Questa e` la prima Regola che fece il beato Francesco, e che papa Innocenzo III gli confermo` senza bolla
Prologo
[2] Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo!
Questa è la vita, che frate Francesco chiese che dal signor papa gli fosse concessa e confermata; ed egli la concesse e la confermo` per lui e per i suoi frati presenti e futuri.
[3] Frate Francesco, e chiunque sarà a capo di questa Religione, prometta obbedienza e riverenza al signor papa Innocenzo e ai suoi successori.
E gli altri frati siano tenuti ad obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.
Che i frati devono vivere in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità
[4] La regola e la vita di questi fratelli e` la seguente, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù Cristo, il quale dice: «Se vuoi essere perfetto, va’ e vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni e segui- mi»; e «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso e prenda la sua croce e mi segua». Similmente: «Se qualcuno vuole venire a me e non odia il padre e la madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle e perfino la sua stessa vita, non può essere mio discepolo». E: «Chiunque avrà lasciato il padre o la madre, i fratelli o le sorelle, la moglie o i figli, le case o i campi per me, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna».
Dell'accettazione e delle vesti dei frati
[5] Se qualcuno, per divina ispirazione, volendo intraprendere questa vita, verrà dai nostri frati, sia da essi accolto benevolmente. E se sarà fermamente deciso di accettare la nostra vita, i frati si guardino bene dall’intromettersi nei suoi affari temporali, ma, quanto prima possono, lo presentino al loro ministro.
Il ministro poi lo accolga con bontà e lo conforti e gli esponga diligentemente il tenore della nostra vita. Dopo di che, il predetto, se vuole e può farlo secondo lo Spirito senza impedimento, venda tutte le cose sue e procuri di distribuirle tutte ai poveri.
[6] Si guardino i frati e il ministro dei frati dall’intromettersi in
alcun modo nei suoi affari, e non accettino denaro ne ́ diretta
mente né per interposta persona. Se tuttavia sono nel bisogno,
i frati a causa della necessita` possono ricevere come gli altri po
veri le altre cose necessarie al corpo, eccetto il denaro.
[7] E quando sarà ritornato, il ministro gli conceda i panni della prova, per un anno, e cioè due tonache senza cappuccio e il cingolo e le brache e il capperone fino al cingolo. Finito poi l’anno e il periodo della prova, sia ricevuto all’obbedienza. Dopo di che non gli sarà lecito passare ad altra Religione, né «andar vagando fuori dell’obbedienza», secondo la prescrizione del signor papa e secondo il Vangelo, poiché nessuno che mette mano all’aratro e guarda indietro e` adatto al regno di Dio.
Se però venisse qualcuno che non può dar via le cose sue senza impedimento, pur avendone la volontà secondo lo Spirito, le abbandoni, e questo per lui è sufficiente.
Nessuno sia ricevuto contro la forma e le prescrizioni della santa Chiesa.
[8] Gli altri frati poi che hanno promesso obbedienza, abbiano una sola tonaca con il cappuccio e un’altra senza cappuccio, se sara` necessario, e il cingolo e le brache.
E tutti i frati indossino vesti di poco prezzo e possano rappezzarle di sacco e di altre pezze con la benedizione di Dio, poiché dice il Signore nel Vangelo: «Quelli che indossano abiti preziosi e vivono tra le delizie e quelli che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re». E anche se sono tacciati da ipocriti, tuttavia non cessino di fare il bene; né cerchino vesti preziose in questo mondo, perché possano avere una veste nel regno dei cieli.
Del divino ufficio e del digiuno
[10] Perciò tutti i frati, sia chierici sia laici, recitino il divino ufficio, le lodi e le orazioni così come sono tenuti a fare. I chierici facciano l’ufficio e lo dicano per i vivi e per i morti, secondo la consuetudine dei chierici. Per i difetti e le negligenze dei frati dicano, ogni giorno, il Miserere mei, Deus con il Pater noster.
Per i frati defunti dicano il De profundis con il Pater noster.
E possano avere soltanto i libri necessari per adempiere al loro ufficio. Anche ai laici, che sanno leggere il salterio, sia lecito averlo; agli altri, invece, che non sanno leggere, non sia lecito avere alcun libro.
