Il frate francescano che sfidò gli islamici e pagò con la morte
E' il primo santo francescano che ha sfidato la repressione dell'Islam. E lo ha pagato con la vita. Una storia drammatica ma di grande riflessione, quella che ci ha lasciato San Daniele Fasanella.
Lui, insieme a suoi sei compagni, dopo aver ottenuto il permesso dal Vicario Generale dei Frati Minori, si imbarcarono da Livorno alla volta della Spagna e quindi a Ceuta, in Marocco.
L'ARRESTO
San Daniele annotava nei suoi scritti la difficile opera di evangelizzazione nel Paese islamico: «Nei primi mesi del 1227 - scriveva dal carcere della città marocchina, in una lettera fatta recapitare agli altri frati presenti a Ceuta - con i miei compagni Samuele, Angelo, Domno (o Donulo) di Montalcino, Leone, Niccolò di Sassoferrato e Ugolino abbiamo fatto vela dalla Toscana, per recarci nel Marocco a convertire gli infedeli. Dopo una breve permanenza in terra di Spagna, ci siamo trasferiti a Ceuta nel Marocco. Violando il divieto delle autorità locali, che ci avevano proibito ogni forma di propaganda cristiana, nell’ottobre 1227 abbiamo iniziato la predicazione in mezzo ai musulmani».
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LA CONDANNA A MORTE
«Le autorità locali - proseguiva fra Daniele - ci hanno arrestato ed imprigionato. Siamo stati sottoposti a vari interrogatori ed invitati ad abbracciare l’Islam. Di fronte al nostro deciso diniego, siamo stati condannati a morte tramite decapitazione».
La tradizione narra che la sentenza fu eseguita a Ceuta il 10 ottobre 1227 ed i corpi dei frati furono dilaniati e dispersi. Tuttavia, dei mercanti cristiani occidentali recuperarono parte dei miseri resti e li seppellirono nei sobborghi di Ceuta. Frammenti delle ossa di San Daniele furono portati in Calabria nel 1481 dal Cardinale Giovanni d’Aragona, figlio di Alfonso Re di Napoli.
CORPI MAI RITROVATI
Tuttora i resti, sono conservati in un reliquiario, come riporta infocliento.it, esposto alla venerazione dei fedeli nella cappella, che è ritenuta la casa natale di San Daniele Fasanella, nel centro storico di Belvedere. Nel 1612 giunsero a Belvedere, mandati dalla città di Paola, “(…) la statua e reliquia del Santo Martire e due altre Reliquie e Statue di due altri Santi (…)”. Altre reliquie sono conservate nella cattedrale di Ceuta, ma i corpi dei sette Martiri non sono stati più ritrovati.
Leone X, con decreto del 22 gennaio 1516, permise la venerazione (10/13 Ottobre) di Daniele Fasanella e dei suoi compagni: Santi Martiri di Ceuta.
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