Annunciazione negli affreschi della Basilica di san Francesco
25 marzo festa dell'Annunciazione. Festa di Maria. Festa della mamma. Nei quattro Vangeli canonici ne parla solo san Luca, ma copiose notizie compaiono nei Vangeli apocrifi dello pseudo Tommaso e dello pseudo Matteo, ai quali attinsero a piene mani pittori e miniatori del tardo Medioevo. Alle pareti della chiesa di San Francesco l'episodio dell'Annunciazione fu riproposto cinque volte in tempi diversi: nelle vetrate tipologiche della chiesa superiore, che furono eseguite da maestranze germaniche nei decenni centrali del XIII secolo, proponendo il confronto tra la profezia biblica e l'annuncio evangelico; nelle storie mariane dipinte da Cimabue nella tribuna centrale della chiesa superiore, in ossequio alla dedicazione a Maria dell'altare maggiore; nel programma iconografico del claristorio nella navata superiore, che fu ideato da Iacopo Torriti al tempo di papa Niccolò IV, all'insegna della concordanza tra vecchio e nuovo Testamento e vita di Francesco; sulla testata del transetto settentrionale della chiesa inferiore, per opera di un collaboratore di Giotto coinvolto sia nella decorazione della cappella di San Nicola intorno all'anno 1300, sia nelle storie dell'infanzia di Cristo eseguite un decennio più tardi alle pareti del transetto settentrionale; alle pareti del nartece accanto all'ingresso nella chiesa inferiore, dove negli anni '40 del Seicento Cesare Sermei dipinse a confronto l'annuncio della nascita di Cristo con l'annuncio della nascita di Francesco. L'episodio dell'Annunciazione fu poi riprodotto in uno stendardo processionale dei tempi di san Bernardino da Siena conservato nel Museo del Tesoro, insieme all'episodio delle stimmate di san Francesco; nel protiro d'ingresso della chiesa inferiore di Francesco da Pietrasanta (1487); nello splendido coro ligneo di Domenico Indivini da Sanseverino (1501). Tante immagini che stanno lì a ricordarci le radici della nostra fede in un Dio che si è fatto uomo e si è incarnato nel seno di una vergine. Tante immagini che ripropongono lo stesso episodio con sensibilità differenti, in tempi differenti, a significare la mai sopita domanda di mistero, di sacro, che ha contraddistinto gli esseri umani prima di essere ridotti a banali consumatori.