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'Custodiamo le nostre terre e la salute'

Antonio Maria Mira - Avvenire Pixabay
Pubblicato il 18-04-2021

78 diocesi in rete per guarire il Creato

«La pandemia ha messo in luce, con grande forza, come tutto sia connesso: la vicinanza ai malati e a quanti stanno soffrendo per il virus si aggiunge alla solidarietà per chi vive sulla propria pelle gli effetti dannosi dell’inquinamento ». È quanto si legge nel documento finale del convegno «Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro», promosso dalle Commissioni episcopali per il Servizio della Carità e la Salute, e per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace, dalla Conferenza episcopale campana, dagli Uffici nazionali per la Pastorale della Salute e per i Problemi sociali e il Lavoro, e dalla Caritas italiana. Un evento che ha visto la partecipazione del presidente della Cei cardinale Gualtiero Bassetti, che ha definito l’iniziativa «quasi una chiamata, un appello nominale. Dal Sud al Nord, dall’Est all’Ovest ».

Infatti sono ben 78 le diocesi inserite nei 42 Siti di interesse nazionale – i luoghi più inquinati del Paese –, molte delle quali hanno partecipato al convegno. Così il documento finale denuncia come a causa di una mancata custodia «le nostre terre risultano contaminate da diversi fattori, con ampie conseguenze sulla salute, in particolare dei giovani e dei più poveri. Di fronte a questo dramma, la reazione delle istituzioni e della politica è stata spesso percepita come poco incisiva e distante dai bisogni della popolazione. È altrettanto vero che non ci sono stati né una sufficiente educazione alla custodia del Creato né, in generale, un grande coinvolgimento da parte della comunità ecclesiale». Per questo emerge «l’impegno a lavorare per favorire la conoscenza della Laudato si’, aiutando le diocesi a educare alla salvaguardia del Creato, a offrire itinerari educativi e a motivare "fino a dar forma a uno stile di vita"», proponendo anche di costituire «un coordinamento tra le 78 diocesi italiane », proprio perché «la "terra dei fuochi" non è un luogo circoscritto ma un fenomeno esteso all’intero Paese».

Un concetto sottolineato anche dal cardinale Bassetti: «Possiamo affermare che può risultare riduttivo, quando non addirittura discriminante, parlare di "terra" e di "terre dei fuochi": perché dobbiamo piuttosto affermare con forza che siamo responsabili della "custodia di tutte le terre"». Per il presidente della Cei «gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti, e di ciò l’umanità è responsabile, prima che vittima ». Per questo «la Chiesa ritiene suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno, in forza del comandamento dell’amore che anima la propria azione e dell’esplicito mandato evangelico di evangelizzare e guarire». Non dimenticando le proprie responsabilità, anche omissive. «Papa Francesco ci ricorda che esistono i complici dei briganti – i "segreti alleati" –, coloro che passano e guardano altrove, o sono indifferenti, o soffocano la speranza».

Dall’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro arriva una precisa accusa: «Molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale si sono frenati di fronte al negazionismo dei potenti. Abbiamo pertanto il dovere di smuovere le coscienze e di invitare i cattolici e tutta l’opinione pubblica a "prendere parte" a un movimento globale che abbia l’intento di essere strumento di Dio per la difesa della Sua opera: il Creato», mentre «gli anni che abbiamo alle spalle sono quelli dello sfruttamento delle risorse per il mero arricchimento, in spregio al disastro ambientale e al danno sanitario che ci sarebbe stato consegnato». E che si tratti di danni seri lo ha confermato il pediatra Ernesto Burgio: «Se inquiniamo l’ambiente andiamo a modificare anche il patrimonio genetico». Perché «le placente sono piene di sostanze che non ci dovrebbero essere», e «se non proteggiamo il feto le malattie aumenteranno ancora». Ricordando che «il tumore è la prima causa di morte tra i bambini».

E allora, come dice l’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, presidente della Commissione Cei per la Carità e la Salute, questa iniziativa dei vescovi «può rappresentare un salto di qualità nella pastorale della salute che deve ancor più farsi carico dell’intreccio tra ambiente e salute. Un impegno non solo operativo ma educativo, ricordando che c’è un’intima relazione tra difesa dell’ambiente e dei poveri, perché inquinare è togliere risorse soprattutto ai più poveri», Come ha scritto il Papa nella Laudato si’, per Radaelli «la Rerum novarum del XXI secolo».

di Antonio Maria Mira - Avvenire

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