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La Rai ha compiuto 66 anni: un saio in tv, Padre Mariano

Antonio Tarallo www.youtube.com
Pubblicato il 06-01-2020

Il suo stile ha segnato un’epoca che si perpetua ancora oggi

È la storia del nostro Paese, la Rai. Non possiamo definire se non in questo modo, quella “dicitura” così piccola - composta da sole tre lettere - che sarebbe divenuta, poi, uno degli “strumenti” più importanti di “formazione” dell’unione nazionale italiana. Infatti, il nostro Paese ha conosciuto - rispetto ad altri paesi europei - un’unione politica, civile, assai recente, e il mezzo televisivo - per milioni di italiani - divenne il modo più diretto per sentirsi veramente “nazione”. In fondo, l’Italia ha conosciuto l’“unità” solo nel 1861, ed è solamente con l’avvento della Repubblica ( 2 giugno 1946) che avvenne il vero e proprio percorso di “unione nazionale”. E la Rai, ha contribuito, non poco, proprio a questo processo. Non è un caso che la chiamiamo “Mamma Rai”: è stata lei, a prendere per mano la nazione, e a condurla nel non facile cammino del sentirsi, realmente, “popolo unito”.

Il 3 gennaio del 1954 cominciava in Italia l’era della televisione. Quel giorno di 66 anni fa, la Rai (dopo tre decenni di sola radio) debuttò sul piccolo schermo: l’annunciatrice televisiva Fulvia Colombo sancì l’incipit delle prime trasmissioni del cosiddetto “Programma nazionale”, quella che oggi si chiama Rai 1. Quel 3 gennaio, andarono in onda la prima puntata del telegiornale e l’episodio numero uno della “Domenica Sportiva”, il programma più longevo della televisione italiana. “Radio Audizioni Italiane”, questo il nome ufficiale, all’epoca. Poi venne trasformato nella dicitura che tutti noi abbiamo ben in mente: RAI – Radiotelevisione Italiana. Era il 10 aprile di quello stesso anno. Da quel momento in poi, la Rai ha accompagnato la Storia del nostro Paese attraverso le storie narrate attraverso i telegiornali, le trasmissioni televisive, reportage, filmati, telecronache... e, come si suol dire, “chi più ne ha, più ne metta”.

In questo variopinto panorama di trasmissioni, volti e voci, c’è ne uno che appartiene alla memoria storica non solo della Rai stessa, ma oserei dire dell’intera memoria collettiva nazionale. Il suo volto, con le sue indimenticabili espressioni; il suo incedere con la voce, inconfondibile; la sua eleganza francescana, di una povertà “disarmante”; la sua semplicità, profonda, hanno fatto di questo frate capuccino un vero e proprio “personaggio” che amabilmente entrava nelle case degli italiani per portare il messaggio di speranza di Cristo.

Quando Padre Mariano fu chiamato in Rai era il 1955. Un frate in tv non si era mai visto. Per realizzare le trasmissioni televisive, Padre Mariano era affiancato da un regista, Piero Turchetti. Ma, a sentire quest’ultimo, era - in fondo - lo stesso Padre Mariano a dispensare suggerimenti, per la messa in onda.

“La posta di Padre Mariano”, “In famiglia” e “Chi è Gesù”, questi i titoli delle sue trasmissioni. Tutti scelti dall’arguto e semplice frate cappuccino. Padre Mariano era attento a ogni minimo dettaglio: dalle luci, alla scenografia; dai testi della puntata, alle inquadrature da seguire. Per esempio, la scelta scenografica-registica di mettere, come sfondo, l’immagine di Maria col bambino, dipinta dal suo amico Padre Ugolino da Belluno, potrebbe assurgere a “simbolo” del suo stile: povertà e semplicità. E' il messaggio francescano che vive in quel quadro.

Durante la settimana, il frate preparava minuziosamente le sue trasmissioni, scegliendo le didascalie e le immagini migliori. Era fondamentale, per lui, far giungere subito il messaggio, senza filtri, per entrare nelle case degli italiani, con semplicità ma, al contempo, con profondità di temi e significati. Questo suo modo così particolare, in fondo, potrebbe ben definirsi profetico del mondo della comunicazione di oggi: immediata, con poche immagini-simbolo. Le didascalie, preparate con dovizia, ne sono una prova concreta.

E poi il suo indimenticabile “Pace e bene a tutti”, con il quale concludeva le sue trasmissioni, ha segnato un’epoca che ancora oggi vive, si perpetua, e si rigenera. La incontriamo ogni sabato, grazie alla trasmissione “TG1 Dialogo”. Ed è un dialogo, infatti, che continua in pieno stile... francescano.

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