Diritti umani: la mappa del disonore
Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite
proclamava a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani,
un testo che sancisce i diritti civili, politici, economici e sociali
di tutte le persone del mondo, senza distinzione alcuna. L'intera
umanità tutelata da un unico documento, circa sei miliardi
di persone che dovrebbero non aver più paura di morire di
fame, di riportare i propri giudizi o pensieri. D'obbligo usare il
condizionale.
A sessant'anni dal riconoscimento della dichiarazione
più di 800 milioni sono gli affamati nel mondo, più
di 6.000 i giustiziati nel 2007, numeri ben distanti dal pieno e
ideale raggiungimento, gravi violazioni che vanno oltre il testo,
che superano di gran lunga il limite della dignità umana.
A priori la coscienza collettiva dovrebbe ripudiare i gravi atti
di schiavitù, di maltrattamenti o di ingiustizia che ogni giorno
avvengono nel mondo, la dichiarazione, stilata da alcuni
dei maggiori pensatori del secolo subito dopo le atrocità della
seconda guerra mondiale, non fa altro che mettere nero su
bianco i principi da rispettare, ma per renderci conto della sua
“scarsa effi cacia” basta far riferimento ad esempio ad una ricerca
commissionata dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee
legislative delle Regioni e delle Province Autonome, secondo
la quale solo il 9% dei ragazzi e delle ragazze tra i 18 e i
34 anni ha letto il suo testo integralmente; e addirittura il 50%
dei giovani non ne ha mai neanche sentito parlare.
Una impresa
ardua attuare i diritti fondamentali dell'uomo se non si
conoscono. La Dichiarazione universale dal primo articolo, che
stabilisce la libertà di tutti gli esseri umani, al trentesimo, che
sancisce il carattere inalienabile dei diritti, traccia una linea, un
confi ne di pace e rispetto che se avesse in questi sessant'anni
circondato ogni Stato forse questo 2009 inizierebbe meglio per
tutti. Al di là della recessione economica e fi nanziaria, c'è la
crisi dell'ignoranza e dell'indifferenza, una crisi silenziosa che
ha già lacerato le fondamenta della comunità mondiale, episodi
ingiusti, condannati anche dai “padroni del mondo”, che però
restano in sordina: sbagliati oggi, dimenticati domani.
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