religione

La tradizione francescana sul mistero dell’Incarnazione, un saggio

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Francesco ha inteso far «vedere con gli occhi del corpo» il mistero dell’Incarnazione e, dal momento che il Bambino nato nella grotta di Betlemme

E’ stretto il legame tra il mondo francescano e il Natale. Tutti conoscono la storia di Francesco d’Assisi che a Greccio, tre anni prima della morte, ha dato inizio alla tradizione del presepio (FF 468-471) che nel nostro Paese ha avuto un seguito che perdura ancora oggi ed è andata allargandosi in gran parte del mondo.

Francesco ha inteso far «vedere con gli occhi del corpo» il mistero dell’Incarnazione e, dal momento che il Bambino nato nella grotta di Betlemme è la stessa persona che morirà in Croce e che si cela dietro alle specie eucaristiche, due erano le cose che «aveva impresse così profondamente nella sua memoria»: «l’umiltà dell’incarnazione e la carità della passione» (FF 467). Nella «Lettera a tutto l’Ordine» (FF 220-221) sottolinea il mistero grande dell’Eucaristia e nella «Lettera ai Fedeli» ricorda che «Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza».

Grande è la considerazione per la Festa del Natale: in quella giornata i poveri dovevano essere «saziati dai ricchi» e persino agli animali, come buoi e asini, era destinata una porzione maggiore di fieno, e granaglie avrebbero dovuto essere sparse sulle strade perché gli uccelli, «soprattutto le sorelle allodole» avessero di che mangiare. Lo stupore quasi fanciullesco di fronte al mistero del Natale è paragonabile solo a quello con cui Francesco guarda le meraviglie del creato, quel medesimo stupore manifestato dai più piccoli che sostano, ad ogni latitudine e longitudine, di fronte alla capanna di Betlemme. 

«Rileggere oggi la storia della sua istituzione ci può aiutare a riscoprire il senso religioso e sacro che il presepio ha purtroppo in gran parte smarrito» scrive il francescano cappuccino Raniero Cantalamessa non senza un rammarico: «purtroppo è successo all’arte del presepio quello che è successo all’arte sacra in genere: la rappresentazione diventa facilmente fine a se stessa, è la sua bellezza e originalità che conta, più che il mistero in essa rappresentato».

Ma non tutto è perduto: se il presepio rientra in quella che nel Medioevo veniva chiamata la «Bibbia dei poveri» - perché comprensibile anche agli illetterati – oggi che viviamo nella società dell’immagine il suo valore è immutato, in modo particolare per i più giovani, troppo spesso inondati da ben altre immagini. Padre Cantalamessa, noto predicatore e saggista, si esprime così nella presentazione di un testo per i tipi delle Edizioni Il Messaggero di Padova dedicato proprio all’analisi della tradizione natalizia in ambito francescano lungo i secoli, come dire da Greccio in qua (le illustrazioni sono affidate a Luca Salvagno, noto anche dalle pagine del Messaggero dei Ragazzi).

Già nel XIII secolo, ad Assisi c’era Chiara che, inferma a San Damiano, nella notte di Natale del 1252 riesce miracolosamente ad ascoltare «tutte le solennità che sono state celebrate questa notte nella chiesa di san Francesco» (FF 3211) e del mistero del Natale e della maternità della Vergine Maria scriverà anche ad Agnese di Praga.

Ma francescani erano anche Antonio da Padova, autore del «Sermone sul Natale del Signore» o Jacopone da Todi che ci ha lasciato le sue «Laudi» e ancora Angela da Foligno e Caterina da Bologna, Veronica Giuliani, Bonaventura da Bagnoregio, Ruggero di Provenza, Ubertino da Casale, Bernardino da Siena. Più recenti: Pio da Pietrelcina («Quali e quanti non sono, o cristiani, gl’insegnamenti che si partono dalla grotta di Betlemme!») o Massimiliano Kolbe e Leopoldo Mandić.

E’ così ampia la tradizione natalizia all’interno del mondo francescano che papa Giovanni Paolo II nel suo Messaggio alle famiglie francescane pronunciato all’Eremo di Greccio il 2 gennaio 1883 si esprimeva così: «Bisogna riconoscere in questo stile francescano una fonte di perenne autenticità evangelica, una scuola sempre rivolta all’origine, all’essenza, alla verità della vita cristiana … Da questo Eremo di Greccio ripeto a voi che occorre avvicinare gli uomini d’oggi, abbracciando le vicende, i problemi e le sofferenze, ma innanzitutto convincerli che il Va»ngelo è strada sicura di salvezza».

Sempre da Greccio, Papa Bergoglio il 4 gennaio scorso si rivolgeva ai giovani: «Vi auguro che la vostra vita venga accompagnata sempre da questi due segnali, che sono un dono di Dio: che non vi manchi mai la Stella e che non vi manchi l’umiltà di riscoprire Gesù nei piccoli, nei poveri, negli umili, in quelli che sono scartati dalla società e anche dalla propria vita».

Raniero Cantalamessa-Luca Salvagno, Natale Francescano, Edizioni Messaggero Padova 2016, pp. 104, € 10,00.

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA
 -Vatican Insider

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