La fase di “idolatria” materna
Un'ultima fatica cui alcuni adolescenti
sono chiamati a realizzare per
essere se stessi è superare la fase di
“idolatria” materna, che lo percepisce
come bambino/a “Idolo”. Continua a
vedere “bello il mio tesoro”, a dire “che
campione”, “che forte”, “ti adoro”, anche
nell'adolescenza. La persona in questa
situazione è stata adorata, ma non
amata, non ha potuto capire bene
“chi era in realtà” poiché i famigliari,
identifi candosi con lui, o rispecchiandolo
teneramente, lo hanno aiutato
ad imparare ad utilizzare l'idolatria
della madre.
L'esito infausto di queste relazioni è
che si crea un falso sé nel giovane. I
famigliari non avendo un'equilibrata
relazione si lasciano coinvolgere da
questa “religione”, seguendo il delirio
materno. In genere il padre è assente
da forma di idolatra perché se la
madre è idolatra vuol dire che non è
in buoni rapporti con il padre e lo ha
messo fuori dalla relazione con l'infante
idolo che adora in modo esclusivo
e solitario.
La situazione descritta può aver luogo
quando la coppia, che è in grossa
diffi coltà, cerca di avere un fi glio/a
per salvare il loro rapporto in crisi,
strumentalizzando poi però i fi gli.
Essere stato l'idolo della madre è un
ingombrante problema durante la
metamorfosi adolescenziale perché
comporta di confrontarsi con un sentimento
diffi cile da governare: la nostalgia.
Di fronte alle inevitabili diffi -
coltà nell'inserimento nella società,
l'adolescente può sentirsi non capito
e quindi sostanzialmente di essere rifi
utato nella propria autenticità affettiva.
In questo stato la persona può
riattivare il ricordo della relazione
con la madre perché essere idolatrati
è imbarazzante e richiede molteplici
responsabilità, ma in mancanza
d'amore e di calore è un'ottima gratifi
cazione vicaria.
L'adolescente, per uscire dall'idolatria,
deve affrontare una diffi cile battaglia:
quella di non lasciarsi tentare
dalla nostalgia dell'esperienza vissuta.
È un lutto complesso da elaborare in
quanto crea coscienze superinvestite
da un Sé eccezionale. La via d'uscita è
esporsi all'eventualità probabile: fare
da bersaglio alle frecciate dei coetanei,
“sei una femminuccia” o “che maschiaccio
sei”. I coetanei con questo tipo di
adolescenti hanno dei conti apertissimi
da saldare, li scovano facilmente,
si accaniscono nel tentativo di aiutarli
a mettersi in salvo, usando però dei
sistemi piuttosto rudi, soprattutto se
commisurati alla delicatezza d'animo
dell'ex idolo.
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