Le visite dei pontefici
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Il termine Festa evoca qualche cosa di gioioso, ma quest'anno molte
Primo Maggio, come ogni anno si celebra
la festa del lavoro. Molte le manifestazioni
in ogni parte d'Italia e del
mondo e alla sera il grande concertone
in piazza San Giovanni a Roma. Dopo
oltre un secolo, la festa del Primo Maggio
si presenta come un'occasione per
ribadire la centralità della persona nel
lavoro e nella vita della democrazia.
Il lavoro è uno strumento che serve
alla persona per affermare la sua capacità
di espressione, di costruzione, di
trasformazioni e di cooperazione per
il raggiungimento di obiettivi condivisi.
Non sempre è così, molte volte il
lavoro è stato usato come una merce,
sfruttato a fi ni meramente economici e
politici. E ancor oggi esso è sottoposto a
forti torsioni che offendono la persona;
pensiamo agli infortuni e alle morti sul
lavoro, al lavoro sottopagato, al lavoro
minorile ma anche all'uso del lavoro
forzato o privo di diritti.
L'impegno per garantire a tutti un lavoro
decente come ha detto il Santo
Padre nella “Caritas in Veritate”, resta
ancora importante e fondamentale per
la costruzione di una società a misura
della persona.
Il termine Festa evoca qualche cosa di
gioioso, di sereno e di lieto ma quest'anno
molte sono le preoccupazioni
che si addensano nel mondo del lavoro.
Quotidianamente apprendiamo
notizie non buone che riguardano i
territori dove viviamo, le famiglie vicine
di casa, i nostri parenti e conoscenti.
La crisi economica nata dall'ingordigia
speculativa sta ancora mordendo in
profondità, molte attività economiche
sono entrate in crisi, sparite numerose
aziende che costituivano il tessuto economico
di moltissimi paesi, province e
regioni.
La situazione è grave soprattutto sul
piano occupazionale. Dalle ultime stime
dell'OCSE, per l'Italia la stima a
fi ne 2010 è di 1,124 milioni di disoccupati
in più rispetto al 2007, di cui
850mila in più rispetto al primo trimestre
del 2009. Le categorie più colpite
sono i giovani, le donne, le persone
oltre i quarantacinque anni e i precari.
Va anche tenuto presente l'alto livello
di ricorso alla Cassa integrazione Guadagni.
Quando parliamo della crisi e della disoccupazione
non possiamo attardarci
solo sui dati economici, ma si deve
cercare di cogliere l'elemento umano,
vedere le tragedie umane come quelle
del disoccupato che si vergogna, del
cassaintegrato che si pone domande
sul perché è stato scelto, della ragazza
o ragazzo che dopo aver tanto bussato
si sfi ducia, o a quei piccoli imprenditori
che in questi mesi si sono suicidati.
Questa crisi ci ha insegnato che il
vero benessere è quello che si costruisce
insieme e che s'impasta con
la gratuità e la donazione. Nel lavoro
assunto come cooperazione e relazione
sociale, come bene primario da cui
dipende la dignità, la libertà e l'identità
delle persone e i percorsi di vita
buona. Di questo dovrebbe discutere
la politica e non di questioni che
sempre appaiono lontano dal cuore e
dal sentire delle persone.
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