[11] I laici dicano il Credo in Deum e ventiquattro Pater noster con il Gloria Patri per il mattutino, cinque per le lodi, per
l’ora di prima il Credo in Deum e sette Pater noster, con il
Gloria Patri; per ciascuna delle ore di terza, sesta e nona, sette
Pater noster; per il vespro dodici, per compieta il Credo in
Deum e sette Pater noster con il Gloria Patri; per i defunti
sette Pater noster con il Requiem aeternam; e per le mancanze
e le negligenze dei frati tre Pater noster ogni giorno.
[12] E similmente, tutti i frati digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino al Natale e dall’Epifania, quando il Signore nostro Gesù Cristo incomincio` a digiunare, fino alla Pasqua. Negli altri tempi, poi, non siano tenuti a digiunare a norma di questa vita, eccetto il venerdì. E secondo il Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che vengono loro messi dinanzi.
[9] Dice il Signore: «Questa specie di demoni non se ne può andare se non con il digiuno e con la preghiera».
E ancora: «Quando digiunate, non assumete un’aria malinconica come gli ipocriti».
Dei ministri e degli altri frati e dei loro rapporti
[13] Nel nome del Signore! Tutti i frati, che sono costituiti ministri e servi degli altri frati, nelle province e nei luoghi in cui saranno, assegnino il luogo ai loro frati, e spesso li visitino e li esortino e li confortino secondo lo Spirito. E tutti gli altri miei frati benedetti diligentemente obbediscano loro in quelle cose che riguardano la salute dell’anima e non sono contrarie alla nostra vita. E nei rapporti vicendevoli facciano come dice il Signore: «Tutto quanto desiderate che gli uomini facciano a voi, fatelo voi pure a loro»; e ancora: «Ciò che tu non vuoi sia fatto a te, non farlo a un altro».
[14] E si ricordino i ministri e servi che il Signore dice: «Non
sono venuto per essere servito, ma per servire», e che a loro è
stata affidata la cura delle anime dei frati, e se qualcuno di essi
si perdesse per loro colpa e cattivo esempio, nel giorno del giudizio dovranno rendere ragione davanti al Signore Gesù Cristo.
Della correzione dei frati nelle loro mancanze
[15] Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle mani del Dio vivente. Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.
[16] Tuttavia, tutti i frati che sono sottoposti ai ministri e servi, considerino con ponderazione e diligenza le azioni dei loro
ministri e servi. E se vedranno che qualcuno di essi cammina
secondo la carne e non secondo lo Spirito, rispetto alla rettitudine della nostra vita, dopo la terza ammonizione, se non si
sara` emendato, nel capitolo di Pentecoste lo notifichino al ministro e servo di tutta la fraternità, senza che alcuna opposizione lo impedisca.
[17] Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la carne e non secondo lo Spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, lo istruiscano e lo correggano con umiltà e diligenza. E se quel tale, dopo la terza ammonizione, non avrà voluto emendarsi, al più presto possibile lo mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, e il ministro e servo faccia di lui come gli sembrerà essere più conveniente secondo Dio
[18] E si guardino tutti i frati, sia i ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il peccato o il cattivo esempio di un altro, perché il diavolo per la trasgressione di uno solo vuole corrompere molti, ma spiritualmente, come meglio possono, aiutino colui che ha peccato, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati.
[19] Similmente, tutti i frati non abbiano in questo alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro. Come dice infatti il Signore nel Vangelo: «I principi delle nazioni le signoreggiano, e quelli che sono maggiori esercitano il potere su di esse; non così sara` tra i frati; e chiunque tra loro vorrà diventare maggiore, sia il loro ministro e servo; e chi tra di essi e` maggiore, si faccia come il minore»
[20] E nessun frate faccia del male o dica del male a un altro; ma piuttosto, per la carità che viene dallo Spirito, di buon volere si servano e si obbediscano vicendevolmente.
E questa è la vera e santa obbedienza del Signore nostro Gesù Cristo.
[21] E tutti i frati, ogni volta che si saranno allontanati dai comandamenti del Signore e andranno vagando fuori dell’obbedienza, come dice il profeta, sappiano che essi sono maledetti fuori dell’obbedienza, fino a quando rimarranno consapevolmente in tale peccato.
