religione

San Francesco nell'opera di carità della beata Maria Lorenza Longo

Antonio Tarallo
Pubblicato il 21-10-2021

Tra le note di Branduardi, i Fioretti di Francesco e le periferie di oggi 

Frate Francesco parlò: Con te io peccherò. Nel fuoco si distese, le braccia a lei protese. Lei si pentì, si convertì così Francesco partì per Babilonia a predicare”. Termina così la filastrocca-ballata, Il Sultano di Babilonia e la prostituta , scritta e interpretata magistralmente dal cantautore Angelo Branduardi. Il testo della canzone  è chiaramente  ispirato ai Fioretti di San  Francesco, al Capitolo ventiquattresimo intitolato “Come santo Francesco convertì alla fede il Soldano di Babilonia e la meretrice che lo richiese di peccato”. L’ episodio è conosciuto da tutti come la conversione istantanea della bellissima  meretrice, che con le sue arti seduttive tenta nella carne  il Santo di Assisi:  “E menolla a uno grandissimo fuoco che si facea in quella casa e in fervore di spirito si spoglia ignudo, e gittasi allato a questo fuoco in su lo spazzo affocato e invita costei che ella si spogli e vada a giacersi con lui in quello letto ispiumacciato e bello. E istandosi così santo Francesco per grande ispazio con allegro viso, e non ardendo né punto abbronzando, quella femmina per tale miracolo ispaventata e compunta nel cuor suo, non solamente sì si pentè del peccato e della mala intenzione, ma eziandio si convertì perfettamente alla fede di Cristo, e diventò di tanta santità, che per lei molte anime si salvarono in quelle contrade”. 

A tirar fuori dai guai le fanciulle costrette a fare il vile mestiere di prostituta, qualche secolo più tardi nella Napoli del Cinquecento fu una nobil donna di origine spagnola: Maria Llorença Requenses Llong. Giunta a Napoli  nel 1506 per seguire il marito Giovanni, Reggente del Vicereame di Napoli, guarì da una forma di paralisi durante una celebrazione eucaristica al Santuario di Loreto, cambiò nome in Maria Lorenza. Dopo essere rimasta vedova, cominciò a dedicarsi alla carità nei confronti dei napoletani, per i quali fece costruire l’ospedale di Santa Maria del Popolo, detto degli Incurabili. Fondò in seguito il monastero di Santa Maria di Gerusalemme (detto “delle Trentatré”), dove si ritirò gravemente ammalata. La sua morte viene fissata dagli studiosi tra il 1539 e il 1542, ma la prima data è la più probabile. La sua fama di santità è sempre stata viva nell’Ordine delle monache Clarisse Cappuccine, sorto proprio nel monastero delle Trentatré, e nella città di Napoli. 

L’Ospedale degli Incurabili: quanto ricorda questo nome il famoso tugurio francescano. La beata terziaria francescana, e fondatrice delle Clarisse  cappuccine secondo la Regola di Santa Chiara, segue le orme di frate Francesco d’Assisi. Essere vicino agli ultimi degli ultimi diventa per lei missione d’Amore. Così era stato per il Santo Poverello. Toccare le ferite vuol dire toccare Dio, Cristo sulla Croce. Napoli ed Assisi, con lei, si toccano, si congiungono: cambia il luogo, ma i poveri sono universali. Periferie di Napoli e luoghi malmessi dell’Umbria del ‘200 si rassomigliano. Così come oggi le periferie del mondo, tanto care ad un altro Francesco, Papa Francesco. E’ la storia dello spirito francescano che si perpetua, perché non ha mai fine. 

 

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