religione

Padre Antonio Ludovico Sala, una vita di preghiera e di assistenza ai malati

Gianluca Giorgio
Pubblicato il 29-10-2020

Il frate fu il fondatore dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma

In un piccolo ospedale della Provincia di Roma, un frate scende dal calesse e si dirige, con passo sicuro, verso il piccolo nosocomio. Lo chiamano “il professore” in quanto, se visitati da lui, tutto si risolve bene. Lo sanno bene le donne e gli uomini del posto, che sono stati beneficati dalla sua opera. Il suo nome è padre Antonio Ludovico Sala.

Padre Sala non è un cattedratico, non ha la docenza universitaria, ma è un religioso, figlio della Congregazione fondata da padre Monti. È un uomo alto, robusto, ha i capelli rossi e conosce l'arte medica, come il suo breviario. È bravo padre Sala, nel comprendere la patologia e trovarvi rimedio, ma soprattutto vive la sofferenza del malato ed a questa si dirige, curando il copro.

La Congregazione, di cui fa parte, sono i Figli dell'Immacolata Concezione, fondati da padre Luigi Maria Monti. Questi hanno visto la luce nel 1857 ed il loro scopo è quello di essere vicino ai malati. E' un Ordine ospedaliero formato da religiosi laici, di cui alcuni sono anche sacerdoti. A questi appartiene padre Sala.

Antonio Ludovico, nasce il 30 aprile 1857, ad Aicurzio, un paesino in provincia di Monza ed in Brianza. I genitori lavorano la terra. La sua è una famiglia semplice, ma solida dal punto di vista morale e della fede. Il ragazzo cresce, forte e sano. Ha un carattere deciso che ne evidenzia le ottime doti ed il cuore. Accanto a ciò si distingue per un particolare interesse per i cavalli e per l'equitazione- Prima di entrare in Congregazione, dà una mano, ai genitori, nei campi fin quando una sera, mentre rientra, con una comitiva di amici a casa, a cavallo, si ferma a contemplare l'immagine di un Crocifisso, in una cappella nei pressi di Campegorino: li avviene l'incredibile.

Il ragazzo vide una forte luce e sentì', interiormente, la voce di Dio  che lo chiamava ad abbracciare la vita religiosa. Nessuno dei presenti si accorse di ciò, se non il diretto ed unico interessato. Grazia, folgorazione, percezione, si può dare il nome che si vuole all'avvenimento, ma una cosa è certa, quell'istante fu ricordato, dal religioso, per tutto il corso della propria vita tanto da dedicarla ai  malati nel corpo e nello spirito.

Di lì a poco, entra nella novella istituzione. Terminati gli studi, essendo ancora molto giovane, viene ordinato sacerdote, attendendo al servizio dei  malati  e dei più poveri. La sua esistenza fu la preghiera che illuminava le sue giornate e l'assistenza ai malati. La comunità che visse con lui, lo ricorda come un religioso autentico e molto attento al sociale. Nel 1907 grazie ai suoi studi ed alla perizia, ottenuta nel campo medico, realizzò la prima pomata per la cura della tigna, allora diffusa nell'agro romano e nelle zone limitrofe al centro di Roma.

Nel 1912 i Figli dell'Immacolata Concezione, e padre Sala avendo una comunità presso la zona dei Monti di Creta, a Roma, ottennero l'autorizzazione dalla Autorità pubblica, di fondare un loro primo Sanatorio, per la cura delle malattie della pelle, soprattutto per l'assistenza medica delle persone in difficoltà. Nel 1925 venne edificato il primo padiglione della struttura che, attualmente, è l'Istituto Dermopatico dell'immacolata: Padre Sala ne fu il fondatore ed il  primo direttore.

Chi ebbe la fortuna di conoscere il religioso, lo ricorda devoto, attento ed osservante della Regola e delle Costituzioni, scritte da padre Monti per i suoi figli. Come religioso dedito alla cura dei sofferenti fu un padre, pieno di amore e solidarietà con chi si trovava davanti. Le molte testimonianza sulla sua vita ricordano la dedizione, la bontà e la grande professionalità. L'ultimo anno dell'esistenza del sacerdote, fu segnato da una forte diminuzione della vista, per cui un confratello, lo doveva  accompagnare, in cappella, per la preghiera in comune. Spirò nel 1936, certo di aver realizzato quella voce, sentita anni prima davanti a quel Crocifisso, che gli aveva messo nel cuore il dolce spirito della carità, per gli  ultimi ed i malati. (AciStampa)

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