Imagine di John Lennon, storia di un inno alla speranza
Ci vuole un mondo diverso
Ci vuole un mondo diverso. O, almeno, è necessario immaginarlo. L’immagine evoca suoni e colori, sentimenti che divengono figure precise, lineamenti ben determinati. Il futuro, a volte, sembra così oscuro, così come oscuro è il tempo che si sta vivendo, ora: una guerra - quella che sta spargendo sangue in Ucraina - che non ha senso; il profondo disagio economico che migliaia di persone stanno vivendo in Italia come nel resto del mondo a seguito della pandemia; un pianeta sottosopra nel quale fervono guerre e distruzioni. Un mondo diverso, questo ci vuole. Oppure almeno cerchiamo di immaginarlo.
E a sognarlo, un po’ di tempo fa, c’è stato un artista. In fondo, si sa bene, che l’arte - da secoli - è maestra dell’immaginazione, della creazione di qualcosa di nuovo e di bello: “Immaginate tutta la gente che vive la vita in pace”, parole del cantautore John Lennon, nelle quali ognuno di noi si ritrova. Una semplice canzone che diviene un inno alla speranza; sono delle note, delle parole, che dal 1971 (anno di pubblicazione dell’album Imagine) hanno alimentato e tuttora alimentano gli animi di molti “costruttori di pace”. Il Vangelo ci dice: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. E Lennon, è stato proprio questo: “operatore di pace”, attraverso la musica e la poesia.
Pubblicato in un periodo segnato dal conflitto in Vietnam e più in generale dal contesto della Guerra Fredda, nonché caratterizzato da forti tensioni sociali negli Stati Uniti e nel resto del mondo, Imagine è nata di getto dalla mente di Lennon che compose la melodia su un pianoforte Steinway a Tittenhurst Park, la sua residenza di Ascot, in Inghilterra. Era con la moglie Yoko Ono; scrisse quasi tutte le parole nel giro di pochissimo tempo.
Come raccontato dallo stesso Lennon, il testo di Imagine fu ispirato da una serie di poesie di Yoko Ono inserite nella raccolta “Grapefruit”. Fra queste poesie, una in particolare, colpì profondamente il cantautore inglese: si intitolava “Cloud Piece”; la prima strofa ci dice molto “Imagine the clouds dripping, dig a hole in your garden to put them in”, “Immagina le nuvole che gocciolano, scava una buca nel tuo giardino per metterle dentro”. L’immaginazione aveva fatto breccia nel cuore di Lennon.
Ma c’è un altro testo che ha ispirato la ballata pop-rock. Si tratta di un libro di preghiere cristiane regalato a Lennon dall’attore Dick Gregory. Raccontò l’episodio lo stesso Lennon, pochi giorni prima della sua morte, in un’intervista per il Playboy Magazine rilasciata allo scrittore americano David Sheff: “Il concetto di preghiera positiva può diventare vero se solo riuscissimo a immaginare un mondo in pace, senza alcuna definizione di religione. Questo non significa che non debbano esserci le religioni, ma che bisognerebbe eliminare semplicemente il concetto secondo il quale il mio Dio è più grande del tuo”.
Ma l’immaginazione ha bisogno soprattutto del cuore. Parte sì dalla mente, ma senza cuore non viaggia e - soprattutto - non può diventare realtà. Walt Disney scriveva: “Se puoi sognarlo puoi farlo”. Lennon, a fine brano, ci dice: “Si potrebbe dire che io sia un sognatore ma io non sono l’unico. Spero che un giorno vi unirete a noi”. Forse, è proprio arrivato il tempo di unirsi a cantare quest’inno, magari a squarciagola, cantarlo “dai tetti” (Vangelo di Matteo, cap. 10) perché è possibile "a brotherhood of man/Imagine all the people/ Sharing all the world”, una fratellanza di uomini dove tutte le persone riescono a condividere in pace il mondo.
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