Franco Cardini: san Francesco cataro? Un'eresia storica
Oggi l'inserto culturale di "Avvenire" pubblica un articolo di Franco Cardini, professore di storia medioevale a Firenze, che è esemplare per tre aspetti: è la recensione di un libro, genere sempre più negletto dai giornali di oggi, è una stroncatura, esercizio cui pochi si dedicano nel Paese del "non si sa mai", è una piccola lezione di storia. Di che cosa tratta Cardini e con chi se la prende? L'argomento è San Francesco (1181-1226) e le tesi contestate sono quelle del libro di Giuseppe A. Spadaro, "L'albero del bene - San Francesco cataro", appena pubblicato da Arkeios.
"Il catarismo - scrive Cardini - fu il complesso risultato dell'incontro tra movimenti religiosi a carattere evangelico e sette cristiane di origine balcanica (i bogomili), a loro volta eredi di una tradizione che attraverso il paulicianesimo anatomico si riallacciava al manicheismo. I predicatori catari, che verso la metà del XII secolo ebbero successo in un'ampia area tra Provenza, Renania, Lombardia e Toscana, si presentavano come buoni cristiani che proponevano una riforma morale della Chiesa che giungesse a rifondare la pura comunità delle origini. Il catarismo corrispondeva però a una setta iniziatica, fondamentalmente basata su due livelli: al primo, quello dei 'credenti', si insegnava la 'pura dottrina cristiana', soprattutto attraverso il Vangelo di Giovanni; al secondo, quello dei 'perfetti', si riceveva una sorta di rito di iniziazione, il consolamentum (un battesimo spirituale). Gli eretici 'consolati' o 'perfetti' erano obbligati a mostrarsi in pubblico austeramente vestiti di nero, a non assumere cibi carnei o derivanti dall'accoppiamento animale (uova latte, eccetera) e - quando lo ritenevano opportuno si suicidavano lasciandosi morire di fame ('endura'). Data la durezza della dottrina nella sua fase più alta, la maggior parte dei 'credenti' riceveva il consolamentunm solo in punto di morte. La teologia catara... sosteneva che l'universo assiste a una lotta eterna tra Bene e Male, che Dio è sostanza spirituale purissima dal quale emanano il Cristo e gli angeli, che la materia è totale dominio del Male ed è stata creata da un demiurgo corrotto che si può identificare con il satana dei cristiani".
Date queste premesse, perché dunque Francesco d'Assisi, secondo Cardini, non può definirsi cataro e nemmeno simpatizzante della setta ereticale contro cui fu condotta una crociata in Provenza, la regione dove era più forte, tra il 1209 e il 1244? Non basta a stabilire influenza e affinità, che Francesco passasse da quelle parti durante il suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela proprio mentre era in corso la crociata, né che chiamasse il proprio corpo "frate asino". Francesco non poteva essere cataro per diversi motivi che qui riassumiamo: innanzitutto era obbedediente alla chiesa; dal punto di vista filosofico era all'opposto del catarismo, basti leggere il Cantico delle creature, che è una lode al creato e all'universo materiale lungi da ritenerlo un'esopressione di Satana; come può essere considerato cataro un Francesco che in punto di morte chiede di mangiare un dolce mentre come abbiamo visto i 'perfetti' si lasciavo morire di fame?
Resta da rispondere a una domanda: come mai Spadaro ha azzardato la tesi di San Francesco cataro? Cardini taglia corto e dà del dilettante all'autore stroncato: "Non basta conoscere qualche elemento di teologia e filosofia per affrontare un tema come quello proposto da questo libro, l'assunto del quale è improponibile. Si tratta di un lavoro senza fondamento scientifico e senza valore".
da Corriere.it
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