Solidarietà francescana: con il cuore a Rejaf con Suor Mary
La piccola località di Rejaf conta 300 famiglie e dista solo pochi chilometri dalla capitale del Sud Sudan, Juba
Abbiamo chiesto a Suor Mary di raccontarci l’esperienza al centro di accoglienza creato con i fondi raccolti.
Cara Suor Mary come mai avete pensato di realizzare questo progetto, cosa avete trovato a Juba che vi ha spinto ad aiutare quelle persone?
Tanti anni di guerra, quasi 50 anni dall’indipendenza del Paese e la separazione tra Nord e Sud Sudan, hanno creato nel Paese tanti orfani, bambini abbandonati a se stessi, senza famiglia che vivono sulle strade. Questa realtà spinge a cercare risposte per venire incontro a questa urgenza e a realizzare qualcosa di strutturato e continuo per il bene di questi bambini. La nostra comunità si situa a Rejaf come risposta ai bisogni della popolazione, soprattutto in rapporto all’accoglienza delle ragazze che non hanno più famiglia. La nostra missione si realizza sulla linea della prevenzione soprattutto per quanto riguarda la prostituzione, lo spaccio della droga… conseguenze amare della guerra.
Chi state aiutando e cosa fate per loro?
Le Suore della Carità cercano di offrire a tante giovani un luogo familiare, sicuro, materno, che permetta loro di crescere con i valori umani e spirituali per costruire poi una società più serena e dignitosa. Questo servizio si concretizza attraverso la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria. Nella scuola la maggioranza dei bambini è senza genitori perché la guerra li ha separati, uccisi o nella migliore delle ipotesi sono emigrati in cerca di lavoro. Tanti sono lasciati dai nonni o abbandonati da soli sulle strade. La scuola è il mezzo migliore per offrire educazione, istruzione, dignità e speranza per il futuro. La scuola offre a questi bambini l’opportunità di mangiare almeno una volta al giorno.
Hai una storia da raccontare che ti ha colpito?
Una famiglia del villaggio un giorno trova una ragazzina nella foresta; la piccola però non è in grado di dire dove abitasse e dove fossero i suoi genitori. Così la ragazza viene accolta dalla famiglia che l’ha trovata. Subito si scopre che la giovane è stata vittima di abusi sessuali e, col passare dei giorni, ci si accorge che la ragazza era incinta. La poverina porta a termine la gravidanza ma il trauma è talmente forte per lei che inizia a mostrare problemi psicologici e, come se non bastasse, viene purtroppo ad essere ancora abusata e a rimanere incinta altre volte dando alla vita parecchi bambini, nonostante la sua giovane età. Venute a conoscenza della situazione le suore decidono di prendersi l’impegno di curare i suoi bambini perché la famiglia che l’ha accolta non è più in grado di sfamare tutti i figli che sono così costretti a cercare il cibo nella spazzatura. Per evitare che questi bambini abbiano la stessa vita disperata della mamma, le suore si prendono cura ogni giorno di loro, li portano a scuola e offrono loro cibo e cure materne anche dal punto di vista igienico. So che questa è una storia triste da raccontare ma allo stesso tempo piena di speranza che a me ha insegnato tanto.
Hai fatto della tua vita un dono per gli altri, cosa significa questo per te?
Davanti a tutte queste miserie non si può rimanere impassibili ed insensibili; come non soffrire con loro e sentire nel profondo il desiderio di dare la vita per offrire una piccola speranza di vita e di amore? Come non cercare di offrire una piccola luce nel grigiore della loro esistenza? Vale dunque la pena di consacrare la propria esistenza ed offrire noi stesse per servire la vita che è un dono di Dio per ogni creatura.
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