E quando perseverano nei comandamenti del Signore, che hanno promesso attraverso il santo Vangelo e la loro forma di vita, sappiano che sono nella vera obbedienza, e siano benedetti dal Signore.
Del ricorso dei frati al loro ministri e che nessun frate sia chiamato priore
[22] I frati, in qualunque luogo si trovano, se non possono
osservare la nostra vita, quanto prima possono, ricorrano al
loro ministro e glielo facciano sapere. Il ministro poi procuri
di provvedere ad essi, così come egli stesso vorrebbe si facesse
per lui, se si trovasse in un caso simile.
[23] E nessuno sia chiamato priore, ma tutti allo stesso modo
siano chiamati frati minori. 4 E l’uno lavi i piedi dell’altro.
Del modo di servire e di lavorare
[24] Tutti i frati, in qualunque luogo si trovino presso altri per servire o per lavorare, non facciano ne´ gli amministratori, né i cancellieri, né presiedano nelle case in cui prestano servizio; né accettino alcun ufficio che generi scandalo o che porti danno alla loro anima; ma siano minori e sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa.
E i frati che sanno lavorare, lavorino ed esercitino quella stessa arte lavorativa che già conoscono, se non sara` contraria alla salute dell’anima e potrà essere esercitata onestamente.
Infatti dice il Profeta: «Poiché mangerai del lavoro delle tue mani, sei felice e ti andrà bene»; e l’Apostolo: «Chi non vuol lavorare, non mangi»; e: «Ciascuno rimanga in quell’arte e in quella professione nella quale fu chiamato».
E in cambio del lavoro possano ricevere tutte le cose necessarie, eccetto il denaro.
E quando sara` necessario, vadano per l’elemosina come gli altri poveri.
[25] E sia loro lecito avere gli arnesi e gli strumenti necessari ai loro mestieri.
Tutti i frati cerchino di affaticarsi nelle opere buone; poiché sta scritto: Fa’ sempre qualche cosa di buono, affinché il diavolo ti trovi occupato, e ancora: L’ozio è il nemico dell’anima. Perciò i servi di Dio devono sempre insistere nella preghiera o in qualche opera buona.
[26] Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
E chiunque verrà da loro, amico o avversario, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà . E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi con occhio spirituale e con amore e onorarsi a vicenda senza mormorazione.
[27] E si guardino i frati dal mostrarsi tristi all’esterno e rannuvolati
come gli ipocriti, ma si mostrino gioiosi nel Signore e
lieti e cortesi come si conviene.
Che i frati non ricevano denaro
[28] Il Signore comanda nel Vangelo: «Fate attenzione, guardatevi da ogni malizia e avarizia»; e: «Guardatevi dalla sollecitudine di questo mondo e dalle preoccupazioni di questa vita». Perciò nessun frate, ovunque sia e dovunque vada, in nessun modo prenda o riceva o faccia ricevere pecunia o denaro, né con il pretesto di vestiti o di libri, né per compenso di alcun lavoro, insomma per nessuna ragione, se non per una manifesta necessità dei frati infermi; poiché non dobbiamo riporre né attribuire alla pecunia e al denaro maggiore utilità che ai sassi.
E il diavolo vuole accecare quelli che li desiderano e li stimano più dei sassi. Badiamo, dunque, noi che abbiamo lasciato tutto, di non perdere, per sì poca cosa, il regno dei cieli.
E se dovessimo trovare in qualche luogo del denaro, non curiamocene, come della polvere che calpestiamo con i piedi, poiché è vanità delle vanità e tutto è vanità .
E se per caso, Dio non voglia, capitasse che un frate raccogliesse o avesse della pecunia o del denaro, eccettuata soltanto la predetta necessità degli infermi, tutti noi frati riteniamolo un falso frate e un ladro e un brigante, e un ricettatore di borse, a meno che non se ne penta sinceramente.
E in nessun modo i frati accettino né permettano di accettare, né cerchino, né facciano cercare pecunia per elemosina, né denari per qualche casa o luogo, né si accompagnino con persona che va in cerca di pecunia o di denaro per tali luoghi. Altri servizi invece, che non sono contrari alla nostra forma di vita, i frati li possono fare a favore di quei luoghi con la benedizione di Dio.
