Scritti di San Francesco

Lettera a un ministro

[234] A frate N... ministro. Il Signore ti benedica!
Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti percuotessero, tutto questo devi ritenere come una grazia. E così tu devi volere e non diversamente. E questo tieni per te in conto di vera obbedienza [da parte] del Signore Iddio e mia, perché io so con certezza che questa è vera obbedienza. E ama coloro che ti fanno queste cose. E non aspettarti da loro altro, se non ciò che il Signore ti darà. E in questo amali e non pretendere che siano cristiani migliori.

[235] E questo sia per te più che il romitorio.
E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attirarlo al Signore; e abbi sempre misericordia di tali fratelli.

[236] E notifica ai guardiani, quando potrai, che da parte tua sei deciso a fare così.

[237] Riguardo poi a tutti i capitoli, che si trovano nella Regola, che parlano dei peccati mortali, nel capitolo di Pentecoste, con l’aiuto del Signore e il consiglio dei frati, ne faremo un solo capitolo di questo tenore:
Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano. E tutti i frati, che fossero a conoscenza del suo peccato, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma abbiano grande misericordia verso di lui e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati. E similmente per obbedienza siano tenuti a mandarlo con un compagno dal suo custode. Lo stesso custode poi provveda misericordiosamente a lui, come vorrebbe si provvedesse a lui medesimo, se si trovasse in un caso simile.

[238] E se fosse caduto in qualche peccato veniale, si confessi a un suo fratello sacerdote. E se lì non ci fosse un sacerdote, si confessi a un suo fratello, fino a che avrà a disposizione un sacerdote che lo assolva canonicamente, come è stato detto. E questi non abbiano potere di imporre altra penitenza all’infuori di questa: «Va’ e non voler peccare più!».

[239] Questo scritto, affinché sia meglio osservato, tienilo con te fino a[l capitolo di] Pentecoste; là sarai presente con i tuoi frati. E queste e tutte le altre cose, che non figurano nella Regola, con l’aiuto del Signore Iddio sarà vostra cura di adempierle.