religione

Storia del titolo cardinalizio. La Chiesa e i cardinali

Antonio Tarallo
Pubblicato il 29-10-2020

Origine, definizione, i concistori

Dal latino cardo che vuol dire "cerniera", "cardine": è il centro di rotazione, il punto centrale di accordo. I cardinali, infatti, aiutano il pontefice nell'amministrazione della Curia romana e più in generale nel governo della Chiesa universale. Il termine cardinale si riferiva a quei prelati che coadiuvavano il Vescovo di Roma durante le liturgie: erano proprio i “cardinali” a  porsi, appunto, ai quattro punti cardinali dell'altare. Quando il papa, per il governo della Chiesa, cominciò a chiamare presso di sé alcuni collaboratori, scelti tra i chierici della sua provincia ecclesiastica, questi furono chiamati “cardinali”.

La storia del titolo di “cardinale”

Al tempo di papa Cleto (I secolo) 25 presbiteri coadiuvavano il pontefice nel governo della comunità cristiana. Da essi nacque il titolo di cardinale presbitero, in quanto titolare di una chiesa della Diocesi di Roma; sette erano invece le diaconie, dal numero di dipartimenti (regiones) in cui la città di Roma era stata divisa per la cura dei poveri, ciascuno affidato ad un diacono. Da essi nacque il titolo di cardinale diacono.

Fu la costituzione apostolica “In nomine Domini” di Papa Niccolò II che cominciò a definire meglio questo nuovo ruolo all’interno della Curia Romana: con questo documento si decretò che il diritto di elezione del papa doveva essere riservato ai soli cardinali vescovi romani. Questi dovevano raggiungere l'unanimità. Successivamente, nel 1179, papa Alessandro III, con la Costituzione Apostolica “Licet de vitanda discordia”, conferì l'elettorato attivo a tutti i cardinali (cardinali vescovi, cardinali presbiteri, cardinali diaconi). La maggioranza per l’elezione a Pontefice fu stabilita  al numero di due terzi. Fu papa Gregorio X, nel 1274, con la sua “Ubi periculum” a introdurre il famoso scrutinio segreto per elezione a pontefice: il “conclave”, con la chiave. 

Il 1918 rappresenta un anno importante per la storia di questo importante titolo all’interno della Chiesa: papa Benedetto XV, con la promulgazione del nuovo Codice di Diritto Canonico, decretò che tutti i cardinali dovevano essere ordinati presbiteri. Nel 1962, papa Giovanni XXIII dispose la consacrazione a vescovo per tutti i cardinali.

E’ il pontefice a scegliere i nuovi cardinali. Questi, successivamente,  vengono creati nel concistoro. Quest’ultimo rappresenta la riunione formale del Collegio cardinalizio (già Sacro Collegio) della Chiesa cattolica. Le nomine dei nuovi cardinali sono generalmente annunciate in anticipo, ma solo con la pubblicazione formale del decreto papale durante il concistoro l'elevazione al rango cardinalizio acquista effetti. 

Il numero dei cardinali fu fissato in 70 da Sisto V nel 1588, in memoria dei 70 anziani d'Israele scelti da Mosè durante l'esodo. Nel 1958 Giovanni XXIII ne ampliò poi il numero. Con papa Montini,  Paolo VI, con il suo Motu proprio “Ingravescentem Aetatem” si decretò che al compimento dell'ottantesimo anno di vita i cardinali perdessero il diritto di entrare in conclave (e quindi a eleggere il papa) ma non quello di poter essere eletti. Il numero massimo di cardinali fu fissato a massimo centoventi.  Papa Giovanni Paolo II superò questo numero, nominando - durante il suo lungo pontificato - ben 231 cardinali, provenienti da 69 nazioni. 

Con il concistoro del 14 febbraio 2015, il Sacro Collegio ha raggiunto il numero di 227 cardinali viventi (compresi i non elettori), provenienti da 73 nazioni: è stato, questo, un record storico, mai raggiunto prima nella storia della Chiesa cattolica. Al 29 settembre 2020 - data dell'ultima creazione di nuovi cardinali  - i membri del Sacro collegio è arrivato a  219, dei quali 120 elettori. E, ora, dal prossimo 28 novembre altri 13 cardinali faranno parte della Curia Romana. Fra questi c’è un saio francescano, Padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento d’Assisi. 

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