Enzo Fortunato: Le tappe di un dialogo iniziato nel 1219
Oggi la comunità di Sant’Egidio, le famiglie francescane e la chiesa di Assisi si fanno portavoce della parola del Papa: una risposta di pace a una «silenziosa» terza guerra mondiale
E' il 1219 e Francesco d'Assisi si reca, contro il parere di tutti e in piena crociata a Damietta e incontra il sultano, Malik al Kamil: i crociati con la parola delle armi, lui con la parola della pace. I primi irroravano di sangue la terra, il secondo cercava di irrorare di pace il cuore degli uomini. L’incontro oltre che ad essere storico, è la porta che l'Oriente apre all'Occidente e viceversa. Sono due uomini illuminati che lasciano spalancata ogni possibilità: "Anche il sultano vedendo l'ammirevole fervore di spirito e la virtù dell'uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui […]".
Quali sono gli incontri maturati da questo primissimo dialogo interreligioso? Quali le conseguenze? "E' solo scenografia? O intuizione geniale, profetica di Giovanni Paolo II? Tra Russia e Stati Uniti la tensione è altissima, i due presidenti Gorbačëv e Reagan stanno per far precipitare il mondo in una guerra. Giovanni Paolo II convoca ad Assisi i leader religiosi del pianeta, le resistenze non mancano. Il papa non si arrende e chiede di far tacere le armi. E la sera del 27 ottobre 1986 dirà: "Ciò che abbiamo fatto oggi ad Assisi, pregando e testimoniando a favore del nostro impegno per la pace, dobbiamo continuare a farlo ogni giorno della nostra vita". La conseguenza arriverà nel 1989 quando cade l'emblema della guerra fredda: il muro di Berlino.
Il focolaio che si incendia in Bosnia Erzegovina rischia di infiammare l'intera Europa. Il conflitto provoca più di 10mila vittime e in questo contesto ancora una volta è la chiesa a convocare i leader delle principali fedi europee: cristiani, musulmani ed ebrei. Tutti accettano. Da lì a pochi anni la firma di pace: il trattato di Dayton.
Nel 2001 protagonista di una pagina drammatica è l'altra parte del mondo, l'America con la morte di circa 3mila persone. La tragedia dell'11 settembre. E' la Jihad che nel nome di Dio uccide l'uomo. La risposta è ancora Assisi con tutti i leader religiosi per una "Giornata mondiale di preghiera". L'appello comune commuove tutti. E' contro la strumentalizzazione della fede: "Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore".
Il percorso continua e si arriva al 25esimo anno da quella prima intuizione. E' Benedetto XVI che inaspettatamente risponde all'invito delle famiglie francescane e del vescovo di Assisi convocando tutti i leader religiosi insieme per la prima volta ai non credenti. Emblematiche le lacrime della Kristeva: "Ecco perché, in questa vostra terra d'Assisi, i miei pensieri si rivolgono a san Francesco: che non cerca tanto di essere compreso, ma di comprendere, non tanto di essere amato, ma di amare".
Oggi i frati di Assisi si fanno portavoce della parola del Papa: una risposta ad una "silenziosa" terza guerra mondiale. Dopo gli attentati in Francia, Siria, Pakistan... la risposta al nuovo terrore è il Santo della fraternità: "Fa di me uno strumento della tua pace". La notizia dell'arrivo del Pontefice giunge il giorno dopo i colloqui con il presidente della Francia, Francois Hollande, (17 agosto) una delle nazioni più martoriate dagli attentati. Siamo in cammino per costruire ponti di dialogo e per abbattere i muri dell'indifferenza e della violenza. Questo è l'impegno di Assisi con la consapevolezza che papa Francesco detta prima del suo arrivo: "Non sono sufficienti, i grandi incontri internazionali. È dai piccoli gesti quotidiani che si può costruire la pace nel mondo". È ciò che il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, sottolinea in questi giorni.
(dal Corriere della Sera del 13 settembre 2016)
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