religione

Sindone e Sudario di Oviedo: «Tracce di sangue sovrapponibili»

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«Tutte le informazioni apportate dallo studio e dalla ricerca» sulla Sindone di Torino e sul Sudario di Oviedo «sono in accordo con quello che, dal punto di vista della Medicina forense, ci si dovrebbe aspettare che avvenisse su delle tele con queste caratteristiche se avessero coperto la testa di un cadavere con tutte le lesioni che patì Gesù di Nazareth, proprio come si racconta nei Vangeli». Lo ha affermato oggi il medico forense spagnolo Alfonso Sánchez Hermosilla al convegno del Centro Internazionale di Sindonologia che si è svolto oggi a Torino, dedicato all'aggiornamento sulle «principali tematiche» riguardante la Sindone.

Si tratta di un incontro non pubblico, ma riservato ai membri del Centro e quest’anno esteso anche ai gruppi e organizzazioni che in tutto il mondo collaborano con il Centro di Torino.  Sono infatti arrivati dalla Francia, Inghilterra, Spagna, Perù, Messico, Brasile e Bolivia più di 300 studiosi ed esperti. «Anche questa volta», ha spiegato Gian Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo della Sindone,  «al centro del dibattito e degli interventi, non è il tema dell’autenticità del Telo. Scopo dell’incontro è fare il punto su alcuni temi della ricerca sindonica che necessitano di approfondimento, quali ad esempio il ruolo della ricerca palinologica ed il significato della ricerca storica ed informatica sulla Sindone».

Tra gli esperti ha preso la parola anche Sánchez Hermosilla, direttore del EDICES (Gruppo di Investigazione del Centro Spagnolo di Sindonologia), il medico forense che ha continuato gli studi intrapresi negli anni Sessanta da monsignor Giulio Ricci sul Sudario di Oviedo. «La somiglianza nella morfologia delle macchie e la dimensione delle stesse con la Sindone di Torino», fece pensare  a Ricci «che aveva effettivamente trovato la reliquia di cui parla San Giovanni» nel suo Vangelo, quando accenna al sudario nel sepolcro. «Dal punto di vista dell’antropologia forense e della medicina forense - ha continuato Sánchez - tutte le informazioni messe in evidenza dall’investigazione scientifica, sono compatibili con l’ipotesi che la Sindone di Torino e il Sudario coprirono il cadavere della stessa persona».

Il Sudario di Oviedo è una reliquia che si conserva nella cattedrale di “El Salvador” a Oviedo, in Spagna, nella Camera Santa utilizzata come cappella del palazzo durante il regno del re Alfonso II, un edificio annesso al palazzo e costruito con l’intenzione di alloggiare il Sudario insieme ad altre reliquie dallo stesso re. «Questa tela si trova in questa regione della Spagna del nord dall’anno 812 o 842» ed «è confezionata in lino; ha una dimensione di circa 84 + 54 centimetri». La struttura tessile della Sindone e del Sudario «hanno la stessa composizione, concretamente lino, identico spessore delle fibre, sono filati a mano e con una torsione a “Z”, anche se sono stati tessuti in modi differenti: sargia a spiga per la Sindone e motivo ortogonale (taffettà) per il Sudario».

Nel Sudario non compare nulla di simile all'immagine misteriosa presente nella Sindone e prodottasi dopo che il corpo avvolto nel lenzuolo lo aveva macchiato d sangue e fluidi. Vi si trovano infatti soltanto tracce di sangue e altri fluidi corporali «provenienti da un cadavere umano», come già aveva affermato nel 1985 il professor Pierluigi Baima Bollone, confermando che inoltre il sangue era del gruppo AB, dato che fu confermato posteriormente dal dottor José Delfín Villalaín Blanco.

«Lo studio morfologico delle macchie presenti sulle due tele - ha affermato Sánchez - manifestano un’evidente somiglianza tra loro, la causa si deve al fatto che il cadavere che le originò fu trattato con molta cura in entrambi i casi». Certo, ammette lo studioso spagnolo, «bisogna tenere in conto che questa somiglianza morfologica tra le macchie di sangue potrebbe non essere rilevante: teste diverse possono dare macchie molto simili, così come una stessa testa può dare macchie molto diverse. Nonostante ciò - ribadisce - entrambe le formazioni si corrispondono molto bene, se si confrontano entrambe le reliquie, sia per la relativa posizione, sia per la dimensione superficiale, a cui bisogna aggiungere la concordanza delle distanze tra le lesioni che originarono le macchie».

