Brusaferro: Consapevoli oggi, liberi domani
I punti di fragilità sono le aggregazioni che possono crearsi ovunque
Silvio Brusaferro, riesce a dormire la notte?
«Sì dormo, ma certo il peso delle responsabilità te lo senti addosso». Sogna il letto, dopo un' altra giornata difficile, il presidente dell' Istituto superiore di sanità.
Possiamo tentare un primo bilancio di questo avvio di fase 2?
«Sul piano epidemiologico i segnali di come è andata li interpreteremo la prossima settimana. Dai dati capiremo se i comportamenti dei cittadini sono stati virtuosi. La chiave del successo di questa sorta di sperimentazione risiede nella consapevolezza che ognuno di noi partecipa in prima persona e può fare la differenza. Siamo ancora dentro l' epidemia. Aperture sì, ma con estrema accortezza nel gestirle».
L'errore da non commettere?
«Pensare che il pericolo sia passato e dimenticare che potremmo ricaderci, quindi non usare le stesse cautele della fase 1. Mi sembra che tutti abbiamo imparato la lezione. Se continuiamo così potremo poi permetterci maggiori libertà e andare avanti con altre riaperture controllando la diffusione del virus».
Italiani promossi, allora?
«Sono fiducioso che il Paese continui a contenere l' epidemia e che, forte di questo successo, possa puntare su un lento, progressivo ritorno alla normalità».
Quali sono i rischi?
«I punti di fragilità sono le aggregazioni che possono crearsi ovunque, in autobus, al supermercato, al parco e in strada. Quindi non esiste un anello della catena più debole dell' altro».
Con le dovute precauzioni si potrebbe arrivare a riaprire tutto?
«Non sono pessimista, ma cauto. Non sono il signor no. Dateci il tempo di monitorare l' effetto di questi primi passi. Bisogna contare i nuovi contagi e verificare che non siano aumentati prima di pensare al dopo».
La Germania si prepara alla seconda ondata di contagi, affermazione del Robert Koch Institute, vostro omologo tedesco. E l'Italia?
«Il virus si comporta in modo uguale dappertutto, parla una sola lingua. Potrebbe riprendersi velocemente se non stiamo attenti. Anche se è difficile che l'epidemia possa ripresentarsi con la drammaticità che ha espresso in Lombardia. Oltre alle contromisure già in atto, esiste un piano organizzativo per intervenire con tempestività ed evitare situazioni estreme».
Il campionato di calcio riprenderà?
«Siamo in fase di valutazione, il parere del Comitato tecnico scientifico non è pronto. Tutti gli sport di squadra mettono insieme un certo numero di persone che possono variare a seconda delle discipline. Sono per definizione delle aggregazioni. Ci sono tante variabili in gioco».
E i musei?
«Va fatta una riflessione attenta. Tutte le possibili riaperture devono tener conto delle ripercussioni sui trasporti. È la filosofia di fondo: garantire il distanziamento sociale nell'intero percorso, da quando si esce di casa. Per i musei non è una questione di ampiezza delle sale ma di poter contare su una organizzazione che garantisca determinati standard di sicurezza»... (Corriere della Sera)
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