Lettera a tutto lo Ordine
[214] Nel nome della somma Trinità e della santa Unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!
[215] A tutti i frati, ai quali debbo riverenza e grande amore, a frate H., ministro generale della Religione dei frati minori, suo signore, e agli altri ministri generali che succederanno a lui, e a tutti i ministri e custodi e sacerdoti della stessa fraternità, umili in Cristo, e a tutti i frati semplici e obbedienti, primi e ultimi, frate Francesco, uomo di poco conto e fragile, vostro piccolo servo, augura salute in Colui che ci ha redenti e ci ha lavati nel suo preziosissimo sangue. Ascoltando il nome di lui, adoratelo con timore e riverenza proni a terra: Signore Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo è il suo nome, che è benedetto nei secoli.
[216] Ascoltate, figli del Signore e fratelli miei, e prestate orecchio alle mie parole. Inclinate l’orecchio del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. Osservate con tutto il vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli. Lodatelo perché è buono ed esaltatelo nelle opere vostre, poiché per questo vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno onnipotente eccetto lui. Perseverate nella disciplina e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. Il Signore Iddio si offre a noi come a figli.
Della riverenza verso il corpo del Signore
[217] Pertanto, scongiuro tutti voi, fratelli, baciandovi i piedi e con quella carità di cui sono capace, che prestiate tutta la riverenza e tutto l’onore che vi sarà possibile al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, nel quale le cose che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente.
Della santa messa
[218] Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell’Altissimo, che ogniqualvolta vorranno celebrare la messa, puri e con purezza compiano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda, non per motivi terreni, né per timore o amore di alcun uomo, come se dovessero piacere agli uomini. Ma ogni volontà, per quanto l’aiuta la grazia divina, si diriga a Dio, desiderando di piacere soltanto allo stesso sommo Signore, perché nella messa egli solo opera come a lui piace. E poiché è lui stesso che dice: «Fate questo in memoria di me», se qualcuno farà diversamente, diventa un Giuda traditore e si fa reo del corpo e del sangue del Signore.
[219] Ricordatevi, fratelli miei sacerdoti, ciò che è scritto riguardo alla legge di Mosè: colui che la trasgrediva, anche solo nelle prescrizioni materiali, per sentenza del Signore era messo a morte senza nessuna misericordia. Quanto maggiori e più gravi pene merita di patire colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e contaminato il sangue dell’alleanza, nel quale egli fu santificato, e avrà recato oltraggio allo Spirito della grazia. L’uomo infatti disprezza, contamina e calpesta l’Agnello di Dio quando, come dice l’Apostolo, non distinguendo nel suo giudizio né discernendo il santo pane di Cristo dagli altri cibi o azioni, lo mangia da indegno, ovvero, pur essendone degno, lo mangia con leggerezza e senza disposizioni, sebbene il Signore dica per bocca del profeta: «Maledetto l’uomo che compie con frode l’opera di Dio». E quei sacerdoti che non vogliono prendere a cuore con sincerità queste cose, li condanna dicendo: «Maledirò le vostre benedizioni».
[220] Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo; se il Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca e offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo!
Guardate la vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo. E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l’affidarvi questo ministero, così anche voi più di tutti amatelo, riveritelo e onoratelo. È una grande miseria e una miseranda debolezza, che avendo lui così presente, voi vi prendiate cura di qualche altra cosa in tutto il mondo.
[221] Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo.
O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre.
Dell'unica messa della fraternitÃ
[222] Per questo motivo ammonisco ed esorto nel Signore, che nei luoghi in cui i frati dimorano, si celebri una sola messa al giorno, secondo la forma della santa Chiesa.
[223] Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, l’uno, per amore di carità, si accontenti dell’ascolto della celebrazione dell’altro sacerdote, poiché il Signore Gesù Cristo riempie presenti e assenti che sono degni di lui. Egli infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen.
Della venerazione per la Sacra Scrittura
[224] E siccome chi è da Dio ascolta le parole di Dio, per questa ragione noi, che in modo tutto speciale siamo deputati ai divini uffici, non solo dobbiamo ascoltare e fare quello che Dio dice, ma inoltre, per radicare in noi l’altezza del nostro Creatore e in lui la nostra sottomissione, dobbiamo custodire i vasi sacri e gli altri strumenti liturgici, che contengono le sue sante parole.
[225] Perciò ammonisco tutti i miei frati e li incoraggio in Cristo perché, dovunque troveranno le divine parole scritte, come possono, le venerino e per quanto spetta a loro, se non sono ben riposte o giacciono indecorosamente disperse in qualche luogo, le raccolgano e le ripongano, onorando nelle sue parole il Signore che le ha pronunciate. Molte cose infatti sono santificate mediante le parole di Dio, e in virtù delle parole di Cristo si compie il sacramento dell’altare.
Confessione del santo
[226] E ora confesso al Signore Dio Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, alla beata Maria sempre vergine e a tutti i santi in cielo e in terra, a frate H. [Elia], ministro della nostra Religione, come a mio venerabile signore, e ai sacerdoti del nostro Ordine e a tutti gli altri miei frati benedetti, tutti i miei peccati. Ho peccato molto per mia grave colpa, specialmente per- ché non ho osservato la Regola, che ho promesso al Signore, e non ho detto l’ufficio come prescrive la Regola, sia per negligenza sia a causa della mia infermità, sia perché sono ignorante e illetterato.
Della regola e dell'ufficio
[227] Perciò prego in tutti i modi frate H. [Elia], ministro generale, mio signore, che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, e che i chierici dicano l’ufficio con devozione davanti a Dio, non preoccupandosi della melodia della voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente, la mente poi concordi con Dio, affinché possano piacere a Dio mediante la purezza del cuore, piuttosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza della voce.
[228] Io poi prometto fermamente di custodire queste cose, come Dio mi darà la grazia; e queste stesse cose insegnerò ai frati, che sono con me, perché le osservino riguardo all’ufficio e alle altre disposizioni della Regola.
[229] Quei frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né miei frati; inoltre, non li voglio vedere né parlare con loro, finché non abbiano fatto penitenza.
[230] Lo stesso dico anche di tutti gli altri che vanno vagando, incuranti della disciplina della Regola; poiché il Signore nostro Gesù Cristo diede la sua vita per non venir meno all’obbedienza del Padre santissimo.
[231] Io, frate Francesco, uomo inutile e indegna creatura del Signore Iddio, dico in nome del Signore Gesù Cristo a frate H. [Elia], ministro di tutta la nostra Religione, e a tutti i ministri generali che verranno dopo di lui, e agli altri custodi e guardiani dei frati, che sono e saranno, che tengano presso di sé questo scritto, lo mettano in pratica e lo conservino scrupolosamente. E supplico gli stessi di custodire con sollecitudine e di fare osservare con grande diligenza le cose che vi sono scritte, secondo il beneplacito di Dio onnipotente, ora e sempre, finché durerà questo mondo.
[232] E voi che farete queste cose siate benedetti dal Signore, e il Signore sia con voi in eterno. Amen.
Preghiera conclusiva
[233] Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.