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Papa:Non mi è mai passato per la testa di dimettermi

Salvatore Cernuzio Ansa - FABIO FRUSTACI
Pubblicato il 02-09-2021

Francesco è stato intervistato da Carlos Herrera su Radio COPE

Dall’operazione al colon, subita il 4 luglio scorso al Policlinico Gemelli, e le sue attuali condizioni di salute, alla crisi in Afghanistan e la preoccupazione per la popolazione. Poi il dialogo con la Cina, "via da seguire", il punto di vista su eutanasia e aborto, entrambi simboli della “cultura dello scarto”, il maxi processo in Vaticano e, infine, le sfide del suo pontificato come la riforma della Curia e la lotta a corruzione e pedofilia. Pontificato che, giunto quasi al nono anno, contrariamente alle voci circolate su media italiani e argentini, non si interromperà prima del previsto: “Non mi è mai passato per la testa di dimettermi”. Dura un’ora e mezza l’intervista che Papa Francesco ha concesso lo scorso weekend a Radio Cope, l’emittente della Conferenza episcopale spagnola. Si tratta della prima intervista dopo l’operazione per stenosi diverticolare, la prima anche ad una radio della Spagna.

Concluso l’intervento chirurgico, il Papa ha reagito bene
A colloquio con il giornalista Carlos Herrera, sotto lo sguardo dell’immagine tanto cara al Pontefice della Madonna che scioglie i nodi, custodita nel salone di Casa Santa Marta, il Papa affronta tutti i temi di attualità e non si sottrae alle domande più personali. A cominciare dalla domanda più semplice ma, in questo tempo di ripresa post operatoria, più importante: “Come sta?”. “Sono ancora vivo”, replica Francesco con un sorriso. E racconta che a “salvargli la vita” è stato un infermiere del servizio sanitario della Santa Sede, “un uomo con oltre 30 anni di esperienza”, che ha insistito perché si operasse: “Mi ha salvato la vita! Mi ha detto: ‘Deve fare un'operazione’”. E questo, nonostante il parere contrario di alcuni che suggerivano invece una cura “con gli antibiotici”. L’insistenza dell’infermiere si è rivelata invece provvidenziale, visto che l’intervento - quindi programmato - ha rilevato una sezione necrotica. Ora, dopo l’operazione, rivela Francesco, “ho 33 centimetri di intestino in meno”. Cosa che, tuttavia, non gli impedisce di condurre una vita “totalmente normale”. “Posso mangiare tutto” e, prendendo "i medicinali adeguati", mantenere la fitta agenda: “Oggi, tutta la mattina udienze, tutta la mattina”. Agenda che include anche il viaggio in Slovacchia e Ungheria il 12-15 settembre prossimi, il 34° del suo pontificato, e che non esclude un futuro viaggio a Cipro, Grecia e Malta e a Santiago di Compostela per l'Anno Santo giacobeo.

"Le dimissioni? Non ci ho mai pensato"

Sempre parlando della propria salute, il Papa smentisce categoricamente le speculazioni di alcuni giornali italiani e argentini su una possibile rinuncia al pontificato. Interpellato a riguardo, Francesco afferma: “Una parola può essere interpretata in un modo o nell'altro, no? Sono cose che succedono. E che ne so io... Non so da dove hanno preso la settimana scorsa che stavo per presentare le mie dimissioni! Che parola hanno preso nel mio Paese? È lì che è uscita la notizia. E dicono che ha fatto scalpore, quando non mi è nemmeno passato per la testa!”. Con una punta di ironia, il Papa spiega anche di essere venuto a conoscenza di tali notizie molto dopo: “Mi hanno anche detto che la settimana scorsa era di moda. Eva (Fernández, la corrispondente per l’Italia e il Vaticano di Cope ndr) me l’ha detto… e io le ho detto che non ne avevo idea perché qui leggo solo un giornale al mattino, il quotidiano di Roma. Lo leggo perché mi piace il modo in cui ha un titolo, lo leggo velocemente e basta, non mi faccio coinvolgere dal gioco. Non guardo la televisione. E ricevo, sì, più o meno il resoconto delle notizie del giorno, ma ho scoperto molto più tardi, qualche giorno dopo, che c’era qualcosa sulle mie dimissioni. Ogni volta che un Papa è malato c’è sempre una brezza o un uragano di Conclave”.

