Ascoltiamo il grido d' aiuto Intervista a padre Ivano Nasini
Lei ha affrontato questa nuova
attività per vocazione o per
obbedienza?
«Il vescovo di Siena, sua Ecc. Mons.
Antonio Buoncristiani, rivolse l'invito
alla fraternità di cui faccio parte,
di assumere la cappellania del
carcere suddetto. Accettammo d'accordo
con i nostri superiori ed io fui
designato perché in quel momento
ero quello che aveva meno impegni,
quindi il mio nuovo apostolato
risulta per “obbedienza” e non per
“vocazione”»
Quale fu la prima impressione
che provò nell'ingresso della
Casa di Reclusione?
«Brutta. Davvero brutta. Il carcere è
buio, cupo, lugubre, squallido. Così
lo vidi al primo impatto e così lo
vedo ancora»
Quanti sono i detenuti della
Casa di Reclusione?
«Sono più di quattrocento, tutti uomini,
in maggioranza giovani, di cui
un 40% stranieri. Poi ci sono circa
150 guardie carcerarie»
Quei detenuti sono rassegnati
o disperati?
«Il detenuto è un uomo in gabbia
che non ha mai pace e spesso è disperato.
Questo è dimostrato anche
dall'alto numero di suicidi che si
registrano ogni anno e dalla grande
quantità di psicofarmaci che vengono
consumati»
Dopo un anno di esperienza
cosa pensa del carcere di San Gimignano?
«Un anno di esperienza è poco per
esprimere giudizi. Comunque, parlando
in generale, non propriamente
del carcere di San Gimignano, si
può certamente affermare che il
carcere in Italia, con qualche eccezione,
ha ancora una struttura marcatamente
repressiva e quindi non
compie la funzione essenziale che
gli assegna la legge, che è quella di
rieducare e reinserire i detenuti nella vita sociale»
carcerati sono contenti di incontrare
qualcuno con cui possano
parlare?
«Sì, non c'è dubbio. Nel mio caso,
sanno che non posso far nulla per
risolvere i loro problemi. Però si sfogano
e questo sfogo per loro è un
momento importante. Hanno bisogno
che qualcuno li ascolti»
Qual è l'attività che lei svolge
in carcere?
«Dal punto di vista strettamente religioso,
celebro la messa il sabato e
la domenica, faccio qualche corso
di catechesi a detenuti che vogliono
fare la Prima Comunione o la Cresima, ogni tanto confesso qualcuno.
A parte questo, ogni giorno
incontro e parlo coi detenuti che
ne hanno fatto richiesta, faccio loro
qualche piccolo favore, e così poco a
poco stabiliamo delle relazioni amichevoli
che a volte diventano anche
molto strette»
Sono molti i detenuti che manifestano
un interesse religioso?
«Sì, sono abbastanza numerosi. Da
quel poco che ho potuto vedere
fi no ad ora, i carcerati in generale
non erano praticanti quando vivevano
fuori, ma poi in carcere hanno
avuto una specie di crisi che li ha
ravvicinati a Dio. Tuttavia la maggioranza
di loro preferiscono vivere
una religione a livello strettamente
personale, al di fuori delle istituzioni
ecclesiastiche»
È facile portare un po' di pace
ai detenuti?«Sì, sono abbastanza numerosi. Da
quel poco che ho potuto vedere
fi no ad ora, i carcerati in generale
non erano praticanti quando vivevano
fuori, ma poi in carcere hanno
avuto una specie di crisi che li ha
ravvicinati a Dio. Tuttavia la maggioranza
di loro preferisce vivere
una religione a livello strettamente
personale, al di fuori delle istituzioni
ecclesiastiche»
Ma come trascorrono la giornata
i carcerati?
«In genere passano molte ore in cella,
spesso anche 20 ore. Ogni giorno
hanno 4 ore in cui passeggiano in
cortile o vanno al campo sportivo.
C'è chi ammazza il tempo leggendo;
c'è chi lo trascorre davanti alla
Tv. I pochi che lavorano in cucina,
in lavanderia, o in altre occupazioni
godono di maggiore libertà e guadagnano
qualcosa. Tutti, o quasi tutti,
vorrebbero lavorare, ma le possibilità
di lavoro sono molto scarse. L'ozio
obbligato credo che sia il problema
più scottante del nostro carcere e
anche di altri di cui ho notizia»
Ma insomma cos'è per lei il
carcere?
«Credo si possa dire che il carcere
riproduce la nostra società, rimarcandone
gli aspetti negativi, nel
senso che anche in carcere ci sono
ricchi e poveri, ammalati e sani, privilegiati
e discriminati; nel carcere
c'è violenza, razzismo, corruzione.
Ma ci sono anche tante persone in
gamba. Quindi il carcere non è un
altro pianeta, ma un pezzetto della
nostra società, che bisogna cercare
di migliorare»
In che modo è presente la
Chiesa Cattolica, oltre al lavoro
dei Cappellani?
«Grazie a Dio, la Chiesa Cattolica
ha in mano quasi tutte le attività
non istituzionali. Sono molto attivi
i gruppi di volontari di vario genere,
la Caritas, coloro che organizzano
l'accoglienza ai detenuti in permesso,
le cooperative per dare aiuto ai
detenuti o trovar loro un lavoro, le
varie comunità per tossicodipendenti
e tante altre. So anche che in
varie carceri lavorano le suore»
La sua esperienza di un anno
accanto ai detenuti è positiva o
negativa?«Molto positiva sotto ogni punto di
vista, cioè sacerdotale e personale».(Ugolino Vagnuzzi)
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA