religione

La nascita di un santo francescano, Massimiliano Kolbe

Antonio Tarallo
Pubblicato il 09-01-2021

Morì ad Auschwitz, per amore verso una  famiglia

Un saio. Un nome. Un volto. La santità del martirio. E’ San Massimiliano Kolbe. Nasceva l'8 gennaio 1894. Un anniversario importante. Non solo per l’Ordine Francescano. Nato con il nome di Raimondo (Rajmund) Kolbe, in una famiglia umile, modesta. Il padre, Julius Kolbe, faceva il tessitore. La madre Maria Dąbrowska era levatrice. Aveva quattro fratelli. A tredici anni cominciò a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli. Il cambio della sua vita nel 1906: quando si ricordò della visione della Vergine Maria avuta nell'infanzia. Il famoso sogno delle due corone. Era piccolo Raimondo, molto piccolo quando in una notte “misteriosa” (così si definirebbe in una favola) ebbe un sogno. Lei, Maria, la Signora - presentando a lui due corone, una rossa e una bianca -  gli disse: “Scegline una”, e Raimondo, come fanno i bambini, rifiuta la contrattazione. “Perché? Mi piacciono tutte e due”. “Va bene - fa la Signora - allora avrai tutte e due”. Raimondino non lo sapeva, ma aveva appena scelto la verginità e il martirio.

Il 4 settembre 1910 vestì, come novizio, l'abito dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, assumendo il nome di Massimiliano. L'anno successivo, il 5 settembre 1911 emise la professione semplice e venne inviato a Cracovia e successivamente a Roma per continuare gli studi in filosofia e teologia. Da questo punto in poi, la storia di Massimiliano diviene straordinaria. E’ fuori dall’ordinario. Incredibile innamorato di Maria. La sua devozione alla Medaglia Miracolosa è famosa. La distribuiva come e quando poteva. Il suo interesse per la comunicazione: fondatore del “Cavaliere dell’Immacolata”, il “Rycerz Niepokalanej”, nato con lo scopo di “ espandere l'amore filiale e la fiducia verso l'Immacolata, Regina del cielo e della terra, affinché Ella, Rifugio dei peccatori, regni al più presto possibile”.  La rivista nasce  a  Cracovia nel 1922 (mentre per la crisi economica falliscono i periodici dello Stato), all’insegna dell’audacia e della povertà: 5000 copie, sedici pagine, un avviso dell’amministrazione con cui non si assicura la regolarità dei numeri successivi. Una follia, insomma. Eppure Kolbe riesce nel suo intento, affidandosi a Maria. 

Ma un’altra storia, c’è. Inscindibile da San Massimiliano Kolbe. E così, ritorniamo da dove “siamo partiti”: il suo martirio. Fu questo ad aprirgli la strada della beatificazione, avvenuta il 17 ottobre 1971, grazie a papa Paolo VI. Il 10 ottobre 1982 è stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II, suo concittadino. Il martirio per amore. Per una famiglia. Per un padre di famiglia. Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Bastonato più volte, non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia. Kolbe in segreto celebrò messa e continuò il suo impegno come sacerdote. Tutto vietato nel luogo di morte di Auschwitz. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame. Entra “in scena” in questo episodio il “salvato” da Massimiliano: Franciszek Gajowniczek. Padre di famiglia, fu preso e condannato a morte.  Scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava. Kolbe esce dalle file dei prigionieri e si offre agli aguzzini per morire al suo posto. Muore il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. Muore San Massimiliano per amore. Per amore verso una famiglia. Per amore verso la Chiesa e Cristo.  

 

 

 

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