interviste

Il filo della solidarietà - Claudio Cutuli

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

di Andrea Cova

Lei privilegia tessuti nobili e semplici ma lavorati a mano. Un ritorno alle radici?
«Utilizziamo delle tinte e delle fibre naturali ritornando in qualche modo a quello che era il nostro medioevo, ai tessuti di san Francesco e della bottega del padre. Anche io provengo da una famiglia di tessutai e tintori che porta avanti l'attività dal 1838, mi sento vicino a Francesco e alle opere francescane, come questa rivista che leggo con molta attenzione e apprezzo notevolmente per il suo spessore culturale e per quello che fa per il bene comune.»

Per la grande serata di solidarietà Con il cuore, del 4 giugno, ha pensato un nuovo “prodotto”. Di cosa si tratta?
«Ho pensato di omaggiare gli ospiti della serata del 4 giugno con un cadeau particolare che, senza presunzione, posso definire un capolavoro che in molti porteranno come ricordo di una bella serata.»
br>Di cosa si tratta precisamente?
«L'idea che mi è nata dal profondo del cuore, mi reputo un “fan” di san Francesco e mi sono detto: perché non creare qualcosa che possa rimanere impresso? Ho pensato di ricreare il rosone della Basilica su delle sciarpe realizzate con un tessuto povero e allo stesso tempo naturale: un micromodal che nasce dalla polpa del legno del faggio e su una garza di cotone organico che rimangono comunque prodotti di qualità. Vorrei precisare che non parliamo di lusso ma solo di buon gusto. Il ricavato andrà in beneficenza per quelli che sono gli obiettivi della serata di quest'anno: il Sud Sudan e il Kenya. Spero che questo sia solo l'inizio di un lungo percorso sulla scia di questa iniziativa.»

Quindi una grande attenzione verso chi ha bisogno.
«Decisamente si. In particolar modo in questo momento di bisogno totale, di impoverimento generale ho voluto dare un po' di colore a questo “grigiore” che ci opprime nel quotidiano con un cielo plumbeo su ognuno di noi. Rendere meno pesante l'atmosfera che stiamo attraversando.»

Principi etici sia per quello che riguarda la naturalità dei tessuti e delle tinte – quindi in linea con l'ambiente –, sia per quello che riguarda la beneficenza.
«Abbiamo bisogno di fare dei passi indietro, perché siamo andati troppo avanti e abbiamo la necessità di ritrovarci, innanzi tutto col Signore che è la via migliore da seguire. Porto con me una convinzione: chi è chiamato a donare deve donare. Il mio monito nel lavoro è una delle citazioni più celebri di Gesù: è più facile che un cammello passi per una cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli. Per questo motivo vivo i talenti che il Signore mi ha dato non donando il superfluo ma donando qualcosa di importante, come fece la vedova al tempio che si privò di ciò che aveva.»

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