento della popolazione rispetto al 2019. Le famiglie più colpite sono quelle numerose, che hanno più figli minori a carico, e ancora quelle di stranieri, di chi vive in affitto o deve sostenere le rate di un mutuo.
«I dati dell’Istat certificano quello che constato da mesi attraverso le migliaia di lettere e telefonate ricevute con richieste d’aiuto — dice padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi — perché purtroppo chi era ricco lo è sempre di più mentre chi era povero adesso lo è in modo drammatico. La povertà non è il frutto del destino, però, ma è la conseguenza dell’egoismo tra Nord e Sud del mondo. I poveri, come diceva don Mazzolari, si abbracciano e non si contano e ora è il momento di fare prestoebene con gli aiuti». L’Italia nel tempo ha messo in campo sostegni alle imprese, il Reddito di cittadinanza, quello di emergenza e il Piano nazionale diripresa e resilienza, ma la crisi continua a mordere. «Queste sono tutte misure certamente utili, ma che vanno perfezionate per aiutare ancora di più i poveri — spiega il religioso —. E poi va “perfezionato” anche l’uomo, perché ci sono casi di truffatori che tolgono il pane ai bisognosi. Io faccio appello a chi può: non possiamo permetterci un mondo dove una minoranza possiede metà della ricchezza e si pulisce la coscienza con l’elemosina che è occasionale e gratifica più chi la fa di chi la riceve. È necessario aumentare la cultura della condivisione che è permanente,rafforza la fraternità e contrasta la cultura dell’indifferenza e dell’ingiustizia con cui ci si pone verso i poveri».
Al Sacro Convento di Assisi non arrivano soltanto richieste di aiuto materiale. «Ci sono storie così dure che gridano i loro bisogni spirituali: chi si sentiva solo, ora si sente sempre più ai margini — conclude padre Enzo Fortunato — e si interroga su sé stesso, sul senso di Dio e soprattutto chiede vicinanza. Lo noto anche da quello che succede sui social, perché appena pubblico il video sul Vangelo arrivano migliaia di commenti: è l’Italia che guarda alla Chiesa, anche come ultima speranza. Una Chiesa che vuole amare e servire». (Corriere della Sera)
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