Forte appello del Papa: per l'Afghanistan preghiera e digiuno
Ampio spazio nell’intervista è dedicato alla crisi in Afghanistan, ferito dai recenti attentati kamikaze e dall’emorragia di cittadini dopo la presa del potere dei talebani. “Una situazione difficile”, osserva Papa Francesco che non entra nei dettagli degli sforzi che la Santa Sede sta compiendo a livello diplomatico per evitare rappresaglie contro la popolazione, ma elogia il lavoro della Segreteria di Stato. “Sono sicuro che sta aiutando o almeno offrendo aiuto”, dice, e definisce il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin come “il miglior diplomatico che abbia mai incontrato. Un diplomatico che aggiunge, non uno di quelli che sottraggono, che cerca sempre, un uomo di accordo”.

Il Papa ha fatto poi riferimento alla cancelliera tedesca Angela Merkel, “una delle grandi figure della politica mondiale”, e al suo incontro del 20 agosto scorso a Mosca con il presidente Vladimir Putin durante il quale si è parlato della irresponsabilità degli interventi politici esteri in altri Paesi per costruire la democrazia, ignorando le tradizioni del popolo. Interpellato in merito, Francesco definisce “lecito” il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, dopo vent’anni di occupazione, anche se “l’eco che ha in me è un’altra cosa”, ovvero il fatto di “lasciare il popolo afghano al suo destino”. Per il Papa, infatti, il nodo da sciogliere è un altro: “Come rinunciare, come negoziare una via d’uscita”. “Per quanto posso vedere – afferma nell’intervista -, non tutte le eventualità sono state prese in considerazione qui, sembra, non voglio giudicare, non tutte le eventualità. Non so se ci sarà una revisione o meno, ma certamente c'è stato molto inganno forse da parte delle nuove autorità. Io dico inganno o molta ingenuità, non capisco”.

Il dialogo con la Cina: è la via da seguire
Dall’Afghanistan, lo sguardo rimane in Asia ma si sposta alla Cina e all’Accordo sulle nomine dei vescovi rinnovato per un altro biennio. “C’è chi insiste perché lei non rinnovi l’accordo che il Vaticano ha firmato con quel Paese perché mette in pericolo la sua autorità morale”, rileva il giornalista. “La Cina non è facile, ma sono convinto che non dobbiamo rinunciare al dialogo”, replica il Papa. “Si può essere ingannati nel dialogo, si possono fare errori, tutto questo... ma è la via da seguire. Ma è la via da seguire. Ciò che è stato raggiunto finora in Cina è stato almeno il dialogo... alcune cose concrete come la nomina di nuovi vescovi, lentamente... Ma questi sono anche passi che possono essere discutibili e i risultati da una parte o dall’altra”.

L'ispirazione del cardinale Casaroli
Per il Papa punto di riferimento e ispirazione è il cardinale Agostino Casaroli, a lungo segretario di Stato durante il pontificato di Giovanni Paolo II, già con Giovanni XXIII “l’uomo incaricato di costruire ponti con l’Europa centrale”. Il Pontefice cita “un libro molto bello”, Il martirio della pazienza, in cui il porporato racconta le sue esperienze nei Paesi comunisti: “È stato un piccolo passo dopo l’altro, per costruire ponti... Lentamente, lentamente, lentamente, stava ottenendo riserve di relazioni diplomatiche che alla fine significava nominare nuovi vescovi e prendersi cura del popolo fedele di Dio. Oggi, in qualche modo, dobbiamo seguire passo dopo passo quei percorsi di dialogo nelle situazioni più conflittuali”. L’esperienza con l’Islam, con il grande imam di Al-Tayeb, è stata molto positiva in tan senso: “Il dialogo, sempre il dialogo o la disponibilità al dialogo”. (Vatican News)

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