Il filo della solidarietà - Claudio Cutuli
di Andrea Cova
Lei privilegia tessuti nobili e
semplici ma lavorati a mano. Un
ritorno alle radici?
«Utilizziamo delle tinte e delle fibre
naturali ritornando in qualche
modo a quello che era il nostro
medioevo, ai tessuti di san Francesco
e della bottega del padre.
Anche io provengo da una famiglia
di tessutai e tintori che porta
avanti l'attività dal 1838, mi sento
vicino a Francesco e alle opere
francescane, come questa rivista
che leggo con molta attenzione e
apprezzo notevolmente per il suo
spessore culturale e per quello che
fa per il bene comune.»
Per la grande serata di solidarietà
Con il cuore, del 4 giugno,
ha pensato un nuovo “prodotto”.
Di cosa si tratta?
«Ho pensato di omaggiare gli
ospiti della serata del 4 giugno
con un cadeau particolare che,
senza presunzione, posso definire
un capolavoro che in molti porteranno
come ricordo di una bella
serata.»
br>Di cosa si tratta precisamente?
«L'idea che mi è nata dal profondo
del cuore, mi reputo un “fan”
di san Francesco e mi sono detto:
perché non creare qualcosa
che possa rimanere impresso? Ho
pensato di ricreare il rosone della
Basilica su delle sciarpe realizzate
con un tessuto povero e allo
stesso tempo naturale: un micromodal
che nasce dalla polpa del
legno del faggio e su una garza
di cotone organico che rimangono
comunque prodotti di qualità.
Vorrei precisare che non parliamo
di lusso ma solo di buon gusto. Il
ricavato andrà in beneficenza per
quelli che sono gli obiettivi della
serata di quest'anno: il Sud Sudan
e il Kenya. Spero che questo sia
solo l'inizio di un lungo percorso
sulla scia di questa iniziativa.»
Quindi una grande attenzione
verso chi ha bisogno.
«Decisamente si. In particolar
modo in questo momento di bisogno
totale, di impoverimento
generale ho voluto dare un po'
di colore a questo “grigiore” che
ci opprime nel quotidiano con un
cielo plumbeo su ognuno di noi.
Rendere meno pesante l'atmosfera
che stiamo attraversando.»
Principi etici sia per quello che
riguarda la naturalità dei tessuti
e delle tinte – quindi in linea con
l'ambiente –, sia per quello che
riguarda la beneficenza.
«Abbiamo bisogno di fare dei passi
indietro, perché siamo andati
troppo avanti e abbiamo la necessità
di ritrovarci, innanzi tutto col
Signore che è la via migliore da
seguire. Porto con me una convinzione:
chi è chiamato a donare
deve donare. Il mio monito nel
lavoro è una delle citazioni più
celebri di Gesù: è più facile che un
cammello passi per una cruna di un
ago, piuttosto che un ricco entri nel
Regno dei Cieli. Per questo motivo
vivo i talenti che il Signore mi ha
dato non donando il superfluo ma
donando qualcosa di importante,
come fece la vedova al tempio che
si privò di ciò che aveva.»
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