religione

Il tesoro  francescano nascosto a Roma 

Antonio Tarallo Antonio Tarallo
Pubblicato il 26-04-2021

Nella chiesa Santa Maria della Consolazione a Roma un ritratto di Francesco 

C’è una perla a Roma. E’ nascosta. Celata quasi al grande pubblico di fedeli e curiosi. Eppure esiste. Una chiesa, vicino proprio al centro di Roma. Una chiesa dedicata a Maria. Si chiama “Santa Maria della Consolazione”, situata ai piedi della Rupe Tarpea, in piazza della Consolazione. L'etimologia del suo nome deriva da due episodi storici accaduti tra il XIV ed il XV secolo, entrambi correlati al fatto che in questo luogo venivano eseguite le condanne capitali e per questo motivo fino al 1550 conosciuto come “locus Iustitiae” (ovvero “luogo di giustizia”), quando poi le esecuzioni furono trasferite in piazza Giudea. Il primo fatto risale al 1385, quando un nobile condannato a morte, Giordanello degli Alberini, lasciò due fiorini d'oro nel suo testamento affinché un'immagine della Madonna fosse qui collocata per "consolare" gli ultimi istanti dei condannati a morte. Il secondo avvenimento risale al 1470. Si narra che un giovane fosse stato condannato a morte per omicidio nonostante avesse giurato di essere innocente. Quando la corda strinse il collo dell'impiccato, però, si constatò che non stava soffocando nonostante penzolasse e quindi fu immediatamente liberato. Il giovane raccontò che la Madonna gli aveva parlato, dicendo "Vai, perché sei consolato!". 

La chiesa, ora, è retta dai Frati Minori Cappuccini. Nasconde un piccolo tesoro. Nella cappella dell’Assunzione (in cui è stato trafugato l’anno scorso un bellissimo dipinto della Madonna del giovane artista Nappi) vi è un singolare “parallelismo”: due giovani Francesco. Uno di Assisi, l’altro di Paola. Sono magnifici, dipinti sulle pareti dell’arco della cappella. Uno di fronte all’altro.  Quello che affascina di più di queste due immagini è la loro giovinezza. Un san Francesco giovane, ma - al contempo - maturo. Così san Francesco di Paola, dipinto con l’immancabile bastone. Mentre il Poverello di Assisi, ha un teschio in mano.  La particolarità qual è? Difficile trovare nelle chiese del mondo, i due santi, insieme. Così come vengono presentati nella chiesa romana di Santa Maria della Consolazione.  Eppure le due vite si sono incrociate: il nome del santo calabrese lo si deve all’assisiate, così come lo stesso Ordine dei Frati Minimi - fondato da san Francesco di Paola - che seguì le orme del Padre Serafico.  L’arte racconta sempre e diviene strumento per la storia e la fede. Certamente, chiunque entra in questa chiesa, mai potrebbe immaginare un “tesoro” del genere. E’ il tesoro della millenaria fusione tra colori e incenso, tra immagini e fede. E, in questo caso ci parlano di san Francesco d’Assisi.  

 

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