Da Napoli con N' Sea Yet per il bene del Pianeta
Intervista a Dario Catania
Ci sono storie che meritano di essere divulgate per far scattare nei più la molla dell’emulazione. Siamo a Napoli, la città in cui gli opposti e i contrari convivono nella più soave armonia. Il degrado ambientale non infuria più. Il merito è delle coscienze che hanno scelto di scacciar via i demoni responsabili delle angoscianti immagini di rifiuti accatastati nei meravigliosi angoli urbani partenopei. Tanti, per fortuna, sono i giovani volontari che hanno scelto di sensibilizzare e bonificare la propria realtà. #Prendi 3 è un punto ormai fermo della città partenopea, che trae ispirazione da #Take3, un’organizzazione australiana no-profit fondata nel 2009 da alcuni amanti del mare.
Un’eco-sommossa nata praticamente sui social, con il nobile obiettivo di sgomberare più plastica possibile dal nostro habitat. Un gioco, sì, al quale partecipare è facile: quando si avvistano tre oggetti di plastica abbandonati sulla spiaggia – in un parco, al mare, o semplicemente per strada – bisogna raccoglierli e documentare l'azione con una foto o con un video che vanno poi pubblicati sul proprio sul profilo Facebook e Instagram, con l’hashtag #prendi3 e #take3. Ad azionare #prendi3 in Italia ci ha pensato Dario Catania*, che a un certo punto ha deciso volare per un po’ in Australia: «Nei tre anni in cui ho vissuto lì pensavo spesso che avrei prima o poi avrei portato #take3 a casa. Così è stato. «Quando sono rientrato, affiancato da un po’ di amici» - ci dice – «Abbiamo dato il via a N' Sea Yet, un progetto a tutela dell’educazione ambientale e a sostegno dell’economia circolare».
La vostra è un’esperienza che dovrebbe essere riproducibile su più ampia scala
«Seppur le nostre azioni si concentrino prevalentemente a Napoli e in Campania, il nostro sguardo è proiettato sul mondo intero. Non solo per confrontarci con le best practies da cui prendere spunto per avviare delle iniziative locali, ma anche per contestualizzare le nostre azioni in uno scenario globale dove i danni ambientali sono preoccupanti. Quando si parla di salvaguardare un territorio, il cerchio non si restringe solo a un'area specifica. È un impegno che deve riguardare tutti. L’obiettivo è di creare una comunità ecologica, al di là delle etichette, simboli e cliché, per un coinvolgimento collettivo, dove la parola d'ordine è fare rete con le realtà locali, creare relazioni, unire le energie verso il medesimo obiettivo: la tutela del nostro Pianeta. Un obiettivo che dovrebbe riguardare tutti e senza neanche troppi sforzi. Basta cambiare alcune abitudini».
Napoli si lascia ormai alle spalle un periodo caratterizzato dalla devianza, dallo smarrimento, dall’incertezza e dal degrado ambientale. A voi il merito di aver contribuito a farla respirare Napoli, insegnando a tutti a far parte della soluzione e non del problema
«Napoli è una città bellissima, dall'inestimabile patrimonio storico, culturale e artistico. Una città dove la tradizione non ha subito il sopravvento della globalizzazione, restando fedele a ricorrenze e usanze che rendono ancora più forte quel legame con il folklore partenopeo. Ma purtroppo Napoli si fa ricordare anche per scenari poco piacevoli, legati più al passato che a oggi. Basti pensare all'ultima emergenze rifiuti del 2010, quando per camminare sui marciapiedi in prossimità dei contenitori della spazzatura, si faceva lo slalom tra i sacchetti. E stringe il cuore ricordare amaramente le foto dei turisti che indignati immortalavano i cumuli di immondizia per le strade della città.
A causa di errori politici e istituzionali, Napoli ha dovuto fare un gran lavoro per rilanciare la sua immagine nel tempo e oggi i primi risultati si vedono. Il tasso di crescita del turismo è un segnale importante di grande ripresa, ma non è il solo a constatare ovviamente la qualità di un luogo. Napul'é mille culur' cantava il nostro amato Pino, ma in quelle quattro parole si concentra davvero l'anima di una città così eterogenea nelle sue sfumature sociali e comportamentali. Negli anni forse abbiamo assistito a un riscatto dei cittadini al rilancio della città. Le associazioni ambientaliste, artistiche e di ricezione turistica si sono rimboccate le maniche per definire un'immagine nuova, più energica, più viva di Partenope. Ma senza i cittadini, i volontari, l'impresa sarebbe stata vana».
Si parla ormai costantemente di Riciclo-Riuso-Riduzione
«È un comportamento richiesto anche dalle direttive europee, recepite anche in Italia, sull’economia circolare e l’impegno del Green New Deal europeo. Insomma pare che finalmente da qualche anno, anche ai piani alti, qualcosa si stia smuovendo. C’è bisogno di incidere sul settore produttivo e fare in modo, non solo di tassare chi inquina – rispettando il principio del “chi inquina paga”– bensì incentivando quelle aziende che decidono di produrre, quindi a monte, in maniera sostenibile sia nei processi che nell’utilizzo dei materiali. Riciclo, Riuso e Riduzione devono diventare comportamenti di ogni cittadino che voglia prendere parte attiva a un miglioramento delle condizioni del nostro pianeta. Prima di tutto ridurre i consumi è fondamentale per evitare sprechi di risorse utili alle generazioni future provando appunto a riutilizzare ciò che già si ha».
Qualche esempio?
«Ridurre l’acquisto di bottigliette d’acqua e portare con se una borraccia, andare a fare la spesa e portare con sé una borsa riutilizzabile oppure uno zaino, inventarsi soluzioni di riciclo creativo con abiti vecchi o altri oggetti riutilizzabili in altre funzioni. Internet, tra l’altro, è piena di video che mostrano idee di come riutilizzare vecchi oggetti oppure anche rotti. Il segreto del Riuso è la passione nel voler cercare di “non abbandonare” un oggetto nell’immondizia. Ciò che non può essere riutilizzato dovrebbe essere riciclato e quindi gettato nel contenitore giusto di modo da non finire in discarica»
E voi ce la state mettendo tutta
«Assolutamente. È per noi un imperativo categorico. Abbiamo perfino costruito una macchina tritaplastica che genera un coriandolato. Siamo riusciti anche a organizzare anche dei workshop per mostrarne il risultato della plastica tritata, divisa per polimeri. Stiamo, inoltre, lavorando a un progetto che possa aiutare tutta la comunità a comprendere ancora di più quanto sia importante riciclare e far sì che l’economia circolare diventi sempre più qualcosa di concreto anche a Napoli. Continueremo a mettercela tutta, e a contribuire così a migliorare il Pianeta».
*Dario Catania presidente di N’SeaYet: progetto di Economia Circolare ed Educazione Ambientale
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