religione

Nuovo dicastero, il Papa si occuperà dei migranti

Redazione online ANSA/GUARDIA COSTIERA
Pubblicato il 30-11--0001

Un modo per sottolineare l’importanza di questo tema e l’impegno personale del Pontefice

Nasce il nuovo dicastero sociale, «per il servizio dello sviluppo umano integrale», che accorpa diversi pontifici consigli. Ma Papa Francesco, per il momento, ha stabilito che si occuperà direttamente lui del dipartimento dedicato ai migranti e rifugiati. Una scelta legata all’emergenza di questi tempi. Un modo per sottolineare l’importanza di questo tema e l’impegno personale del Pontefice. La responsabilità diretta del Vescovo di Roma è «ad tempus», cioè temporanea. Bergoglio agirà attraverso due vice, che risponderanno direttamente a lui. Dunque, anche se l’accorpamento prevede che l’attuale Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti - fino ad oggi guidato dal cardinale Antonio Maria Vegliò - diventi una delle sezioni del nuovo dicastero, la sua importanza con la decisione odierna sarà in realtà ancora più evidenziata. Avendo come commissario speciale lo stesso Pontefice.

Com’è noto sono numerose le iniziative che Francesco ha preso durante il suo pontificato: il primo viaggio fuori Roma, nel luglio 2013, è stata la visita a Lampedusa. Il Papa era rimasto colpito e commosso dalle notizie sui barconi naufragati nel Mediterraneo, con tante donne e bambini morti e rimasti in fondo al mare. Con il crescere del fenomeno, a motivo del conflitto in Siria, Bergoglio ha invitato ogni parrocchia ad accogliere una famiglia di rifugiati. E il 16 aprile 2016, per manifestare la sua vicinanza ai rifugiati, Francesco, insieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e all’arcivescovo ortodosso di Atene Hyeronimos, ha visitato il Mòria refugee camp dell’isola greca di Lesbos. A sorpresa, nel viaggio di ritorno a Roma, il Papa ha portato con sé sull’aereo dodici profughi. 

Alla guida del nuovo dicastero «per il servizio dello sviluppo umano integrale» Francesco ha nominato il cardinale ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, fino ad oggi presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e la Pace, anch’esso destinato a diventare parte del nuovo unico organismo. La proposta finale per questo dicastero era stata consegnata lo scorso giugno nelle mani del Papa dal C9, il Consiglio dei cardinali che aiuta Francesco nella riforma della Curia e nel governo della Chiesa universale. Fino a quel momento veniva definito «Carità, Giustizia e Pace». Oltre ai due pontifici consigli già citati (migranti, giustizia e pace), il nuovo dicastero ingloberà anche Cor Unum e il pontificio consiglio per la pastorale degli operatori sanitari.

Il nuovo organismo sarà operativo a partire dal prossimo 1° gennaio. Nel paragrafo 4 del primo articolo dello statuto del dicastero è precisata l’inedita competenza papale, che non ha precedenti nella storia recente della Santa Sede: 

«Una Sezione del dicastero si occupa specificamente di quanto concerne i profughi e migranti. Questa sezione è posta ad tempus sotto la guida del Sommo Pontefice che la esercita nei modi che ritiene opportuni».

Il nuovo dicastero, si legge nello statuto, «assume la sollecitudine della Santa Sede per quanto riguarda la giustizia e la pace, incluse le questioni relative alle migrazioni, la salute, le opere di carità e la cura del creato». E «promuove lo sviluppo umano integrale alla luce del Vangelo e nel solco della dottrina sociale della Chiesa».

«Il dicastero - continua lo statuto - esprime pure la sollecitudine del Sommo Pontefice verso l’umanità sofferente, tra cui i bisognosi, i malati e gli esclusi, e segue con la dovuta attenzione le questioni attinenti alle necessità di quanti sono costretti ad abbandonare la propria patria o ne sono privi, gli emarginati, le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime delle forme contemporanee di schiavitù e di tortura e le altre persone la cui dignità è a rischio».

Una novità significativa è data dal fatto che il segretario e il sotto-segretario del nuovo organismo potranno essere dei laici (articolo 2 dello statuto). Nella sua attività, il dicastero potrà intrattenere relazioni con «associazioni, istituti e organizzazioni non governative, anche al di fuori della Chiesa cattolica, impegnate nella promozione della giustizia e della pace» e dialogare «con rappresentanti dei governi civili e di altri soggetti di diritto internazionale pubblico». Il nuovo dicastero lavorerà in stretta collaborazione con la Segreteria di Stato, a cui competono le relazioni con gli Stati.

Nel dicastero «per il Servizio dello sviluppo umano integrale», vengono costituite la Commissione per la carità, la Commissione per l’ecologia e la Commissione per gli operatori sanitari. L’organismo sarà competente anche su Caritas Internationalis.

Nel motu proprio che accompagna lo statuto, il Papa scrive: «In tutto il suo essere e il suo agire, la Chiesa è chiamata a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo alla luce del Vangelo. Tale sviluppo si attua mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Il Successore dell’apostolo Pietro, nella sua opera in favore dell’affermazione di tali valori, adatta continuamente gli organismi che collaborano con lui, affinché possano meglio venire incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che essi sono chiamati a servire». Una chiave di lettura quest’ultima, per tutta la riforma della Curia.

Infine, come spiega a Vatican Insider il vescovo Marcello Semeraro, segretario del C9, il nome scelto dal Pontefice per il nuovo dicastero parla di sviluppo (come Paolo VI nella «Populorum progressio») umano (un riferimento a «Caritas in veritate» di Benedetto XVI) integrale (come riferisce l’enciclica di Francesco «Laudato si’»). (Vatican Insider)

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