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Card. Krajewski visita i malati di un reparto Covid

Domenico Agasso Jr. Ansa - GIUSEPPE LAMI
Pubblicato il 05-02-2021

Elemosiniere del Papa era stato ricoverato per il virus

«Buongiorno dottore». «Non sono un medico, sono don Corrado». Non credeva ai suoi occhi Adalberto Morawski, domenicano penitenziere della basilica romana di Santa Maria Maggiore, ricoverato per Covid nell’Ospedale San Giovanni: irriconoscibile con tuta bianca, mascherina, visiera e guanti c’era davanti a lui il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità. Il porporato polacco sa bene che cosa vuol dire essere ricoverati per coronavirus, e un mese dopo avere lasciato il Policlinico Gemelli è andato in visita nel reparto Covid del nosocomio in Laterano. Ha voluto «portare vicinanza e coraggio a chi sta soffrendo e lottando», racconta a La Stampa-Vatican Insider. E allo stesso tempo esortare così i preti «ad andare di più a trovare i malati».

Krajewski - infaticabile «braccio» caritativo del Pontefice tra i senzatetto e nelle situazioni di povertà a Roma e non solo - era stato ricoverato al Gemelli con sintomi iniziali di una polmonite da coronavirus, ma poi le sue condizioni sono migliorate e non hanno più richiesto la degenza ospedaliera. Dopo una decina di giorni, al ritorno nella sua abitazione in Vaticano il 30 dicembre, papa Francesco gli ha fatto avere in dono una bistecca argentina.

E ieri ecco uno dei suoi celebri e sorprendenti «blitz» della carità e della solidarietà: questa volta per incoraggiare gli infermi del San Giovanni. E anche mandare un messaggio ai sacerdoti, affinché «abbiano maggiore coraggio per essere più vicini agli ammalati in questo tempo di pandemia. Ovviamente rispettando tutte le norme di sicurezza». È comprensibile essere spaventati dal contagio, «ma noi preti e religiosi dobbiamo essere più presenti sul fronte di questa battaglia. Non possiamo rintanarci. A noi uomini di Chiesa a volte manca un po’ di intraprendenza». E di «fantasia: con l’intelligenza evangelica è possibile dare conforto al prossimo che sta affrontando dolore e solitudine, senza violare le regole!».

Anche gli «Apostoli avevano paura - ricorda il Cardinale polacco - e vivevano con una logica spesso distante da quella di Gesù Cristo. Ma negli Atti degli Apostoli li vediamo pieni di Spirito Santo, pronti per servire fino alla morte. Prendiamo esempio da loro. E da medici, infermieri e operatori sanitari di oggi: donne e uomini che ogni giorno danno testimonianza di amore per la vita degli altri come per la loro». (Vatican Insider - La Stampa)

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