Tuttavia i frati, per una evidente necessità dei lebbrosi, possono chiedere per loro l’elemosina. Si guardino però molto dalla pecunia. Similmente, tutti i frati si guardino di non andare in giro per il mondo a scopo di turpe guadagno.
Del chiedere l'elemosina
[29] Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che di tutto il mondo, come dice l’Apostolo, noi non dobbiamo avere nient’altro, se non il cibo e l’occorrente per vestirci, e di questo ci dobbiamo accontentare.
[30] E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco
conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e
tra i mendicanti lungo la strada.
[31] E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina.
E non si vergognino, ma si ricordino piuttosto che il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò.
E fu povero e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli.
E quando gli uomini li facessero arrossire e non volessero dare loro l’elemosina, ne ringrazino Iddio, poiché per tali umiliazioni riceveranno grande onore presso il tribunale del Signore nostro Gesù Cristo.
E sappiano che l’umiliazione e` imputata non a coloro che la ricevono, ma a quelli che la fanno.
E l’elemosina è l’eredità e la giustizia che è dovuta ai poveri; l’ha acquistata per noi il Signore nostro Gesù Cristo.
E i frati che si affaticano per procurarla avranno una grande ricompensa e la fanno guadagnare e acquistare a quelli che fanno elemosina: poiché tutte le cose che gli uomini lasceranno nel mondo, periranno, ma della carità e delle elemosine che hanno fatto, riceveranno il premio dal Signore.
[32] E con fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità , perché l’altro gli trovi le cose che gli sono necessarie e gliele dia. E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio gli darà grazia. E colui che mangia, non disprezzi chi non mangia, e chi non mangia, non giudichi colui che mangia.
[33] E ogniqualvolta sopravvenga la necessità, sia consentito a tutti i frati, ovunque si trovino, di servirsi di tutti i cibi che gli uomini possono mangiare, così come il Signore dice di Davide, il quale mangiò i pani dell’offerta che non era permesso mangiare se non ai sacerdoti. E si ricordino che il Signore dice: «State bene attenti, che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula e nell’ubriachezza e nelle preoccupazioni di questa vita e che quel giorno non piombi su di voi all’improvviso, poiché cadrà come un laccio su tutti coloro che abitano sulla faccia della terra». Similmente, ancora, in tempo di manifesta necessità tutti i frati per le cose loro necessarie provvedano così come il Signore darà loro la grazia, poiché la necessità non ha legge.
Dei frati infermi
[34] Se qualcuno dei frati cadrà ammalato, ovunque si trovi, gli altri frati non lo lascino senza avere prima incaricato un frate, o più di uno se sarà necessario, che lo servano come vorrebbero essere serviti essi stessi; però, in caso di estrema necessità , lo possono affidare a qualche persona che debba provvedere adeguatamente alla sua infermità
[35] E prego il frate infermo di rendere grazie di tutto al Creatore; e quale lo vuole il Signore, tale desideri di essere, sia sano che malato, poiché tutti coloro che Dio ha preordinato alla vita eterna, li educa con i richiami stimolanti dei flagelli e delle infermità e con lo spirito di compunzione, così come dice il Signore: «Io quelli che amo, li rimprovero e li castigo».
Se invece si turberà e si adirerà contro Dio o contro i frati, ovvero chiederà con insistenza medicine, desiderando troppo di liberare la carne che presto dovrà morire, e che è nemica dell’anima, questo gli viene dal maligno ed egli è uomo carnale, e non sembra essere un frate, poiché ama più il corpo che l’anima.
Che i frati non facciano ingiuria né detrazione, ma si amino scambievolmente
[36] E tutti i frati si guardino dal calunniare qualcuno, ed evitino le dispute di parole, anzi cerchino di conservare il silenzio, ogniqualvolta Dio darà loro questa grazia. E non litighino tra loro, né con gli altri, ma procurino di rispondere con umiltà , dicendo: Sono servo inutile.
