Marco Impagliazzo: 'Da Sant'Egidio un Natale per tutti'
Intervista al presidente della Comunità di Sant'Egidio
Sant’Egidio, un Natale diverso ma con gli amici e il calore di sempre, questo lo slogano con cui, durante una recente conferenza stampa, sono state presentate le iniziative di quello che sarà un #natalepertutti. Abbiamo chiesto a Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio nonché professore di Storia Contemporanea all’Università di Roma Tre e storico della Chiesa (in libreria il suo ultimo lavoro, “Roma, la Chiesa e la Città nel XX secolo”, A.Riccardi – M.Impagliazzo, Edizioni San Paolo), di approfondire per i lettori di queste pagine il senso peculiare di questo Natale 2021, nel tempo della pandemia.
Professor Impagliazzo, quali le particolarità di questo #natalepertutti? Come non smarrire il senso del Natale in quest’anno così difficile per ognuno di noi?
Nel buio, nel timore e nella preoccupazione di questo tempo, si accende una luce, una grande luce che il Papa ha indicato nell’enciclica “Fratelli Tutti”, che è quella della fraternità universale. Sant’Egidio vuole accendere questa luce nel giorno di Natale e nei giorni attorno al Natale per tante persone che non potrebbero stare nella gioia e che invece hanno diritto a vivere nella gioia il Natale come tutti e quindi sarà un Natale per tutti, sarà un Natale itinerante, sarà un Natale creativo, perché tutti ricevano il pasto, il regalo e soprattutto la gioia dell’augurio e dell’incontro umano.
Lei ha citato Papa Francesco e la recente enciclica “Fratelli Tutti”, firmata lo scorso 3 ottobre ad Assisi. C’è una frase in particolare che ha ispirato la vostra azione?
Noi di Sant’Egidio, e lo testimonia il nostro impegno per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso, crediamo in una fraternità che ritiene le differenze non un motivo di scontro ma un motivo di arricchimento reciproco. Assisi è per noi una città molto cara, sia per l’insegnamento di San Francesco sia per i tanti momenti di dialogo che abbiamo vissuto “benedetti” dal Santo della Pace. Rispetto all’enciclica, mi ha colpito tra le tante una frase di Papa Francesco, che qui cito: “Cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti. In mezzo all’attività politica, i più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli” (FT 194).
Ecco, se c’è uno sforzo che sta compiendo la Comunità intera in questi giorni è proprio quello di cercare, nelle strade delle nostre città, tutti coloro che hanno bisogno di questo abbraccio di umanità e di tenerezza.
Sant’Egidio è riconosciuta come una realtà internazionale, sarà un #natalepertutti anche fuori dai nostri confini?
Certamente, la luce di questo Natale attraverserà barriere, muri e continenti. Potrei fare molti esempi, ne faccio due che ritengo particolarmente significativi. In questo tempo di Avvento, alcuni membri della Comunità sono presenti in Libano, per portare una luce di speranza nei campi profughi dei siriani al nord del paese, agli anziani libanesi residenti nelle zone colpite dall’esplosione, alle famiglie dei quartieri periferici di Beirut (Bourj Hammoud), ai senza fissa dimora. Per loro, sono state organizzate distribuzioni di pacchi di Natale con generi alimentari, mascherine, igienizzanti, dolci natalizi.
Un altro luogo a noi molto caro è il Mozambico, ed ultimamente viviamo con preoccupazione quanto sta accadendo nel nord del paese, zona in cui l’avvento di una potenziale ricchezza derivante dalla scoperta di immensi giacimenti di gas ha scatenato loschi interessi ed in questo clima di confusione si è inserita la violenza jihadista. Le nostre comunità, radicate da anni nel paese, saranno nei campi profughi per accendere una luce di speranza verso chi soffre.
Concretamente, come vi state organizzando per portare ad ognuno la tenerezza e la luce del Santo Natale?
Per noi sarà un Natale particolarmente impegnativo, perché un conto è invitare a casa tua le persone a pranzo, un conto è portare loro il pranzo ovunque essi vivano, sia nelle case sia a chi vive per strada o nei luoghi dove abitano, sarà uno sforzo in più che facciamo molto volentieri ma che ci darà la gioia di incontrare personalmente uno per uno le persone che attendono la gioia del Natale con noi. Ci tengo a sottolineare due aspetti. Il primo, in tanti in questi giorni stanno bussando alle nostre porte (fisiche ma anche via web) per offrirci aiuto e sostegno. Molte persone ci stanno chiedendo di aiutare ad esempio nelle distribuzioni serali ai senza fissa dimora nella sera della vigilia, altri offrono un contributo economico, in tanti, e li ringrazio a nome della Comunità, ci tengono a farci partecipi della loro stima nei nostri confronti, stiamo ricevendo tanti messaggi di affetto e di incoraggiamento.
Vorrei anche sottolineare come questo Natale sarà un momento di integrazione tra popoli e persone di origini diverse. A Roma, ma lo stesso si può dire rispetto ad Anversa o Barcellona, in questi giorni tanti “nuovi europei” sono impegnati nella preparazione dei pasti e dei regali. Per nuovi europei intendo ragazzi nati ad esempio in Mali, in Ghana, ma penso anche ai profughi siriani, persone arrivate in Europa, oggi inserite nel nostro tessuto sociale ed economico, che decidono di spendere il proprio tempo per aiutare chi è meno fortunato, e, lavorando insieme, si superano tante barriere e pregiudizi.
Sant’Egidio, durante la prima fase della pandemia, ha lanciato la campagna #salviamoinostrianziani. Può dirci qualcosa al riguardo?
Gli anziani sono le prime vittime della pandemia e purtroppo sono vittime due volte, oltre ai tantissimi morti sentiamo il peso di un lungo periodo di isolamento attorno alla vita di tante persone. La pandemia ha mostrato con brutale chiarezza quanto il modello delle Rsa (gli istituti per anziani) sia inadeguato per affrontare le sfide del nostro tempo. Accogliamo con piacere una recente indicazione proveniente dalla Commissione Assistenza Anziani guidata da Mons. Vincenzo Paglia, che di fatto autorizza, ovviamente nel rispetto di rigidi protocolli di sicurezza, le visite di parenti ed amici all’interno delle Rsa. Per tante persone che da mesi non ricevono una visita, ci auguriamo possa essere un bel regalo di Natale quello di potersi incontrare di nuovo con le persone care.
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