Al Bano, tornare alla radici del sano vivere
Ad Assisi per Con il Cuore
Parla “Con il Cuore”, come sempre, Al Bano. La sua è una voce ispirata, così come nelle sue canzoni. Le domande preparate prima dell’intervista, alla fine, nel dialogo che l’artista pugliese ha concesso a San Francesco patrono d’Italia, divengono ben altro: con lui è bello improvvisare, si va a spirito. Si spazia nell’intervista da San Francesco all’arte, dalla guerra al tema della fame nel mondo. Al Bano risponde con schiettezza, con quella sua tipica semplicità che è sinonimo di profondità. In fondo, si sa, è lo stesso San Francesco ad insegnare che ciò che è più semplice e anche ciò che è più profondo, vivo.
Siamo alla vigilia dell’importante evento “Con il cuore nel nome di San Francesco”. Finalmente la piazza antistante al Sacro Convento sarà popolata dal pubblico, in presenza. Qual è la sua emozione di ritornare ad Assisi? Cosa vuol dire Assisi per lei?
L’emozione è grande! Davvero! Assisi, la terra di San Francesco, il santo della pace e ce ne vuole molta in questo nostro tempo così oscuro. Ogni volta che torno ad Assisi per me vuol dire ritornare alla radice sana del vivere. Questo ci ha insegnato San Francesco!
Tempo oscuro, dice. Ed è vero, effettivamente. Quali sono, allora, i suoi pensieri in questo momento così particolare?
Bisogna cominciare col ricordare un fatto: il mondo è sempre stato strano. Dalle guerre puniche lo è. E poi ci sono state le due guerre mondiali, le stragi inutili, la follia dell’odio. Basterebbe pensare al traffico d’armi oggi nel mondo, una cosa abominevole! Diciamo che molte volte sembra davvero che sia proprio l’odio ad avere la meglio, ma l’amore vince sempre! Questo bisogna urlarlo, gridarlo, cantarlo per farlo comprendere proprio a chi non lo vuole comprendere!
E chi è che non vuole comprendere l’amore?
Io amo dire che nella vita ci sono due tipologie di autobus, diciamo così: una categoria ha destinazione follia e odio; l’altra ha come destinazione l’amore, la bellezza, la musica. Ecco, la vita dipende da quale autobus prendiamo. Quello dell’amore io lo chiamo l’autobus francescano!
Per continuare questa sua metafora, qual è il carburante che dobbiamo mettere per far partire l'autobus dell’amore?
La poesia, abbiamo bisogno di poesia. E poi, sinceramente, penso che dopo tante diverse scoperte scientifiche, come sarebbe bello poter avere un vaccino contro l’odio! Chi vuole la pace, la fratellanza, l’amore - il cuore, come sottolinea la kermesse di Assisi - deve battersi per questi ideali. Io cerco di farlo con la musica, con le mie canzoni. Alla fine, mi risulta che chi è stato prepotente non ha mai vinto.
La manifestazione di Assisi si batte - appunto - da tempo per dare segni di speranza, e si concentra su diversi temi. Secondo lei, qual è la tematica su cui bisogna “lottare” di più?
La fame nel mondo. Si parla molto di questa, ma quanto si fa, quanto si agisce contro la fame nel mondo? Mi sembra davvero assurdo che per sparare un missile si hanno subito i soldi e, invece, per tutti coloro che hanno fame e sete, si fa poco: questo lo trovo impossibile!
Lo scrittore Italo Calvino nel suo libro “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio” aveva scelto delle parole per accompagnare l’uomo nel cambiamento che stava vivendo all’epoca l’umanità.
Quali parole sceglierebbe Al Bano Carrisi?
Quelle di San Francesco della Preghiera semplice: “dove è odio, fa ch'io porti amore; dove è offesa, ch'io porti il perdono; dov'è discordia ch'io porti l’unione, / dov'è dubbio fa' ch'io porti la Fede,/ dove è l'errore, ch'io porti la Verità,/ dove è la disperazione, ch'io porti la speranza”. In questa nostra umanità così bisognosa di umanità ci vorrebbero tanti San Francesco per poter ricordare quelle parole a tutti. A volte non è stato compreso, lo hanno attaccato, ma con quel suo gesto di spogliarsi di tutto per seguire l’amore ha fatto sì che rimanesse vivo nell’animo umano. Per sempre.
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