Sánchez Hermosilla ha fatto notare come il Sudario di Oviedo «nascose il volto del cadavere» prima che questo fosse avvolto nella Sindone di Torino. «Dal punto di vista della Medicina forense, appare un elevato numero di concordanze tra le lesioni che si notano nell'immagine sindonica, e quelle che si possono osservare nello studio criminalistico del Sudario di Oviedo. Inoltre, tutte queste lesioni, concordano con le scoperte che, ai suoi tempi, realizzò lo STURP attraverso l'uso del VP8».

Tra le evidenze che il medico spagnolo ritiene più importanti si segnalano le macchie di sangue attribuire alle spine della corona che «appaiono in entrambe le reliquie con una grande somiglianza nella distanza che le separa tra di loro». La superficie «occupata dalla narice in entrambe le tele è molto simile, nel Sudario di Oviedo occupa un'area di 2.280 m², e nella Sindone di 2.000 m². Così anche verso la metà della regione destra del naso appare una zona infiammata con una superficie di 100 mm² nel Sudario e di 90 mm² nella Sindone».

Inoltre, una delle macchie del Sudario di Oviedo «sembra compatibile con alcune delle ferite causate dal Flagrum Taxilatum» - il flagello usato per colpire l'uomo sindonico - «nella parte destra del collo, e risulta essere compatibile con alcune delle impronte della Sindone di Torino attribuite a questa stessa ragione. Nella regione occipitale appaiono macchie di sangue vitale, cioè che si versò quando il condannato era ancora vivo, sono molto simili in entrambe le tele e sembrano relazionarsi con le lesioni del cuoio capelluto, inoltre risultano essere in accordo con quelle che produrrebbe una corona di spine».

«All’altezza della 7° vertebra cervicale, o vertebra prominens, nel Sudario di Oviedo - continua lo studioso - compare una macchia che prende la forma di una farfalla, e che si poté originare come conseguenza della precisa cucitura della tela di Oviedo ai capelli del cadavere unto di sangue ancora fresco. Questo modo di cucire la tela alla capigliatura ne produsse la forma che si può osservare nell'immagine sindonica e che alcuni autori credettero di identificare con una specie di codino o addirittura una treccia, costituendo un’altra prova dell'influenza che ebbe l'utilizzo anteriore del Sudario rispetto alla Sindone. Ad entrambi i lati di questa macchia ne appaiono altre causate dai fluidi cadaverici, e che sono simili nella Sindone e nel Sudario».

Sánchez ha anche affermato che sul Sudario di Oviedo compare una macchia localizzata proprio nell’angolo inferiore sinistro del rovescio della tela, «che potrebbe essersi prodotto come conseguenza dell’orifizio di uscita della lesione causata dalla lancia, questa macchia ha la sua equivalenza nella Sindone di Torino e potrebbe essere passata inosservata fino ad allora per la sua somiglianza morfologica con le macchie attribuite alla flagellazione. Oltre a questa macchia, appaiono segni indiretti della lancia, così come gli abbondanti coaguli di fibrina che compaiono nella cosiddetta macchia diffusa e macchia a fisarmonica».

Le ricostruzioni tridimensionali del volto dell'uomo della Sindone sono compatibili con le macchie presenti nel Sudario. «Dopo aver conosciuto le proporzioni craniometriche presenti in entrambe le reliquie, e una volta realizzata la loro comparazione, si evince che sono concordi, ciò che ha permesso allo scultore D. Juan Manuel Miñarro López di realizzare una ricostruzione del volto dell’Uomo della Sindone. Questa ricostruzione è totalmente compatibile con il volto dell’Uomo del Sudario, non solo per le sue proporzioni antropometriche, ma anche nelle lesioni traumatiche che presentano entrambe».

«Di fatto, si verificò anche la compatibilità del volto una volta scolpito, dato che si colorò nelle regioni anatomiche che sono macchiate di sangue nel Sudario di Oviedo, sopra di loro venne messa una tela con molta attenzione in modo da scoprirlo successivamente e verificare il risultato; le impronte risultanti apparvero molto simili a quelle della tela di Oviedo».

Infine, incrostato in un coagulo di sangue proveniente dal Sudario di Oviedo, «si è scoperto un granello di polline che è stato morfologicamente identificato dalla biologa dell’EDICES Marzia Boi come appartenente al genere botanico Helicrisum, ed è compatibile con altri pollini analoghi trovati da altri investigatori sulla Sindone di Torino. Questa scoperta, oltre a mostrare un’ulteriore analogia tra le due reliquie, potrebbe appoggiare l'ipotesi di Marzia Boi secondo cui parte dei pollini potrebbero essere arrivati alle tele procedenti dagli unguenti con cui fu avvolto il cadavere». (Vatican Insider)

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