Lettera ai fedeli
[179] Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Amen.
A tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace vera dal cielo e sincera carità nel Signore.
[180] Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. E perciò, considerando nella mia mente che non posso visitare personalmente i singoli, a causa dell’infermità e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita.
Il Verbo del Padre
[181] L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.
[182] Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà.
[183] E, prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli e, prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». E prendendo il calice disse: «Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati». Poi pregò il Padre dicendo: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice». E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra. Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: «Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu».
[184] E la volontà del Padre suo fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e con il nostro corpo casto.
[185] Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero.
Del non osservare o osservare i comandamenti di Dio
[186] Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore e amano le tenebre più della luce, rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; di essi dice il profeta: «Maledetti coloro che deviano dai tuoi comandamenti». Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come il Signore stesso dice nel Vangelo: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta la mente, e il prossimo tuo come te stesso».
Dell'amore di Dio e del suo culto
[187] Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra tutte le cose, disse: «I veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità». Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito della verità.
[188] Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: «Padre nostro, che sei nei cieli», poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci.
Della vita sacramentale e dell'amore del prossimo
[189] Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio. Lo mangi, tuttavia, e lo beva degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore, cioè non distinguendolo [dagli altri cibi].
[190] Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza. E amiamo i prossimi come noi stessi. E se qualcuno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.
Del giudicare con misericordia
[191] Coloro poi che hanno ricevuto la potestà di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia.
[192] Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l’elemosina lava l’anima dalle brutture dei peccati. Gli uomini, infatti, perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con sé la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, delle quali avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.
Del digiuno e della riverenza verso i chierici
[193] Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati e da ogni eccesso di cibi e di bevanda, ed essere cattolici. Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare riverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e l’amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che essi sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri.
[194] E tutti dobbiamo sapere fermamente, che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. Ed essi soli debbono esserne ministri e non altri.
Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare di più e cose più grandi, senza però tralasciare queste.
Dell'amore ai precetti e consigli del Signore
[195] Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i loro vizi e peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore.
[196] Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano. Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. Dobbiamo anche rinnegare noi stessi e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.
Dell'umiltà nel comandare
[197] E nessun uomo si ritenga obbligato dall’obbedienza a obbedire a qualcuno là dove si commette delitto o peccato. E colui al quale è demandata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore e servo degli altri fratelli, e nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli usi e abbia quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di lui, qualora si trovasse in un caso simile.
[198] E per il peccato del fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.
Del fuggire la sapienza carnale
[199] Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. E teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi tutti, per colpa nostra, siamo miseri e putridi, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del Profeta: «Io sono un verme e non un uomo, obbrobrio degli uomini e scherno del popolo».
Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio.
Del servo fedele che diviene dimora di Dio
[200 ] E tutti quelli e quelle, che continueranno a fare tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli porrà in loro la sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è nel cielo. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.
[201] Oh, come è glorioso e santo e grande avere nei cieli un Padre!
Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi, dicendo: «Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me. E le parole che tu desti a me, io le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro e non per il mondo. Benedicili e santificali. E per loro io santifico me stesso, affinché siano santificati nell’unità come lo siamo anche noi. E voglio, o Padre, che dove sono io, anch’essi siano con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno».
[202] A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che è nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda lode, gloria, onore e benedizione, poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza, lui che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile, glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.
Di coloro che non fanno penitenza
[203] Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e praticano vizi e peccati, e camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, e con il proprio corpo servono il mondo attraverso gli istinti della carne, le cure e le preoccupazioni del secolo presente e le cure di questa vita, ingannati dal diavolo, di cui sono figli e ne compiono le opere, costoro sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
Questi non possiedono la sapienza spirituale, poiché non hanno in sé il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre. Di essi è detto: «La loro sapienza è stata divorata». Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.
[204] Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono e procedono dal cuore degli uomini, come dice il Signore nel Vangelo. E così non possedete nulla né in questo mondo né nell’altro. Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora che non pensate, non conoscete e ignorate.
Il moribondo impenitente
[205] Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: «Disponi delle tue cose». Ecco, sua moglie e i suoi figli e i parenti e gli amici fingono di piangere. Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra sé, dice: «Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani». In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e consegna la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. Perciò dice il Signore per bocca del profeta: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo».
E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: «Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi peccati?». Risponde: «Sì». «Vuoi, per tutte le colpe commesse e per quelle cose nelle quali hai defraudato e ingannato gli uomini, dare soddisfazione così come puoi, attingendo alla tua sostanza?». Risponde: «No». E il sacerdote: «Perché no?». «Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici». E incomincia a perdere la parola e così quel misero muore.
Ma sappiano tutti che, ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza dare soddisfazione, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con un’angoscia e sofferenza così grande, che nessuno può conoscerla se non colui che la subisce. E tutti i talenti e l’autorità e la scienza che credeva di possedere, gli sono portati via. Ed egli lascia il patrimonio ai parenti e agli amici, ed essi lo prendono e se lo dividono e poi dicono: «Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e procurarci di più di quanto non abbia procurato!». Il corpo lo mangiano i vermi; e così quell’uomo perde il corpo e l’anima in questa breve vita e va all’inferno, dove sarà tormentato senza fine.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
[206] Io frate Francesco, il minore dei vostri servi, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio, e con il desiderio di baciare i vostri piedi, che queste e le altre parole del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e mettere in opera e osservare. E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le tengano presso di sé, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita. E coloro che non faranno queste cose, saranno tenuti a renderne ragione nel giorno del giudizio, davanti al tribunale di Cristo. E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno, le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno sino alla fine, li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.