societa

San Francesco nell’arte

Antonio Tarallo Benozzo Gozzoli
Pubblicato il 12-01-2022

Un viaggio tra le opere con il santo protagonista

Non solo Giotto. L’immagine di San Francesco d’Assisi ha percorso i secoli della storia dell’Arte: ormai è più che impressa nel grande libro dell’arte pittorica di ogni tempo. Sono stati, infatti, tanti - anzi innumerevoli - gli artisti che si sono cimentati nel ritrarre il Padre Serafico: nomi che nel colore e nelle forme hanno rappresentato il santo umbro su tele o sul grezzo legno. Francesco d’Assisi è diventato così uno dei santi più rappresentati dall’arte pittorica. Cerchiamo, allora, di fare un piccolo viaggio tra alcune delle più importanti opere che hanno visto il santo d’Assisi protagonista.

“La rinuncia degli averi”, è tratto dal ciclo di affreschi della Cappella Sassetti nella chiesa di Santa Trinità a Firenze, considerato dalla critica il capolavoro che Domenico Ghirlandaio dipinse negli anni 1482-1485. Il primo riquadro del ciclo delle Storie di san Francesco, con l’episodio della “Rinuncia dei beni” (o “Rinuncia degli averi”), si trova nella parte alta della parete a sinistra dell’entrata nella Cappella. E’ il giovane Francesco senza indumenti che viene rappresentato. E’ al cospetto del vescovo Guido di Perugia il quale cerca di proteggerlo dall’ira del padre, Pietro Bernardone. Questo affresco presenta una grande differenza dal modello giottesco: la scena non è ambientata ad Assisi, bensì il Ghirlandaio la colloca fuori dalle mura di una città ideale.



E’ di Guido Reni il “San Francesco confortato da angelo musicante”, una delle più eleganti composizioni giovanili dell’artista. È stato dipinto a Roma, intorno al 1605. L'episodio rappresenta San Francesco che in meditazione sul Monte La Verna viene visitato da un angelo musicante che lo induce ad un sonno estatico. Il dipinto è estatico, immerso in un’atmosfera quasi fiabesca. L’angelo è posto sopra il santo d’Assisi e reca in mano un violino. Colpisce il cielo, tenebroso e misterioso che campeggia dietro le due figure. San Francesco dorme, appoggiato a una roccia. Nella mano destra ha un teschio, simbolo della fugacità della vita. La mano sinistra, invece, regge il capo reclinante di Francesco.



Maestoso è il ciclo pittorico delle “Storie di San Francesco” di Benozzo Gozzoli, conservato nel Museo Comunale di San Francesco a Montefalco. La cappella maggiore della chiesa francescana di Montefalco fu costruita tra il 1336 e il 1340 e decorata da Benozzo Gozzoli tra il 1450 e il 1452. Il ciclo di affreschi raffigura i più importanti episodi della vita del santo. Con questo ciclo si poneva l'accento sulla vita di Francesco, in particolare sulle analogie tra il santo d’Assisi e Cristo.



La vicinanza della città di Montefalco ad Assisi non impedì a questo ciclo di differenziarsi sensibilmente rispetto all’impostazione e agli episodi rappresentati dalle Storie affrescate da Giotto nella Chiesa Superiore, alle quali tradizionalmente gli artisti tendevano ispirarsi. Benozzo attualizzò le antiche storie francescane ambientandole in un contesto contemporaneo all’artista: è questa una delle particolarità dei magnifici affreschi. Dodici riquadri (per un totale di 19 episodi) disposti su tre registri hanno un ordine di lettura che procede da sinistra verso destra e dal basso verso l'alto. Il ciclo si conclude sulla volta con la rappresentazione di Francesco e di cinque santi appartenenti all’Ordine in gloria tra gli angeli.

“Stigmate di san Francesco” è il soggetto di due dipinti - assai identici - del pittore fiammingo Jan van Eyck. Il più antico è considerato quello conservato presso il Philadelphia Museum of Art, generalmente attribuito al periodo del soggiorno in Spagna (in particolare al 1428-1429). Una seconda replica - più grande dell’originale - presenta una diversa composizione di colori che danno al quadro un senso più tenebroso dato dai colori bruni utilizzati. Quest’opera è conservata nella Galleria Sabauda di Torino. Le due opere sono identiche anche nei più piccoli particolari. L'episodio è quello narrato dal biografo del santo, Tommaso da Celano. Al racconto tradizionale, l’artista fiammingo aggiunge la figura di frate Leone, il confratello addormentato sulla roccia della grotta. Sullo sfondo, un paesaggio di una città fiamminga, vista in lontananza.

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