[37] E non si adirino, perché chiunque si adira con il suo fratello, sarà condannato al giudizio; chi avrà detto al proprio fratello «raca», sarà condannato nel sinedrio; chi gli avrà detto «pazzo», sarà condannato al fuoco della Geenna. E si amino scambievolmente, come dice il Signore: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi». E mostrino con le opere l’amore che hanno fra di loro, come dice l’apostolo: «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con le opere e in verità». E non oltraggino nessuno; non mormorino, non detraggano agli altri, poiché è scritto: «i sussurroni e i detrattori sono in odio a Dio». E siano modesti, mostrando ogni mansuetudine verso tutti gli uomini. Non giudichino, non condannino; e come dice il Signore, non guardino ai più piccoli peccati degli altri, ma pensino piuttosto ai propri nell’amarezza della loro anima.
E si sforzino di entrare per la porta stretta, poiché dice il Signore: «Angusta è la porta e stretta la via che conduce alla vita; e sono pochi quelli che la trovano».
Degli sguardi cattivi e della frequentazione delle donne
[38] Tutti i frati, dovunque sono o dovunque vanno, evitino gli sguardi cattivi e la frequentazione delle donne. E nessuno si trattenga in colloqui né cammini solo per la strada né mangi alla mensa in unico piatto con loro.
I sacerdoti parlino con loro onestamente quando danno la penitenza o qualche consiglio spirituale.
E nessuna donna in maniera assoluta sia ricevuta all’obbedienza da alcun frate, ma una volta datole il consiglio spirituale, essa faccia vita di penitenza dove vorrà. E tutti dobbiamo custodire con molta cura noi stessi e dobbiamo mantenere incontaminate tutte le nostre membra, poiché dice il Signore: «Chiunque avrà guardato una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei, nel suo cuore». E l’Apostolo: «Non sapete che le vostre membra sono tempio dello Spirito Santo?; perciò , se uno violerà il tempio di Dio, Dio distruggerà lui».
Dell'evitare la fornicazione
[39] Se qualche frate, per istigazione del diavolo, cadesse in fornicazione, deponga del tutto l’abito, che ha già perduto per il suo turpe peccato, e sia espulso totalmente dalla nostra Religione. E dopo faccia penitenza dei suoi peccati.
Come i frati devono andare per il mondo
[40] Quando i frati vanno per il mondo, non portino niente per via, né sacco, né bisaccia, né pane, né pecunia, né bastone. E in qualunque casa entreranno dicano prima: Pace a questa casa. E dimorando in quella stessa casa mangino e bevano quello che ci sara` presso di loro. Non resistano al malvagio; ma se uno li percuote su una guancia, gli offrano anche l’altra. E se uno toglie loro il mantello, non gli impediscano di prendere anche la tunica. Diano a chiunque chiede a loro; e a chi toglie le loro cose, non le richiedano.
Che in frati non posseggano bestie, né vadano a cavallo
[41] Ordino a tutti i miei frati, sia chierici che laici, che vanno per il mondo o dimorano nei luoghi, di non tenere assolutamente né presso di sé , né presso altri, né in nessun altro modo, alcuna bestia. E non sia loro lecito andare a cavallo, se non vi siano costretti da infermità o da grande necessità.
Di coloro che vanno tra i saraceni e gli altri infedeli
[42] Dice il Signore: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe».
Perciò tutti quei frati che per divina ispirazione vorranno andare tra i saraceni e altri infedeli, vadano con il permesso del loro ministro e servo. Il ministro poi dia loro il permesso e non li ostacoli, se vedrà che sono idonei ad essere mandati; infatti sarà tenuto a rendere ragione al Signore, se in questo o in altre cose avrà proceduto senza discrezione.
[43] I frati poi che vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani.
L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio redentore e salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio.
[44] Queste e altre cose, che piaceranno al Signore, possono dire ad essi e ad altri; poiché dice il Signore nel Vangelo: «Chi mi confesserà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli»; e «Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi»
[45] E tutti i frati, dovunque sono, si ricordino che hanno donato se stessi e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. E per il suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: «Colui che perderà l’anima sua per me, la salverà per la vita eterna». «Beati quelli che soffrono persecuzione a causa della giustizia, perché di essi e` il regno dei cieli. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». E: «Se poi vi perseguitano in una città, fuggite in un’altra. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e vi malediranno e vi perseguiteranno e vi bandiranno e vi insulteranno e il vostro nome sarà proscritto come infame e quando falsamente diranno di voi ogni male per causa mia; rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. E io dico a voi, miei amici: non lasciatevi spaventare da loro e non temete coloro che uccidono il corpo e dopo di ciò non possono far niente di più. Guardate di non turbarvi. Con la vostra pazienza infatti salverete le vostre anime. E chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo».
