Fiori nel deserto
Una bellezza non irraggiungibile, ma che si manifesta nel bene
Chi ha letto Dostoevskj sa che il suo aforisma «la bellezza salverà il mondo» non parla di una bellezza irraggiungibile, ma di una bellezza che si manifesta nel bene, nella giustizia, nell’amore per il prossimo. Quando penso alla bellezza nata dal dolore, mi viene in mente il Cantico delle creature, una delle poesie più antiche della nostra letteratura, composto da San Francesco in un tempo in cui egli era sopraffatto da numerose sofferenze fisiche.
Nella Vita di Tommaso da Celano, sembra che San Francesco «a seguito di una rottura dei vasi sanguigni dello stomaco, a causa della disfunzione del fegato, ebbe abbondanti sbocchi di sangue […] gli si gonfiò il ventre, si inturgidirono gambe e piedi, e lo stomaco peggiorò talmente che gli riusciva quasi impossibile ritenere qualsiasi cibo», il santo perse quasi del tutto la vista, infatti una severa malattia oftalmica gli impediva di guardare i raggi del sole, proprio quel “frate” Sole lodato nel suo Cantico. Sofferenze fisiche accompagnate da una insofferenza morale, poiché Francesco era consapevole che il suo modo di vivere seguendo alla lettera il Vangelo e gli insegnamenti di Cristo non aveva raggiunto i risultati sperati, infatti qualche anno prima della sua morte si era raccolto attorno ai suo compagni più intimi come frate Leone, il che provò pure le tensioni che caratterizzarono le due correnti all’interno del francescanesimo (da un lato i conventuali e dall’altro gli spirituali radicali).
Chiara gli era stata accanto durante questi anni, sembra che proprio lei si fosse presa cura dei suoi occhi e che Francesco, ospitato nel convento di San Damiano dove la santa viveva insieme alle altre consorelle, le clarisse, avesse lì trovato conforto. Chissà se la vicinanza con Chiara, come ha sostenuto padre Ernesto Balducci, possa aver contribuito alla stesura di questo meraviglioso Cantico, in fondo è l’amore che ci protegge dalle ferite del mondo e che alle donne spetta il compito di prendersene cura, assistendo e accogliendo il dolore degli altri con una grazia che appartiene per natura all’universo femminile. È l’amore, il bene e la bellezza che in un mondo segnato dall’angoscia e dalle storture ci aiutano a tirar fuori una forza vitale tale da concretizzarsi in parole, opere e gesti che diano valore alla vita in tutte le sue forme – come testimonia il Cantico di San Francesco.
Dovremmo avere il coraggio anche noi, attori e nel contempo spettatori in una società piena di contraddizioni, nella quale siamo spesso costretti ad accettare modelli politici e sociali in cui a fatica ci riconosciamo, di manifestare la nostra energia affinché possano aprirsi nelle nostre vite varchi attivi verso nuovi ideali, per cercare di recuperare una nuova spiritualità e rendere grazie a Dio per quel che c’è stato dato. Se solo continuassimo ad affidarci all’amore, come ha fatto San Francesco, specialmente nei momenti di maggiore stanchezza e sconforto saremmo capaci di trasformare il male in qualcosa che dia senso non solo alla nostra vita ma anche alla vita degli altri. Persino nel deserto possono nascere i fiori. (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)
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