Le visite dei pontefici

L'intervento di fra Marco Moroni per il Corriere dell'Umbria
«La testimonianza di san Francesco, uomo di pace, dialogo e riconciliazione, è ancora oggi la fonte da cui scaturisce un’ampia disponibilità da parte di noi frati del Sacro Convento e, sono sicuro, di tutta la compagine civile ed ecclesiale assisana, a ospitare dei colloqui di pace che speriamo aiutino a porre fine alla barbarie ormai imperante in Terra Santa e in tanti altri luoghi del mondo».
Sono le parole di fra Marco Moroni, OFMConv, Custode del Sacro Convento di San Francesco in Assisi, nell’intervento pubblicato sul Corriere dell’Umbria di oggi, sabato 28 giugno. La lettera fa seguito all’intervista del direttore del Gruppo Corriere, Sergio Casagrande, all’Ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled del 26 giugno. Nell’intervista era emerso come Assisi – con i suoi valori ispirati alla figura di san Francesco – potrebbe essere un luogo favorevole al dialogo per la pace. Questo l’estratto:
In Italia, e in particolare in regioni come l’Umbria, valori come dialogo, fraternità e riconciliazione sono centrali: basti pensare alla figura di San Francesco. Se una città come Assisi venisse proposta per ospitare un confronto tra Israele e le parti avverse, riterrebbe possibile avviare da qui un processo di dialogo, anche informale, che possa almeno far tacere le armi?
Abbiamo grande ammirazione per l’Umbria e per la città sacra di Assisi, dove sono stato in visita più volte, che ha grande importanza in termini di dialogo e pace, connettendo tra loro vari popoli. Questo è il momento di porsi domande realistiche: Assisi e Roma possono essere luoghi utili per aprire dialoghi e dibattiti anche tra diverse parti. Dobbiamo trovare partner per arrivare a negoziare la pace. Se troviamo persone, anche palestinesi, disposte a sedersi al tavolo del confronto, possiamo farlo anche ad Assisi o a Roma. Purtroppo, però, oggi siamo ancora arrivati a questo punto.
Ecco, quindi, l’intervento integrale di fra Marco:
«Caro Direttore,
ho letto con attenzione l’intervista all’Ambasciatore israeliano Jonathan Peled apparsa sul Corriere dell’Umbria, sul Corriere di Arezzo e sul Corriere di Siena. Ti ringrazio per aver offerto anche questo importante contributo alla conoscenza delle varie posizioni in gioco nella drammatica vicenda che insanguina il Medio Oriente.
Grazie anche per aver suggerito all’interlocutore la possibilità che Assisi possa ospitare “un confronto tra Israele e le parti avverse”, attraverso cui avviare “un processo di dialogo, anche informale, che possa almeno far tacere le armi”.
La risposta dell’Ambasciatore tiene aperta questa possibilità, e ciò mi dà speranza. La testimonianza di san Francesco, uomo di pace, dialogo e riconciliazione, è stata confermata a più riprese nella storia della sua città, in particolare nel luogo dove sono venerati i suoi resti mortali, attraverso eventi che hanno lasciato un segno importante nella memoria collettiva – basti ricordare la grande convocazione delle religioni perla pace da parte di san Giovanni Paolo II nel 1986 e la firma, da parte di papa Francesco, dell’enciclica sulla Fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti” il 3 ottobre 2020 –, è ancora oggi la fonte da cui scaturisce un’ampia disponibilità da parte di noi frati del Sacro Convento e, sono sicuro, di tutta la compagine civile ed ecclesiale assisana, a ospitare dei colloqui di pace che speriamo aiutino a porre fine alla barbarie ormai imperante in Terra Santa e in tanti altri luoghi del mondo. Certo, per incontrarsi occorre la disponibilità al dialogo e al pensare la pace insieme. Non occorre porre precondizioni all’ascolto dell’altro.
Occorre giungere disarmati a parlarsi, come san Francesco e il Sultano, per riuscire ad essere disarmanti!
In questo senso apprezzo molto ciò che papa Leone XIV sta dicendo fin dal giorno della sua elezione e che di recente ha espresso in modo estremamente chiaro e forte: “Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?” (26 giugno all’Assemblea ROACO).
Quindi siano benvenuti ad Assisi coloro che vogliono fare pace. Noi frati ci impegniamo in primo luogo nella preghiera per questo.
E in ogni caso, ad Assisi, a Roma o in qualsiasi altro luogo nel mondo si giunga ad accordi duraturi perché sia pace vera e non semplicemente equilibrio della deterrenza».
Qui l'articolo sul sito del Corriere dell'Umbria: https://corrieredellumbria.it/news/assisi---bastia-umbra/365079/il-custode-del-convento-di-assisi-fra-marco-moroni-assisi-pronta-a-colloqui-di-pace.html
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