Libri, ora il mercato vola
Calano i lettori, ma aumentano le vendite di libri
È un mistero tutto italiano quello del numero dei lettori che precipita, mentre le vendite di libri aumentano al punto da far pensare a una chiusura dell'anno eccezionale, con una crescita compresa tra l'11% e il 16%, secondo una ricerca dell'Associazione italiana editori (Aie) in collaborazione con NielsenIQ. Venerdì se n'è discusso durante l'incontro coordinato da Sabina Mainardi, in un Salone che per affluenza e vivacità fa gongolare il presidente Giulio Biino e induce a pensare che gli italiani siano un popolo di lettori forti. Nei primi nove mesi dell'anno, illustra Giovanni Peresson dell'ufficio studi Aie, le vendite mostrano, in termini di fatturato, una crescita del 29% sul 2020 e del 16% sul 2019. In salita anche le copie vendute: del 31% sul 2020 e del 18% sul 2019, mentre, e anche questo potrebbe essere un mistero, il prezzo medio di copertina è in calo. La fioritura del mercato del libro spiega Ricardo Franco Levi, presidente di Aie, «non è limitata all'Italia che però si è distinta per una politica del libro durante la pandemia molto efficace, osservata con ammirazione e spesso copiata. Una politica fatta non solo di sostegni finanziari, ma anche di librerie aperte durante il lockdown».
Qualcosa è cambiato anche rispetto al tipo di acquisto. Il catalogo cresce più delle novità e la classifica dei primi dieci libri più venduti (al primo posto c'è I leoni di Sicilia di Stefania Auci) mostra diversi titoli pubblicati nel 2019 e nel 2020, a sfatare il mito secondo cui un libro «resiste» solo pochi mesi. «Stiamo vedendo l'acuirsi di un fenomeno iniziato anni fa - ha detto Enrico Selva Coddè, amministratore delegato di Mondadori Libri Trade -. Oggi le novità sono meno della metà del mercato, il resto ha più di due anni. È un fenomeno che interessa soprattutto i grandi cataloghi e i piccoli editori. Poi si può discutere di quanto l'ecommerce avvantaggi il catalogo e di quanto le novità avvantaggino le librerie. Quello che è certo è che non basta un canale solo, per quanto possa essere prevalente». Ad avere pesato molto sui dati positivi, secondo Selva, è stata l'App 18, che eroga 500 euro per i consumi culturali ai diciottenni «e l'esplosione del fumetto che arriverà a circa il 6% del mercato». Se l'aumento delle vendite era prevedibile rispetto al 2020 con il lockdown totale, nessuno se lo aspettava rispetto al 2019 pre-Covid. «Bisogna partire dai flussi delle persone e da come hanno organizzato il tempo» dice Stefano Mauri, amministratore delegato del gruppo Gems. «Con la pandemia molti che prima lo disdegnavano hanno accelerato sul digitale. E il web fa bene al libro perché se ne parla molto più lì che al bar. Internet, che spesso è uno spauracchio per gli editori, invece può essere il nostro migliore alleato. Per quanto riguarda la contraddizione tra dati di lettura e vendita non credo che nella ricerca sui dati abbiano considerato i manga. Molti più giovani entrano in libreria perché i fumetti si sono spostati lì dalle fumetterie».
Anche secondo Mauri, tra tutte le misure l'App 18 è stata fondamentale: «Ricordiamo che fino alla sua introduzione il mercato del libro stava smontando. È una misura che mi piace perché non prevede discrezionalità e consente al lettore di scegliere. Poi bisogna dire che in 30 anni non c'è mai stato un ministro con sensibilità per il mondo del libro come Dario Franceschini». Ma c'è un altro fatto importante, dice Levi: «La politica ci ha ascoltato è perché la filiera ha avuto una voce sola». Anche se parlare a nome dei piccoli editori è difficile perché è un mondo complesso e stratificato, Vittorio Anastasia di Ediciclo registra «un clima di sufficiente soddisfazione. Sembra che questo periodo monacale ci abbia fatto bene. Ricordo una riunione, a marzo 2020, in cui tutti, grandi e piccoli, pensavano che se a fine anno fossimo arrivati a meno 20 per cento sarebbe stato un risultato positivo».
Isabella Ferretti, editrice di 66thand2nd, conferma l'importanza della vivacità creata dal web: «La mancanza, per mesi, delle fiere, degli incontri dal vivo, ha fatto sì che ci fosse una riorganizzazione e i principali attori sono stati librai, editori, operatori. Questo ha consentito di convertire i non digitali, ma anche di dirottare i nativi digitali sul libro, cosa che prima avveniva molto meno. In questo quadro i generi più particolari vincono. Credo però che sia importante riuscire a rendere strutturale questo aumento, capendo quanto, nei consumi generali è andato sui libri in mancanza di spese in altri settori. Auspichiamo che alcuni provvedimenti governativi, fondamentali durante la pandemia, possano diventare strutturali». Dai numeri emerge anche un altro dato interessante: le librerie fisiche tornano il primo canale di vendita, superando gli store online. Secondo Aldo Addis, vicepresidente dell'Associazione librai italiani, è stata proprio la pandemia a «far capire quanto siano importanti i librai. Il fatto di non chiudersi nella disperazione nel primo lockdown ma di cercare tutti i sistemi per raggiungere comunque i lettori è stato molto apprezzato e i lettori hanno restituito la visita, una volta riaperti. Sono tornati anche molti che avevano smesso di venire. La legge sul prezzo di copertina che limita gli sconti, poi, è stata fondamentale: dice che per promuovere un libro non bisogna deprezzarlo ma dargli valore». (Corriere della Sera)
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