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ADOLESCENZA, CORPO e SPORT nella scuola

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

“... la forma del nostro corpo non ci è punto rivelata dalla semplice sensibilità generale, ma soltanto in virtù della conoscenza, soltanto nella rappresentazione, soltanto nel cervello il nostro corpo appare come qualcosa di esteso, di articolato, di organico...” (A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, 1818)

L'adolescenza è sempre più al centro dell'attenzione di studiosi e ricercatori, anche se, tra tutti i periodi della vita, quello adolescenziale è uno dei più difficili da inquadrare, poiché la differenziazione dei vissuti è così alta che difficilmente si riesce a racchiudere i giovani in un'analisi che possa essere più di tanto generalizzabile, ma alcuni tratti comuni e significativi non possono essere sottovalutati.

Il disagio di diventare adulti
Avvicinarsi al mondo degli adolescenti significa entrare in contatto con una realtà costellata da sensazioni impregnate di tangibile disagio. La stessa natura dell'adolescente è fatta di difficoltà, poiché ciò che caratterizza questa fase della vita è la trasformazione delle diverse componenti da cui è formata la globalità del soggetto, “metamorfosi” non priva di dolore. Muta il corpo, si diversificano le relazioni (sia quelle familiari che extrafamiliari), si trasforma il proprio modo di pensare e di percepire, si moltiplicano le competenze sociali da raggiungere e i compiti di sviluppo da adempiere. Durante tutto il tempo in cui avviene il cambiamento, le sensazioni di disagio accompagnano il mondo interno e le manifestazioni esterne dell'adolescente, il quale deve ritrovare, in breve tempo, quale forma dare al proprio essere e quale direzione imprimere al proprio divenire. Il percorso della propria auto accettazione indubbiamente non è facile, e l'adolescente vive con pari intensità sia gli impulsi verso l'autonomia, che il peso delle esperienze infantili e la forza delle antiche identificazioni. La situazione di conflittualità vissuta, quindi, si configura come una duplice spinta composta, da una parte, dalla presenza di una minaccia regressiva, e, dall'altra, dall'adozione di strategie che, pur avendo un carattere difensivo, contribuiscono alla maturazione personale.

Il corpo in cambiamento
I cambiamenti biologici che caratterizzano le fasi dell'adolescenza sono alla base dello sviluppo dell'identità del sé, delle diverse percezioni del corpo, della sua rappresentazione in continuo divenire. La struttura della nuova immagine corporea è determinata essenzialmente dai fattori di auto percezione e autoconsapevolezza (Antonelli-Salvini, Psicologia dello sport, Lombardo 1978). Nell'adolescenza il corpo acquista un nuovo valore, tanto che ogni inadeguatezza oggettivamente percepita può costituire fonte di disagio. Se la stima di sé viene intaccata a tale livello si possono creare dei disturbi di adattamento. L'immagine che l'adolescente si forma del proprio corpo è una rappresentazione cumulativa delle esperienze passate e presenti, reali e fantasticate, consce ed inconsce. La crescita dell'uomo procede per fasi consecutive, quindi se l'infanzia ha raccolto dei disadattamenti del bambino verso la propria immagine, tanto più sarà disturbata l'adolescenza del ragazzo nell'adeguarsi ai mutamenti fisici, sia pure normali.

La comunicazione del corpo
Le trasformazioni più evidenti cui va incontro l'adolescente, si è già detto sono relative al corpo mentre la difficoltà è quella di ridefinire continuamente un rapporto equilibrato e sereno con esso. Per troppo tempo la nostra cultura ha relegato la dimensione corporea in secondo piano rispetto a quella mentale e spirituale, eludendo che è proprio tramite il corpo che noi ci “evidenziamo”, ci poniamo in contatto con il mondo. Il corpo dell'adolescente è però in trasformazione ed è quindi molto delicato il rapporto con gli adulti, il modo in cui viene considerato dagli altri definisce molto spesso il modo in cui lui stesso si vede. Per tutti, maschi e femmine del XXI secolo, sono molto importanti l'aspetto estetico e la cura della propria persona, e solitamente gli stereotipi proposti dai media ed il giudizio “degli altri” componenti del proprio mondo influenzano il modo di vestirsi e di porsi.

