Vita mistica in San Paolo
Chi ha poca dimestichezza con i dinamismi della vita spirituale,
può giungere a pensare, secondo uno stereotipo culturale, che
il mistico non sia un persona di azione. Proprio per questo, non
pochi, pensano di Paolo che sia stato solo un uomo di azione:
sempre in viaggio ad annunciare il mistero e il Vangelo di Cristo,
fortemente attivo sulla scena dell'edificazione delle varie comunità
ecclesiali, sempre preso e coinvolto dai vari problemi, spesso
anche dottrinali, che in esse venivano suscitati, dal carattere forte
e tenace che spesso gli procurava dei “guai”.
Insomma il “vecchio”
fariseo che era in lui ogni tanto veniva fuori e lo portava ad
esprimersi in termini alquanto sostenuti. Chi dovesse conoscere
Paolo solo in questi termini, non ha nemmeno sfi orato con un
dito né i suoi scritti, né tanto meno conosciuto la spiritualità che
in essi l'apostolo esprime proprio in rapporto alla sua vita. In questa
breve pagina, vorremmo sfatare questa visione, assolutamente
fuorviante, di Paolo. Fra tutti gli autori del Nuovo Testamento,
l'Apostolo è colui che ci ha parlato di più della sua vita spirituale
e dell'esperienza mistica che essa comporta. Pensiamo solo ad
alcune formule che Paolo utilizza:
• La vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio
che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2,20);
• Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me (Gal 2,20);
• per me vivere è Cristo (Fil 1,21);
• per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è
stata vana (1Cor 15,10);
• completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a
favore del suo Corpo che è la Chiesa (Col 1,24).
In queste semplici proposizioni c'è una grande ricchezza di vita
spirituale e mistica. L'apostolo parla in termini di esperienza, infatti
utilizza la prima persona: parla di sé e della sua vita interiore,
parla di ciò che vive. Egli ha vissuto ciò che scrive e lo fa con
accenti così personali che bisogna riconoscere il lui una vita eccezionale
dal punto di vista dell'esperienza cristiana che, per sua
natura, è mistica.
L'unione a Cristo crocifi sso e risorto per Paolo
non è una semplice espressione buttata lì, giusto per dire qualcosa
di bello o di originale: al contrario, ne parla in termini appassionati
che solo un amore vissuto può esprimere. Per l'apostolo
il nucleo centrale della sua predicazione è la Croce. Nella prima
lettera ai Corinti ne parla in termini di sapienza, come luogo in
cui Dio rivela il suo agire di salvezza (1Cor 1,18 e seg).
Nella stessa
lettera, parlando della sua missione, afferma: venendo in mezzo a
voi io ritenni di non sapere altro che Cristo e Cristo crocifi sso, e i suoi
discorsi si basarono non sulla sapienza umana o sulla sublimità di
parole, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza (1Cor
2, 2-5). La Pasqua non è più una semplice festa: essa è una persona,
Gesù Cristo (1Cor 5,7), nella cui morte, per mezzo del battesimo,
si sente immerso, e come Cristo è risorto dai morti per la gloria del
Padre, così ora camminiamo in novità di vita: compiantati a Lui nella
sua morte per esserlo anche nella la sua resurrezione (Rom 6, 4-5).
Paolo
dunque prima di agire, predicare, fondare Comunità ecclesiali,
vive in profondità il mistero di Cristo la cui conoscenza diventa
amore appassionato: Cristo è il suo spazio vitale dentro il quale
e con il quale costruisce una storia nuova: quella della salvezza.
L'agire è conseguenza dell'essere. Quale insegnamento ci dona
Paolo? Semplicemente e sconvolgentemente questo: nessuno
può avere la pretesa di fare alcunché per Cristo o per la Chiesa,
senza aver prima vissuto la propria vita in Cristo e per Cristo.
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