PRESEPE ASSISI, COME LA FAMIGLIA DI NAZARET
Il presepe della basilica, costruito sulle macerie della Basilica di Norcia, sarà il simbolo di questa prossimità
Il Natale che puntualmente ritorna, con le sue luci e i suoi riti (anche laicissimi), rende ancor più penosa la situazione di chi nel terremoto di agosto e in quello di fine ottobre ha perso tutto, affetti, case, cose care, trovandosi a contatto con un panorama ieri noto e familiare e oggi terrificante. È una situazione, la loro, di estrema precarietà e grande povertà, che li rende straordinariamente prossimi alla condizione sperimentata dal Verbo di Dio, onnipotente eppur fattosi debole, piccolo e sottoposto alla furia degli eventi. L’iniziativa dei frati di Assisi di utilizzare, nel presepe posizionato davanti alla Basilica di San Francesco, delle pietre provenienti dalla Basilica di Norcia mostra così la straordinaria prossimità delle esperienze vissute dalla famiglia di Nazaret e da molti abitanti di Lazio, Marche e Umbria, contribuendo a tenere accesi i riflettori su una situazione di sofferenza, ricordando a tutti il dovere – che abbiamo – di non dimenticare.
Sì, non dobbiamo dimenticare! Francesco non dimenticò mai la precarietà in cui la Santa Famiglia era venuta a trovarsi, tanto che «non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata», alla nascita del Figlio, «la Vergine poverella. Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l’indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra». Nel Natale egli vedeva la festa delle feste e a Greccio – a pochissima distanza, dunque, dai luoghi più duramente colpiti – volle farsi «bambino col Bambino». Egli stesso amava dire che se avesse avuto la possibilità di parlare con l’imperatore l’avrebbe pregato, per amor di Dio, di emanare un decreto che costringesse ogni anno, a Natale, tutti i podestà delle città e i signori dei villaggi a chiedere agli abitanti dei loro luoghi di spargere sulle strade frumento e altre granaglie affinché gli uccelli, e in special modo le allodole, potessero mangiare a sazietà in un giorno tanto solenne. Si sarebbe inoltre dovuto provvedere a buoi e asini, gli animali che avevano riscaldato il Bambino Gesù adagiato nella mangiatoia. E non solo: i ricchi avrebbero inoltre dovuto sfamare i poveri. Non voleva, dunque, che a Natale vi fossero persone bisognose: almeno in quel giorno bisognava adoperarsi per lenire le disuguaglianze, perché la gioia avesse il predominio assoluto.
Noi non dobbiamo dimenticare, perché non solo in quel giorno, ma in ogni giorno si appianino le disuguaglianze e giustizia e solidarietà consentano a tutti i figli di Dio di prender parte in egual maniera al banchetto della vita!
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