religione

Il beato padre Mario Borzaga: un missionario felice

Gianluca Giorgio Diocesi di Trento
Pubblicato il 26-04-2021

Il religioso della Congregazione degli Oblati di Maria immacolata fu ucciso nel Laos nel 1960

Dal 25 aprile 1960 si perdono le tracce di padre Mario Borzaga e del catechista Paolo Thoj Xyooj. Nessuno sa più nulla dei due giovani che, animati dalla fede e dalla tenacia, hanno diffuso il vangelo nel Laos. Ultime indicazioni offerte il loro spostamento verso il confine cinese della Nazione. Quarant'anni più tardi si saprà che i due furono uccisi dai guerriglieri di Pathet Lao e dimenticati in una zona sconosciuta del paese. Il 6 maggio del 2015 il Santo Padre Francesco ha autorizzato il decreto per la beatificazione dei due uomini e l'11 dicembre 2016 sono stati beatificati quali testimoni del Cristo uccisi in odium fidei. Paolo Thoi Xyooj aveva appena diciannove anni, il missionario italiano ventotto. 

Mario Borzaga, nasce il 22 agosto 1932 a Trento da una buona e numerosa famiglia. Com'era consuetudine del tempo, ad undici anni, entra in seminario per studiare e coltivare il proprio rapporto con la fede. E' un bambino allegro, spesso sorridente. Disciplinato e solerte è l'amico che tutti vorrebbero avere come compagno di banco. A vent'anni scopre la vita di Monsignor Eugenio de Mazenod e si appassiona alla spiritualità della Congregazione, fondata dal vescovo francese. Gli Oblati di Maria immacolata vedono la luce nel 1816. Questa è una famiglia religiosa cui scopo è la predicazione missionaria del vangelo. Compiuto l'anno di noviziato e terminato l'iter filosofico-teologico è ordinato sacerdote: è il 1957. In quello stesso anno riceve l’ordine di partire per il Laos.

La gioia è parte integrante del suo cammino e se vi sono degli evidenti pericoli, in quella terra per un giovane missionario, il desiderio di comunicare il vangelo è ciò che lo spinge oltre ogni possibile realtà. Arrivato nel Laos apprende la lingua e gli usi locali. Ama stare con la gente ed è un uomo semplice ed allegro. Mantiene quella sua particolare abitudine ad essere sereno e sempre sorridente. Sa che la gioia è la voce di Dio ed in questa sintonia mantiene le onde della propria esistenza per comunicare la felicità dello stare con il Cristo. Del missionario resta un diario, nel quale racconta il quotidiano e quanto di bello vi è contenuto. Ciò che colpisce delle sue lettere o altro è che la felicità alberga nel suo cuore e nel suo sorriso.

Non è uno sprovveduto e con lungimiranza segna anche i pericoli che corre, ma nulla frena il suo passo verso la realizzazione del suo ideale: portare il vangelo alle molte persone che incontra. Predica, amministra i sacramenti, cura il catechismo per i bambini e si prende cura delle necessità materiali degli altri. Vede il bisogno e vi accorre con slancio e bontà. In una pagina annota: ”Ho capito la mia vocazione: essere un uomo felice pur nello sforzo di identificarmi col Cristo Crocifisso”. Questo è stato il beato padre Mario Borzaga. (Acistampa)

 

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