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In restauro la Cappella di San Martino dipinta da Simone Martini

Riccardo Giacon
Pubblicato il 18-07-2022

Nella Basilica di Assisi hanno operato i più grandi pittori dell’arte medievale

Dopo il terremoto del 1997 e il successivo del 2016 (senza contare tante altre scosse di minore intensità) procede il programma per verificare lo stato di conservazione dei dipinti nella Basilica inferiore della Chiesa di san Francesco in Assisi. Accompagnati da Sergio Fusetti, capo restauratore della Basilica Papale, saliamo sulle impalcature dell’ultimo cantiere, iniziato ad aprile 2022, per il restauro dei dipinti di Simone Martini nella Cappella di san Martino: «La preoccupazione di ogni restauratore è questa superficie – ci mostra Fusetti, picchiettando leggermente con la mano una porzione di intonaco. Il suono sordo rivela che la superficie pittorica dell’affresco non aderisce perfettamente alla superficie sottostante –. Il nostro problema principale – continua Sergio –, non è tanto la pulitura o le integrazioni degli affreschi che dall’esterno renderanno di nuovo bello il dipinto. Ma sono i distacchi, con il rischio delle cadute di intonaco in caso di altri terremoti. E la conseguente perdita irrimediabile degli affreschi. Già da 10 anni stiamo intervenendo e stiamo passando a tappeto tutti i dipinti della Chiesa inferiore per metterli in sicurezza». Gli ultimi due cantieri in ordine di esecuzione hanno dato grandi soddisfazioni. «Questo restauro segue immediatamente quello degli affreschi della cappella della Maddalena nel 2020 e delle quattro vele sopra la Tomba del Santo terminato nel 2021». Dopo i restauri giotteschi che hanno riportato lo splendore del grande maestro, tocca ora ai capolavori realizzati tra il 1313-1318 da Simone Martini. Il pittore senese fu chiamato ad Assisi ad attendere alle Storie di San Martino vescovo di Tours. A differenza delle ambientazioni giottesche, questo ciclo di affreschi presenta un’indole più fiabesca di Simone Martini: «Da vicino – ci fa notare Fusetti –, si può notare tutta la raffinatezza del miniaturista com’era l’artista senese. Molto espressivi sono i volti, le notevoli decorazioni come le aureole punzonate e la ricercatezza degli abbigliamenti delle sue figure, come gli abiti damascati dei soldati. Il campionario dei tessuti è raffinatissimo». 

 

 

 

Quali parti sono maggiormente compromesse? «Il ciclo degli affreschi nella fascia più alta ha sofferto un po’ di più perché nel passato ci sono state infiltrazioni d’acqua piovana, bagnando le volte e le pareti superiori. Sono visibili delle efflorescenze. Già si sapeva di alcune lacune, come il volto di san Martino nella scena della Risurrezione di un fanciullo. Si notano dei graffi per l’incuria nelle pulizie eseguite malamente nell’800. I colori sono ancora belli così, ma possiamo solo immaginare come doveva essere con tutte le decorazioni delle volte a foglia d’oro su sfondo blu». 

 

 

Mentre Fusetti ci mostra i dettagli delle decorazioni originali, la sua squadra di restauratori non si distrae un attimo dal lavoro: «Sono con me da 20 anni. Hanno molta esperienza e passione. Eseguono con competenza e molta pazienza il restauro di questi capolavori. Dall’ultima pulitura sono passati 50 anni ma abbiamo verificato una quantità eccessiva di sedimentazioni. D’altronde in questa chiesa passano dai 4 ai 5 milioni di persone all’anno».

 

 

Una delle prime operazioni consiste nella messa in sicurezza degli affreschi iniettando da micro fori l'emulsione di resa acrilica che farà aderire perfettamente l’affresco al supporto sottostante. Le vecchie stuccature (che risalgono a interventi di restauro precedenti) saranno consolidate o rimosse e sostituite con nuove realizzate con malte adeguate e compatibili con i materiali preesistenti. In seguito, verrà eseguita una pulitura a secco tramite spugne per la rimozione della polvere leggermente fissata, della polvere bianca salina e delle ragnatele. Se necessario si usano impacchi con carta giapponese dove lo sporco è più insistente.

 

 

 

«La bellezza di questo lavoro – continua Fusetti – sta nel fatto che non c’è macchina che possa sostituirci. Nel togliere lo sporco sta alla sensibilità del restauratore decidere di fermarsi quando è opportuno, calibrando la densità e la resistenza dello sporco. A volte si pulisce un metro quadrato al giorno, a volte si riesce a fare solo dieci per dieci cm in una giornata. Poi si passa alla reintegrazione pittorica, nei punti dove la pittura è caduta. Questa è una fase che richiede molto tempo. Si usa l’acquarello perché tutto deve essere reversibile e si usa una tonalità di pittura neutra affinché si distinguano quali parti sono state aggiunte per recuperare la leggibilità dell’affresco».

 

 

Per completare il restauro della Chiesa inferiore mancano ancora due cappelle, quella di sant’Antonio e di san Sebastiano. Poi si procederà con la Maestà di Assisi, l’affresco di Cimabue che ritrae la Madonna col bambino in trono. La Basilica di Assisi contiene un numero di capolavori di arte medioevale superiore a ogni altra chiesa del mondo. Per consentire di farli ammirare alle future generazioni in tutto il loro splendore, la cura è continua e non ci si può mai fermare.

 

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