societa

Da Napoli al Madagascar, ecco il policlinico dei poveri

Anna Marchitelli nextonlus.it
Pubblicato il 09-02-2022

Corriere Buone Notizie

Ci sono esistenze che a un certo punto deviano verso l'ignoto, e lì compiono il proprio destino. Luigi Bellini, studioso di biologia evoluzionistica, nato nel 1942 a Montesarchio (Bn), ma cresciuto e vissuto a Napoli, più di 20 anni fa decise di abbandonare mondo accademico, professione privata, famiglia e andare in Madagascar per piantare i germi di una rinascita e offrire alla popolazione malgascia un futuro migliore. «A spingermi in Madagascar sul finire degli anni Novanta – racconta Bellini - la ricerca di una rara specie di Chalcides (Reptlia squamata), studiata da noi ricercatori della facoltà di Biologia dell'università Federico II, guidata all'epoca da Gianfranco Ghiara».

Bellini ricerca il Chalcides tra deserto e acqua, ma non ne trova traccia. Scopre, invece, la realtà delle popolazioni locali: «Il Madagascar, quello non conosciuto dai turisti, è costituito da villaggi di povere capanne - spiega - non esiste acqua potabile, elettricità, non ci sono scuole, ospedali validi. Ovunque sono presenti, in forma endemica, parassitosi, malaria, tubercolosi, colera, persino l'ultimo focolaio di peste al mondo».

Questo impatto, emotivamente sconvolgente, mette in discussione le sue convinzioni, finanche il primato della Scienza nel progresso umano. Dopo tre anni di riflessione decide di trasferirsi in Madagascar. Vende quel poco che possiede e se alcuni apprezzano la sua iniziativa, altri gli danno del «pazzo visionario».

Dal 1998 e per i tre anni successivi si occupa di assistenza nei villaggi, con medici malgasci visita gli abitanti, distribuisce loro medicine, cibo, materiale scolastico: «Era troppo poco - dichiara Bellini - così decido, con i miei soli mezzi e la condivisione generosa delle Suore Battistine di Roma, di progettare ad Antsiranana un centro di diagnostica, radiologia, cardiologia e laboratorio di analisi per servire il Nord del Paese».

Il centro diagnostico
Tra complessità burocratiche e ostilità dei locali verso gli stranieri (i vasah, ovvero l'uomo bianco, colonialista e sfruttatore), nel 2005 viene inaugurato il centro «Le Samaritain». Vi lavorano suore, tecnici e medici malgasci preparati in Italia, mentre volontari italiani e francesi danno un contributo professionale temporaneo.

Prima di iniziare l'attività in Madagascar, Bellini fonda l'associazione «Next onlus» il cui funzionamento e coordinamento in Italia viene assicurato dall'associato Pellegrino Ciotta. Nel 2006 il Ministero degli Affari Esteri riconosce ufficialmente a Next lo status di Ong: «Tuttavia i progetti presentati - spiega Bellini - pur se sempre approvati, non sono mai stati finanziati, poiché, per l'Italia, il Madagascar non un Paese prioritario negli aiuti». Ma Bellini non si ferma e fa conoscere a istituzioni e privati quanto aiuto serve.

Intanto il solo centro diagnostico è insufficiente e si fa strada il progetto di un Policlinico dove curare i malati. La realizzazione inizia nel 2009 e termina nel 2015, anche grazie all'aiuto della Conferenza Episcopale Italiana.

Poi il governo malgascio decide di migliorare il sistema universitario e la Next, pur con i suoi scarsi mezzi, diventa cofondatore della facoltà di Medicina ad Antsiranana, di cui il Policlinico Next è parte integrante, stipulando convenzioni di collaborazione con le università di Benevento, Napoli, Pisa e Genova grazie al chirurgo Umberto Valente.

Difficoltà e gioie
Il percorso di Bellini è costellato di difficoltà, pericoli e delusioni, ma anche di incontri, gioie e riconoscimenti internazionali. È stato affiancato (nel docufilm «Fihavanana» diVernet Damien) a padre Pedro Opeka, missionario candidato al Nobel per la pace, mentre il filosofo Gerardo Marotta lo annoverò, nel 2007, tra gli «Angeli europei che si ergono a difesa dei valori di amore e solidarietà», insieme con Albert Schweitzer, Madre Teresa di Calcutta e Gino Strada.

«In Madagascar ho conosciuto l'atrocità del vivere - dichiara Bellini - ho sperimentato il costo della libertà e del coraggio nella scelta tra oppressi e oppressori» e, pur se sereno, è consapevole di quanto ancora ci sia da fare. Per questo, toccato sia da esperienze personali sia dalla mancanza in Madagascar di strutture per la cura di bambini affetti da autismo (lì percepiti come una maledizione di cui liberarsi, anche con la morte), sta organizzando la prima scuola universitaria per operatori della riabilitazione neuropsichiatrica infantile. (Corriere della Sera Buone Notizie)

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