Pizzaballa: Il Santo Sepolcro è luogo, immagine, parola ed evento
La croce gloriosa di Cristo ovvero il mistero pasquale
“Luogo” santo per eccellenza, perché scrigno della nostra fede, ciò che di più caro abbiamo come cristiani: la croce gloriosa di Cristo ovvero il mistero pasquale. “Immagine”, perché esso è lo specchio di ciò che siamo: feriti dalle contraddizioni e dalle divisioni, ma anche amati da Gesù, la vera Icona del Padre, che può non solo curare, ma anche trasfigurare le nostre piaghe. “Parola”, perché da qui è risuonato il primo kerygma pasquale, l’annuncio dell’angelo alle donne: Non è qui. È risorto! […] E vi precede in Galilea (Mt 28,6-7). “Evento”, perché la risurrezione di Cristo si attualizza ogni giorno nei Sacramenti e nella nostra storia concreta. Proprio nel Sepolcro, dove sono evidenti le ferite che abbiamo inferto sul corpo di Cristo che è la Chiesa, desideriamo mostrare la nostra volontà di curarle e preghiamo perché si ricostituisca la veste di Cristo lacerata al momento della sua passione (cf. Gv 19,23) e così possiamo essere “una cosa sola” (Gv 17,11), secondo la sua volontà. La nostra Chiesa, quindi, non può rimanere ripiegata sulle sue ferite, ma ricordare che può rialzarsi ogni giorno con il suo Signore dalle cadute passate.
Qui a Gerusalemme tutti hanno la tentazione di vivere “nel loro piccolo mondo”. Sento che non possiamo rinchiuderci nei nostri “cenacoli”, né nelle nostre paure, ma al contrario siamo invitati a leggere la nostra realtà ecclesiale alla luce dell’incontro con Cristo risorto. Se, da un lato, siamo la Chiesa del Golgota, dall’altro non possiamo “vivere in lutto”: siamo anche la Chiesa della tomba vuota e della risurrezione! Desideriamo veramente essere, come la prima comunità apostolica, la Chiesa del Cenacolo, che in Cristo supera muri e porte chiuse, sempre più “estroversa”, aperta all’altro, libera e piena di parresìa. Il ruolo di Gerusalemme è quindi quello di un “cuore pulsante”, che deve avere un continuo ritmo di “sistole e diastole”: tutte le genti guardano e accorrono a Gerusalemme (e ci auguriamo che i pellegrini tornino al più presto!), mentre noi, a nostra volta, dopo essere corsi al sepolcro vuoto, da Gerusalemme siamo chiamati a uscire, a lasciarci coinvolgere nel “dinamismo della Pasqua”, a correre a evangelizzare il mondo con Cristo, come gli apostoli, smettendo di piangere su noi stessi.
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