Migranti, a Coronata il Campus dei 'miracoli'
“..Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba….” si legge in una delle strofe del Cantico delle Creature, e mi piace pensare che San Francesco, in un viaggio ideale dagli uliveti dell’Umbria ai vigneti delle colline genovesi, da lassù guardi con benevolenza e simpatia alle iniziative del “Campus dei Miracoli ” di Coronata ed in particolare al progetto di recupero da parte dei migranti di una antica vigna abbandonata.
L’esperienza di Coronata ci dimostra come sia possibile coniugare la tutela del creato con l’accoglienza ai migranti, il recupero del territorio con la creazione di posti di lavoro. Tutto questo accade sulle colline del capoluogo ligure, su iniziativa della Diocesi attraverso la fondazione Migrantes e con il coinvolgimento attivo dell’Orto Collettivo di Genova.
In sostanza, abbiamo dei giovani immigrati e richiedenti asilo che, invece di passare le giornate senza far nulla nelle strutture di accoglienza, lavorano per il recupero di una antica tradizione enologica genovese come quella del bianco di Coronata, la 'Bianchetta'. Facendo un gioco di parole, potremmo dire che i “neri” sono al lavoro per tornare a produrre ottime bottiglie di “bianco”
Don Giacomo Martino, responsabile per Genova della Fondazione Migrantes, così spiega l’origine del progetto: “Grazie ai nostri progetti di borsa lavoro, togliamo questi giovani dalla strada, insegniamo loro l'italiano e diamo le necessarie conoscenze di agronomia per poter continuare un giorno a lavorare da soli. Nell’ambito del nostro progetto di recupero delle valli genovesi, abbiamo a disposizione alcuni terreni dati in concessione dall’Ospedale Galliera, nei quali, i nostri ragazzi lavorano da tempo, prima per la ripulitura e poi per il ripristino degli antichi vigneti. Contiamo di avere le prime bottiglie il prossimo anno dopodichè, il passo successivo, sarà la richiesta delle certificazioni DOP e IGP”.
Ritengo importante sottolineare che il tutto avviene a “costo zero” per la collettività, ovvero tutte le iniziative legate a Coronata – dalle borse di studio ai corsi di avviamento al lavoro, dal recupero della vigna all’utilizzo come sede delle lezioni della sede di un vecchio ospedale abbandonato (concesso dal Comune in comodato d’uso) – sono finanziate dai famosi “35 euro” che lo Stato Italiano versa alle associazioni che si occupano di migranti e rifugiati. Sarebbe un discorso lungo e complesso, che qui solamente accenno: c’è chi specula sulla pelle dei migranti, e si arricchisce incassando la retta pagata dallo Stato senza fornire alcun servizio, c’è chi, come in questo caso la Fondazione Migrantes di Genova, si ingegna e riesce a tirar fuori dai 35 euro al giorno le risorse per garantire ai migranti non solo vitto ed alloggio, ma anche la possibilità di studiare, partecipare a corsi di formazione, apprendere delle professionalità utili per il proprio futuro.
“Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia …che deve curare le ferite cominciando dal basso….”. Penso che questa famosa esortazione di Papa Francesco, insieme al costante invito ad una Chiesa in Uscita, trovi nella esperienza del Campus di Coronata una sua espressione concreta: una Chiesa non chiusa nelle sagrestie ma capace di creare risorse ed opportunità, in questo caso specialmente verso i migranti ed i rifugiati, i quali sulle colline di Genova apprendono un lavoro, recuperano il territorio e ritrovano una dignità nell’essere chiamati a giornata nella Vigna del Signore.
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