Episodio 6: L'incontro con il lebbroso
Nell'incipit del suo Testamento, San Francesco scrive: “quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia” (FF, 110). È il periodo, quello dell'incontro con il lebbroso, durante il quale Francesco sta meditando sulla sua esistenza. Verso questo disgraziato il santo compie un gesto amorevole, di grande compassione. Lo abbraccia e lo bacia, nonostante il ribrezzo alla vista delle sue condizioni. Ha scelto di divenire “cavaliere” di Cristo e pertanto deve “vincere se stesso”, scendendo da cavallo. (FF, 1034).
Occorre premettere che i volti di coloro che avevano contratto la lebbra erano gravemente sfigurati, i loro corpi erano ulcerati e ricoperti di piaghe. La società medievale reagì al rischio del contagio semplicemente respingendo questi infetti all'esterno delle città e privandoli di ogni dignità. I lazzaretti erano luoghi di estrema sofferenza e solitudine. L'episodio, ricorda padre Enzo, non è riportato tra gli affreschi di Giotto che narrano la vita di San Francesco nella Basilica d'Assisi. Tanta era diffusa la ripugnanza nei confronti di questi uomini che invece il santo considerava invece “fratelli”. Ricordiamo anche l'atteggiamento premuroso e accogliente di Cristo nei confronti di questi uomini, in evidente contrasto con la legislazione dell'epoca che anche escludeva categoricamente i lebbrosi dalla comunità considerandoli impuri, oltre che malati infetti.
Padre Enzo, ancora, rievoca le parole ascoltate da papa Francesco durante il suo primo viaggio ad Assisi. Il 4 Ottobre del 2013, rivolgendosi ai disabili ospiti dell'Istituto Serafico il pontefice ha ricordato che Cristo si “nasconde in queste piaghe”, nelle ferite dei poveri e degli abbandonati al giorno d'oggi. La cultura dello “scarto” si oppone alla cultura dell'accoglienza, che è quella per la quale si è adoperato Francesco d'Assisi. Attraverso quel lebbroso il Cristo ha parlato al santo “lo ha cambiato, gli ha fatto capire ciò che vale veramente nella vita: non le ricchezze, la forza delle armi, la gloria terrena, ma l’umiltà, la misericordia, il perdono”.
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