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Il brodino della vigilia con i frati dove Francesco vedrà Francesco

Aldo Cazzullo
Pubblicato il 30-11--0001

ASSISI - È notte. Alla luce della lampada perenne, i frati sono raccolti in preghiera attorno alla tomba del santo, spirato in queste ore, 787 anni fa. Tra poco il primo Papa che porta il suo nome scenderà in questa cripta, a incontrare l'uomo sepolto nell'arca di pietra sotto la scritta: S.FRANCESCO 1182-1226. Fuori dalle mura del sacro convento sono rimasti 1200 giornalisti, centomila pellegrini, telecamere da tutto il mondo per riprendere un incontro storico: quello tra la memoria di san Francesco, l'uomo che sognava una Chiesa povera, e il Papa che otto secoli dopo vuole realizzare quel sogno. Nel refettorio, preso il brodo del digiuno della vigilia, i novizi stanno preparando la tavola per il pranzo di oggi: 410 coperti, gli otto cardinali del consiglio del Papa guidati da Maradiaga e i poveri della diocesi. Nella piazza si sta montando il palco di legno per la messa, con la riproduzione del crocefisso di San Damiano, quello che disse a san Francesco: «Va' e ripara la mia chiesa». Il padre custode, Mauro Gambetti da Imola, ha ripassato gli affreschi perché il Papa vorrà di sicuro vederli: ecco il vero volto di san Francesco dipinto da Cimabue, questo è Giotto, là c'è Simone Martini, qui Pietro Lorenzetti. Si prega per il successo della visita, per i morti di Lampedusa, per la pace in Siria, per «il futuro della nostra patria italiana». Alla fine, il custode comunica ai confratelli la buona notizia: «Il Santo Padre ha espresso il desiderio di salutarvi tutti, uno a uno». I frati accolgono l'annuncio con compostezza. Poi, mentre salgono nelle celle per dire la compieta personale, si lasciano andare alla gioia. Ogni tanto se ne sente qualcuno cantare da solo: «Allelujaaa!». Un altro piange in silenzio.

Custodire la tomba di san Francesco - e accogliere ogni anno sei milioni di pellegrini - per un frate è come per un calciatore giocare nel Barcellona. La lista d'attesa è lunghissima e i posti pochi. A leggere i nomi fuori dalle celle, si capisce come Assisi sia l'Internazionale del francescanesimo: frate Evilasio è brasiliano, frate Ciprian romeno, frate Stanislaw polacco, frate Pietro Zhao cinese, frate Theodor danese, frate Shaaji Kaniyamparambil indiano, frate Daniel Palattykoonathan indonesiano, frate Andrea Kim coreano, frate Joseph Mutamena dello Zambia, e poi il messicano, l'uruguagio, il tedesco, lo spagnolo, il maltese, il russo... in tutto sono cinquanta frati e venti nazioni. Per qualche tempo ha vissuto qui anche un ex narcotrafficante colombiano che aveva preso i voti. Manca solo l'argentino. Ne hanno trovato uno in tutta fretta, che però sta in un altro convento, a Rivotorto. Si chiama Guglielmo Spirito ed è amico di Bergoglio («ma se l'ha visto due volte in vita sua!» sorride un altro sudamericano; perché i conventi sono luoghi santi, in particolare questo, ma pur sempre abitati da uomini). La vigilanza vaticana sta facendo le rilevazioni sul percorso del Papa. Programma massacrante: dalle 7 del mattino alle 7 di sera, tredici appuntamenti, compreso quello con i «rivali» di Santa Maria degli Angeli, dove c'è la Porziuncola. Qui in basilica Bergoglio arriverà alle 10 e 20, accolto dal premier Letta, dal cardinale legato Nicora e dai capi dell'ordine francescano. Poi scenderà nella cripta, a inginocchiarsi sulla tomba. Che non è sempre stata qui. Nel '400 gli assisani sottrassero il corpo del santo ai perugini che assediavano la città, e lo nascosero talmente bene che non lo trovarono più. Nel 1818 Pio VII diede ordine di rimediare. Si scavò invano con i picconi per quasi due mesi. La cinquantaduesima notte un operaio trovò l'urna con il patrono d'Italia. Stamattina il Papa vedrà nella cripta migliaia di foglietti e di fotografie di persone care, lasciate dai pellegrini. Pregherà anche sui sepolcri dei compagni di Francesco - Leone, Rufino, Angelo, Masseo - e di donna Iacopa dei Settesoli, la nobile romana che venne sul letto di morte a portargli i mostaccioli, i dolcetti di cui il santo era ghiotto. Vladimiro Penev, confratello bulgaro che ha il dono della pittura, sta ritoccando l'opera cui lavora da quattro mesi: è la riproduzione del «crocefisso blu», opera mistica che simboleggia il mistero, dono per Bergoglio. Il portavoce del convento, padre Enzo Fortunato, gli darà il libro con le lettere, la mail, i tweet arrivati ad Assisi dal giorno dell'elezione. Il bibliotecario, frate Franco Bottero, ha preparato una copia della Regola, qui custodita insieme con il manoscritto del Cantico delle Creature.

Stamane la sveglia in convento suonerà alle sei, per le Lodi. Sarà una giornata storica: per i francescani sparsi in tutta la cristianità, dalla Terrasanta dove custodiscono il Santo Sepolcro alle terre di missione dove pagano ogni anno il tributo del martirio; e anche per l'identità italiana. Francescani furono sant'Antonio, Giuseppe da Copertino il santo delle levitazioni, padre Pio. Sono francescani i frati di Loreto e di santa Croce a Firenze, con le tombe dei grandi. Fu Roncalli a inaugurare la stagione dei grandi pellegrinaggi sulla tomba di Francesco: qui venne a chiedere ispirazione per il Concilio. Wojtyla inventò le giornate di preghiera con i capi delle altre religioni che lasciarono perplesso Ratzinger, il quale però ama Assisi, i frati hanno ancora nelle celle le foto delle sue due visite. «Come il nostro fondatore scosse la chiesa otto secoli fa, adesso erano maturi i tempi per un altro Francesco» dice il padre custode. «I poveri, la pace, il creato: è la triade che accomuna i due Francesco» aggiunge il ministro generale, Marco Tasca. Prima di Bergoglio sono passati di qui il Dalai Lama che pianse sulla tunica del santo, l'imam di Al Azhar che suonò il corno donatogli dal sultano d'Egitto, il ministro della guerra in Vietnam, McNamara, che si sposò ottuagenario nella cappella delle reliquie. Assisi, prima o poi, attende tutti. Come ammonisce l'iscrizione sul portale: «Il tempo che passa è Dio che viene».

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