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Aiutiamo i neet a non perdere una generazione

Veronica De Romanis Unsplash
Pubblicato il 15-12-2020

I giovani maggiormente colpiti, ma si investe poco nelle politiche sociali

Le persone maggiormente colpite da questa crisi sono i giovani. Lo erano anche nella precedente. Eppure, negli ultimi anni, poche risorse sono state investite nelle politiche sociali molte, invece, nella previdenza (leggi quota 100). Risorse che, peraltro, sono state finanziate attraverso maggior debito. Quindi, a carico dei giovani stessi. Questa volta, errori simili non possono essere commessi. La situazione è troppo grave, le conseguenze troppo profonde. La pandemia sta togliendo ai giovani non solo il lavoro ma anche la possibilità di ricevere una formazione adeguata.

Numerosi studi evidenziano i limiti della didattica a distanza, soprattutto per i soggetti più fragili dal punto di vista economico e sociale. Rispetto al passato, l' Europa è scesa in campo con misure senza precedenti. In particolare, con il Next Generation Eu (Ngeu) sono stati previsti circa 750 miliardi di euro da destinare (lo dice il nome stesso) alla costruzione del futuro delle prossime generazioni. I fondi, tuttavia, non arriveranno prima dell' estate sia perché il negoziato è in una fase di stallo (a causa del veto polacco, ungherese e sloveno) sia perché la procedura per il loro ottenimento è laboriosa e richiede tempo. I primi effetti del Ngeu saranno visibili - verosimilmente - a partire dal 2022. Troppo tardi per i ragazzi e le ragazze disoccupati e per chi non viene nemmeno formato, i cosiddetti Neet ("not in education, employment or training"). In Italia, sono circa il 23 per cento della popolazione nella fascia di età compresa tra 15 e 29 anni, un esercito di oltre due milioni di persone: un record in Europa (la media europea è pari al 12,9 per cento).

Con il perdurare della pandemia, questa percentuale è destinata ad aumentare. Intervenire è indispensabile. Nella precedente crisi una generazione si è "persa". Una "lost generation" per usare la calzante definizione di Angela Merkel. In questa rischiamo di avere una generazione "sospesa". Uno scenario drammatico: difficile da modificare. Tra una chiusura e l' altra, i giovani perdono capitale umano, competenze, capacità ma anche slancio, motivazione, prospettiva. Sono, in buona parte, scoraggiati. Ed escono dalla forza lavoro. I numeri più recenti lo dimostrano. La pandemia sta cambiando il mondo produttivo: alcuni lavori spariranno, altri verranno creati. In particolare, nel digitale, settore in cui gli Stati devono investire almeno il 20 per cento dei fondi Ngeu. I giovani devono farsi trovare pronti per poter cogliere appieno le opportunità del cambiamento. Come fare per dare loro una preparazione adeguata sin da oggi?

Le risorse potrebbero arrivare - ancora una volta - dall' Europa. Lo strumento già esiste, ed è quello di Garanzia Giovani. Nato nel 2014, questo programma ha come obbiettivo quello di offrire ai giovani tra i 15 e i 29 anni programmi di formazione o tirocinio entro quattro mesi dall' inizio della disoccupazione o dalla fine degli studi. L' Italia si potrebbe fare promotrice dell' istituzione di una Garanzia Giovani "digitale". Ossia di un fondo europeo volto a finanziare corsi di formazione nelle nuove tecnologie destinati a tutti i ragazzi e le ragazze dell' Unione nella fascia Neet. I programmi potrebbero essere strutturati ed erogati in cooperazione con le imprese, le università e i centri di ricerca. Garanzia Giovani digitale non avrebbe soltanto l' obiettivo di assicurare alle nuove generazioni una formazione adeguata alle sfide di Ngeu ma anche di farle sentire al centro di una società che troppo spesso si è dimenticata di loro. (La Stampa)

 

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