Dei predicatori
[46] Nessun frate predichi contro la forma e le disposizioni della santa Chiesa e senza aver ricevuto il permesso dal suo ministro. E il ministro si guardi dal concederlo senza discrezione ad alcuno. Tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere. E nessun ministro o predicatore consideri sua proprietà il ministero dei frati o l’ufficio della predicazione, ma in qualunque ora gli fosse ordinato, lasci, senza alcuna contestazione, il suo incarico.
[47] Per cui scongiuro, nella carità che e` Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell’orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, ne´ godere tra sé , né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere, anzi di nessun bene che Dio fa o dice e opera talvolta in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: «Non rallegratevi però in questo, che i demoni si sottomettono a voi».
[48] E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. E dobbiamo anzi godere quando siamo esposti a diverse prove, e quando sosteniamo qualsiasi angustia o tribolazione dell’anima o del corpo in questo mondo in vista della vita eterna. Quindi tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria, e difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne. Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini.
E' di questi che il Signore dice: «In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa».
Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abietta e obbrobriosa, e ricerca l’umiltà e la pazienza, la pura semplicità e la vera pace dello spirito, e sempre desidera sopra ogni cosa il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
[49] E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie a lui, dal quale procede ogni bene. E lo stesso altissimo e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi ed egli stesso riceva tutti gli onori e la riverenza, tutte le lodi e le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed egli solo è buono.
E quando vediamo o sentiamo maledire o fare del male o bestemmiare Dio, noi benediciamo e facciamo del bene e lodiamo Dio, che è benedetto nei secoli.
Come i ministri devono radunarsi insieme
[50] Ogni anno ciascun ministro possa riunirsi con i suoi frati, ovunque piaccia a loro, nella festa di san Michele arcangelo, per trattare delle cose che riguardano Dio. Ma tutti i ministri, che sono nelle regioni d’oltremare e d’oltralpe, vengano una volta ogni tre anni, e gli altri ministri una volta all’anno, al capitolo di Pentecoste presso la chiesa di Santa Maria della Porziuncola, a meno che dal ministro e servo di tutta la fraternità non sia stato ordinato diversamente.
Che i frati vivano cattolicamente
[51] Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. Se qualcuno poi a parole o a fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non si sarà emendato, sia espulso totalmente dalla nostra fraternità.
[52] E riteniamo tutti i chierici e tutti i religiosi per signori in quelle cose che riguardano la salvezza dell’anima e che non deviano dalla nostra religione, e veneriamone l’ordine sacro, l’ufficio e il ministero nel Signore.
Della penitenza e della comunione del corpo e del sangue del Signore nostro Gesu' Cristo
[53] I frati miei benedetti, sia chierici che laici, confessino i loro peccati ai sacerdoti della nostra Religione. E se non potranno, si confessino ad altri sacerdoti prudenti e cattolici, fermamente convinti e consapevoli che da qualunque sacerdote cattolico riceveranno la penitenza e l’assoluzione, saranno senza dubbio assolti da quei peccati, se procureranno di osservare umilmente e fedelmente la penitenza loro imposta. Se invece in quel momento non potranno avere un sacerdote, si confessino a un loro fratello, come dice l’apostolo Giacomo: «Confessate l’uno all’altro i vostri peccati». Tuttavia, per questo, non tralascino di ricorrere al sacerdote, poiché solo ai sacerdoti è concessa la potestà di legare e di sciogliere.
[54] E così contriti e confessati ricevano il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con grande umiltà e venerazione, ricordando che il Signore dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna», e ancora: «Fate questo in memoria di me».
Della lode ed esortazione che possono fare tutti i frati
[55] E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, ogniqualvolta a loro piacerà, possono annunciare tra ogni categoria di persone, con la benedizione di Dio:
Temete e onorate,
lodate e benedite,
ringraziate e adorate
il Signore Dio onnipotente
nella Trinità e nell’Unità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose.
Fate penitenza,
fate frutti degni di penitenza,
perché presto moriremo.
Date e vi sarà` dato.
Perdonate e vi sarà perdonato.
