Le visite dei pontefici

Le origini. Un viaggio nei cimiteri nostrani tra illustri nomi
“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne”, così iniziava una famosa poesia di Ugo Foscolo, il poeta romantico nostrano, per eccellenza. Il carme non poteva che avere come titolo - proprio - “Dei Sepolcri”, composto da ben 295 versi, in seguito a una conversazione avuta con Ippolito Pindemonte, in merito alla questione contemporanea ai due personaggi dell’editto di Saint Cloud emanato in Francia nel 1804, e poi reso effettivo anche in territorio italiano nel 1806: la legge obbligava la tumulazione fuori dai centri abitati per ragioni igieniche. In precedenza le tombe erano all’interno delle chiese.
Ma come nasce, nella Chiesa, l’idea di dedicare un giorno particolare alla “commemorazione dei defunti”? Facciamo un bel viaggio nel tempo. E di non pochi anni. Anno 928 d. C. Spostiamoci a Cluny, e troveremo qui l’abate Odilone, molto devoto delle anime del Purgatorio. Si narra che uno dei suoi confratelli, di ritorno dalla Terra Santa, gli raccontò di essere stato scaraventato da una tempesta sulla costa della Sicilia. Qui incontrò un eremita, il quale gli raccontò che spesso aveva udito delle anime del Purgatorio, provenienti da una grotta. Fu così che l'abate Odilone, ordinò a tutti i monaci del suo ordine di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti.
Leggiamo, allora, cosa ci dice il Martirologio romano, il libro della Chiesa che costituisce la base dei calendari liturgici che ogni anno determinano le feste religiose, su questa importante “memoria”:
“Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella quale la santa Madre Chiesa, già sollecita nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro di cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna”.
Il giorno è particolare, davvero. E’ un momento in cui, ogni persona, ricorda i propri defunti, chi con una semplice preghiera, chi recandosi ai cimiteri per deporre un fiore davanti la tomba del “proprio caro”. Certo, viene in mente un altra poesia, di ben altra natura, la più che nota “A livella” di Totò: “Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza/ per i defunti andare al Cimitero./ Ognuno ll'adda fà chesta crianza;/ ognuno adda tené chistu penziero”.
E, San Francesco Patrono d’Italia, vuole proporre ai lettori una sorta di piccolo viaggio nei cimiteri più importanti del nostro Paese, alla scoperta di nomi illustri, della Musica, della Letteratura, dell’Arte che hanno fatto grande il nome dell’Italia. E’ una sorta di piccolo omaggio-viaggio, definiamolo pure così.
Il Cimitero Monumentale della Certosa, situato a Bologna, costruito nel XIV secolo e succesivamente chiuso da Napoleone I, fu riaperto durante il primo decennio del 1900. Vi si trovano le tombe Giosuè Carducci, il celebre poeta, il compositore italiano Ottorino Respighi e Lucio Dalla. Ci spostiamo, ora a Genova, dove troviamo il Cimitero Monumentale di Staglieno, che prende il nome dal quartiere cittadino in cui è situato. Risalente al 1800, occupa la un'area di oltre 300.000 metri quadrati. Vi sono le tombe di Nino Bixio, Michele Novaro, il compositore della musica dell'Inno d'Italia , Giuseppe Mazzini. Uno dei più celebri cimiteri monumentali, è senza dubbio, quello di Milano, progettato dall'architetto Carlo Maciachini. Alessandro Manzoni, e il famoso direttore d’orchestra Arturo Toscanini, riposano in quest’area. Un altro cimitero monumentale molto celebre è il Cimitero del Verano di Roma. Eduardo De Filippo, drammaturgo e attore del ‘900 italiano, è sepolto proprio qui, e non a Napoli. E, in ultimo, facciamo tappa al Cimitero di Poggioreale, l principale cimitero della città partenopea, uno tra i maggiori in Europa. Di grande valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, per la numerosità di cappelle e chiese, contiene il Quadrato degli uomini illustri, area di ben 5.300 metri quadrati, destinata alla sepoltura di illustri personaggi. Ne ricordiamo uno fra tutti, il famoso filosofo Benedetto Croce. Ma non potevamo, certo, dimenticare lui, il Principe “Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis, Principe imperiale di Bisanzio” (queste le parole sulla lapide), in arte Totò. Propio lui ci ricorda, nella famosa poesia che apriva questo viaggio, che: “Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt'o punto/c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme: tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?”. E' "la livella" che riesce a farci comprendere che le nostre vite non sono, certo, preziose per i titoli, o gli onori. E' solo l'Amore, quello che conta.
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