opinioni

La festa del lavoro

Savino Pezzotta
Pubblicato il 30-11--0001

Il termine Festa evoca qualche cosa di gioioso, ma quest'anno molte

Primo Maggio, come ogni anno si celebra la festa del lavoro. Molte le manifestazioni in ogni parte d'Italia e del mondo e alla sera il grande concertone in piazza San Giovanni a Roma. Dopo oltre un secolo, la festa del Primo Maggio si presenta come un'occasione per ribadire la centralità della persona nel lavoro e nella vita della democrazia. Il lavoro è uno strumento che serve alla persona per affermare la sua capacità di espressione, di costruzione, di trasformazioni e di cooperazione per il raggiungimento di obiettivi condivisi. Non sempre è così, molte volte il lavoro è stato usato come una merce, sfruttato a fi ni meramente economici e politici. E ancor oggi esso è sottoposto a forti torsioni che offendono la persona; pensiamo agli infortuni e alle morti sul lavoro, al lavoro sottopagato, al lavoro minorile ma anche all'uso del lavoro forzato o privo di diritti. L'impegno per garantire a tutti un lavoro decente come ha detto il Santo Padre nella “Caritas in Veritate”, resta ancora importante e fondamentale per la costruzione di una società a misura della persona. Il termine Festa evoca qualche cosa di gioioso, di sereno e di lieto ma quest'anno molte sono le preoccupazioni che si addensano nel mondo del lavoro. Quotidianamente apprendiamo notizie non buone che riguardano i territori dove viviamo, le famiglie vicine di casa, i nostri parenti e conoscenti. La crisi economica nata dall'ingordigia speculativa sta ancora mordendo in profondità, molte attività economiche sono entrate in crisi, sparite numerose aziende che costituivano il tessuto economico di moltissimi paesi, province e regioni. La situazione è grave soprattutto sul piano occupazionale. Dalle ultime stime dell'OCSE, per l'Italia la stima a fi ne 2010 è di 1,124 milioni di disoccupati in più rispetto al 2007, di cui 850mila in più rispetto al primo trimestre del 2009. Le categorie più colpite sono i giovani, le donne, le persone oltre i quarantacinque anni e i precari. Va anche tenuto presente l'alto livello di ricorso alla Cassa integrazione Guadagni. Quando parliamo della crisi e della disoccupazione non possiamo attardarci solo sui dati economici, ma si deve cercare di cogliere l'elemento umano, vedere le tragedie umane come quelle del disoccupato che si vergogna, del cassaintegrato che si pone domande sul perché è stato scelto, della ragazza o ragazzo che dopo aver tanto bussato si sfi ducia, o a quei piccoli imprenditori che in questi mesi si sono suicidati. Questa crisi ci ha insegnato che il vero benessere è quello che si costruisce insieme e che s'impasta con la gratuità e la donazione. Nel lavoro assunto come cooperazione e relazione sociale, come bene primario da cui dipende la dignità, la libertà e l'identità delle persone e i percorsi di vita buona. Di questo dovrebbe discutere la politica e non di questioni che sempre appaiono lontano dal cuore e dal sentire delle persone.

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