E se non perdonerete agli uomini i loro peccati,
il Signore non perdonerà a voi i vostri peccati.
Confessate tutti i vostri peccati.
Beati quelli che muoiono nella penitenza,
poiché saranno nel regno dei cieli.
Guai a quelli che non muoiono nella penitenza,
poiché saranno figli del diavolo
di cui compiono le opere,
e andranno nel fuoco eterno.
Guardatevi e astenetevi da ogni male
e perseverate sino alla fine nel bene.
[56] O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: «Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano», poiché il Signore nostro Gesù Cristo, del quale dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono dunque nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, vergogna e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto perché , a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna.
[57] E dobbiamo avere in odio il nostro corpo con i suoi vizi e peccati, poiché vivendo secondo la carne vuole toglierci l’amore del Signore nostro Gesù Cristo e la vita eterna e vuole mandare in perdizione se stesso con ogni cosa nell’inferno; poiché noi per colpa nostra siamo fetidi, miserevoli e contrari al bene, pronti invece e volonterosi al male, perché, come dice il Signore nel Vangelo: «Dal cuore degli uomini procedono ed escono i cattivi pensieri, gli adulteri, le fornicazioni, gli omicidi, i furti, l’avarizia, la cattiveria, la frode, l’impudicizia, l’occhio cattivo, le false testimonianze, la bestemmia, la superbia, la stoltezza. Tutte queste cose cattive procedono dal di dentro, dal cuore dell’uomo, e sono queste cose che contaminano l’uomo».
Ora invece, da che abbiamo abbandonato il mondo, non abbiamo da fare altro che essere solleciti di seguire la volontà del Signore e piacere solo a lui.
[58] Guardiamoci bene dall’essere la terra lungo la strada, o terra sassosa o invasa dalle spine, secondo quanto dice il Signore nel Vangelo: «Il seme è la parola di Dio. Quello che cadde lungo la strada e fu calpestato, sono coloro che ascoltano la parola e non la comprendono; e subito viene il diavolo e ruba quello che è stato seminato nei loro cuori e porta via la parola dal loro cuore, perché non credano e siano salvati. Quello poi che cadde su terra sassosa, sono coloro che, non appena ascoltano la parola, subito la accolgono con gioia; ma quando sopraggiunge una tribolazione o una persecuzione a causa della parola, immediatamente ne restano scandalizzati; e questi non hanno radice in sé, sono incostanti, perché credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno.
Quello poi che cadde tra le spine, sono coloro che ascoltano la parola di Dio, ma le preoccupazioni e gli affanni di questo mondo e l’inganno delle ricchezze e le bramosie di altre cose entrano e soffocano la parola, cosicché rimangono infruttuosi. Infine, il seme affidato alla terra buona, sono coloro che, ascoltando la parola con cuore buono e perfetto, la intendono e la custodiscono e portano frutti con la perseveranza».
[59] E perciò noi frati, così come dice il Signore, «lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti».
E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti al Signore Dio; e, girandogli intorno, desidera distogliere il cuore dell’uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, e soffocare la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi, così come dice il Signore:«Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, va per luoghi aridi e senz’acqua in cerca di riposo; e poiché non lo trova, dice: Tornerò nella mia casa da cui sono uscito. E quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, poi entrano e vi abitano, sicché l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
[60] Perciò, tutti noi frati, custodiamo attentamente noi stessi, perché, sotto pretesto di qualche ricompensa o di opera da fare o di un aiuto, non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore.
Ma, nella santa carità , che è Dio, prego tutti i frati, sia i ministri sia gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messi da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, onorare e adorare il Signore Iddio, con cuore mondo e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose.
[61] E sempre costruiamo in noi un’abitazione e una dimora permanente a lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, che dice: «Vigilate dunque e pregate in ogni tempo, perché siate ritenuti degni di sfuggire a tutti i mali che stanno per venire e di stare davanti al Figlio dell’uomo. E quando vi metterete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli». E adoriamolo con cuore puro, «perché bisogna pregare sempre senza stancarsi mai»; infatti «il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino in spirito e verità». E a lui ricorriamo come al pastore e al vescovo delle anime nostre, il quale dice: «Io sono il buon Pastore, che pascolo le mie pecore e per le mie pecore do la mia vita». «Voi siete tutti fratelli. E non vogliate chiamare nessuno padre vostro sulla terra, perché uno solo è il vostro Padre, quello che e` nei cieli. Né fatevi chiamare maestri, perché uno solo è il vostro Maestro, che è nei cieli [Cristo]».