Il corpo nella scuola
Una scuola attraente è una scuola che accoglie tutti ed ognuno, in modo completo e complesso. I segnali di disagio lanciati dagli adolescenti sono molti, ma non si è sempre preparati a riconoscere le modalità comunicative con cui essi ci interpellano. Sono i loro corpi che ci parlano, è il loro modo esibizionistico ed eccessivo di comportarsi che comunica una sofferenza in corso, non le parole. Il linguaggio delle emozioni passa attraverso il corpo e non attraverso le frasi costruite con forme sintattiche e grammaticali corrette. È un modo di comunicare che passa dal rossore del viso, dal movimento fisico spesso ipercinetico, dal corpo martoriato dai piercing metallici, dai capelli rasta, dai pantaloni calati sotto i fianchi e tenuti da catene...
Modi di differenziarsi da quel mondo degli adulti che non li comprende, sono forme per esprimere una propria nuova identità, sono paure di non essere accettati, sono la dolorosa constatazione che per sentire riconosciuta la propria visibilità sociale occorre differenziarsi dal mondo adulto. Il compito fondamentale delle diverse figure con cui il soggetto si trova a relazionarsi, insegnanti, genitori ed ogni altro educatore o adulto, è allora quello di riuscire ad instaurare una comunicazione educativa che tenga di conto alcune specifiche attenzioni, come la creazione di un particolare atteggiamento di disponibilità a incontrare l'altro. Gli studenti trovano uno spazio privilegiato per l'espressione della propria corporeità “nell'ora di educazione fisica”. Il movimento e il gioco, momenti essenziali dell'attività motoria e dello sport, rispondono ad un bisogno primario della persona. Essi, attraverso una corretta azione interdisciplinare, contribuiscono allo sviluppo armonico della persona e alla promozione della cultura della legalità attraverso la pratica del rispetto dell'altro, delle regole e del fair play. L'educazione motoria, fisica e sportiva è stata definita dall'OMS, dall'UNESCO, dalla UE, «componente essenziale per un'equilibrata crescita umana, culturale e sociale dei giovani e degli adulti per tutto l'arco della loro vita». Lo sport rappresenta un'area in cui l'adolescente riesce a vivere il proprio corpo, sperimentandolo, acquisendo conoscenze in una situazione ludica.

La pratica sportiva all'interno della scuola
Lo sport permette di recuperare un corpo alienato. La sensazione diffusa è che mentre la moda e i mass media propongono corpi nudi, efficienti, pelli levigate, proporzioni corporee perfette, l'individuo non ha la capacità di gestire il proprio corpo programmato per una serie di prestazioni che non è in grado di attuare. L'attività sportiva permette di vivere in presa diretta con questo “nostro spazio” che cerchiamo di abitare, rende possibile la sperimentazione di limiti e conquiste in un continuum di crescita senza fi ne. Stare con gli altri è un momento indispensabile nella costruzione della propria identità, ma stare con gli altri significa accettare e farsi accettare con i propri difetti fisici, reali o presunti e soprattutto imparare le regole del sistema. La necessità del movimento e del gioco, attraverso l'attività motoria e lo sport, rispondono ad un bisogno primario dell'uomo e sono tesi a soddisfare non solo gli ambiti relativi alla competizione agonistica ma anche spazi privilegiati per realizzare momenti di incontro e di confronto, non contaminati dall'ansia di un risultato da raggiungere “a tutti i costi”. Una corretta azione interdisciplinare contribuisce a promuovere una cultura del rispetto e della lealtà, a contrastare le problematiche legate al doping e alle tossicodipendenze e ad escludere ogni fine di cui lo studente possa diventare strumento. Poiché educare è una strategia globale, occorre attuarla con la fondamentale compartecipazione delle famiglie, delle scuole, delle istituzioni locali, delle associazioni sportive e del tempo libero.

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