«Se rimarrete in me e le mie parole rimarranno in voi, domanderete quel che vorrete e vi sarà fatto. Dovunque sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono lì in mezzo a loro. Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo. Le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Io sono la via, la verità e la vita».
[62] Teniamo dunque ferme le parole, la vita e l’insegnamento e il santo Vangelo di colui che si è degnato di pregare per noi il Padre suo e manifestarci il nome di lui, dicendo: «Padre, ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato, perché le parole che tu hai dato a me, io le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e hanno riconosciuto che io sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai dato, perché sono tuoi, e tutto ciò che è mio è tuo. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi. Questo io dico nel mondo, affinché abbiano la gioia in se stessi. Io ho comunicato loro la tua parola, e il mondo li ha odiati perché non sono del mondo, come non sono del mondo io. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal male. Rendili gloriosi nella verità . La tua parola è verità . Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo. E per loro io santifico me stesso, affinché anche loro siano santificati nella verità . Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che crederanno in me, a motivo della loro parola, affinché siano perfetti nell’unità , e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me. E io renderò noto a loro il tuo Nome, affinché l’amore con il quale tu hai amato me sia in loro e io in loro. Padre, quelli che mi hai dato, voglio che dove sono io siano anch’essi con me, perché contemplino la tua gloria nel tuo regno». Amen.
Preghiera e rendimento di grazie
[63] Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in paradiso. E noi per colpa nostra siamo caduti.
[64] E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il santo tuo amore, con il quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e per la croce, il sangue e la morte di lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.
[65] E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerè nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: «Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno, che e` stato preparato per voi fin dall’origine del mondo».
[66] E poiché tutti noi miseri e peccatori non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto, insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.
[67] E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima madre Maria sempre vergine, i beati Michele, Gabriele e Raffaele e tutti i cori degli spiriti beati: serafini, cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà , virtù , angeli, arcangeli; il beato Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Pietro, Paolo, e i beati patriarchi, i profeti, gli innocenti, gli apostoli, gli evangelisti, i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini, i beati Elia ed Enoch e tutti i santi che furono e saranno e sono, affinché , come a te piace, per questi benefici rendano grazie a te, sommo vero Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo carissimo, il Signore nostro Gesù Cristo, e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
[68] E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori, ostiari, e tutti i chierici, tutti i religiosi e tutte le religiose, tutti i fanciulli e i piccoli, i poveri e gli indigenti, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le continenti e le maritate, i laici, uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue, tutte le nazioni e tutti gli uomini d’ogni parte della terra, che sono e che saranno, noi tutti frati minori, servi inutili, umilmente preghiamo e supplichiamo perché tutti perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo.
[69] Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacita` e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto,tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e le volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e da` tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti e ci salverà per sua sola misericordia; lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.
[70] Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, nient’altro volere, nient’altro ci piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono, pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale e` ogni perdono, ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e i giusti, di tutti i beati che godono insieme nei cieli.
[71] Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si interponga.
E ovunque noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veracemente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità , Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui e amano lui, che e` senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile, incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sempre sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen.
Conclusione
[72] Nel nome del Signore! Prego tutti i frati di imparare la lettera e il significato delle cose che in questa vita sono state scritte a salvezza della nostra anima, e di richiamarle frequentemente alla memoria. E prego Dio affinché egli stesso, che è onnipotente, trino e uno, benedica tutti quelli che insegnano, imparano, hanno con sé , ritengono a memoria e mettono in pratica queste cose, ogni volta che richiamano e fanno quelle cose che in essa sono state scritte per la salvezza della nostra anima. E supplico tutti, baciando loro i piedi, che le amino molto, le custodiscano e le conservino.
[73] E da parte di Dio onnipotente e del signor papa, e per obbedienza io, frate Francesco, fermamente comando e ordino che, da quelle cose che sono state scritte in questa vita, nessuno tolga via o vi aggiunga qualche parte scritta, e che i frati non abbiano altra Regola.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era in principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.