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Come si celebra il rito funebre nella religione ebraica, mussulmana e cattolica
Per chi crede, non è la fine, ma l’inizio di “Qualcosa” di ancora più grande della vita stessa. E’ uno dei più grandi misteri, la morte. Per coloro che credono, seppur rappresenti uno dei “timori” ancestrali a cui è difficile dare spiegazione (non nascondiamolo), al tempo stesso, grazie proprio alla Fede, rappresenta il passaggio ad una vita migliore, di natura ultraterrena. E, in tutto questo, è presente, fortemente, la consapevolezza che proprio in quell’ “aldilà” incontreremo nuovamente chi ci ha lasciato.
I riti del “passaggio” sono stati, da sempre, oggetto di studio di natura antropologica e sociale. Senza citare infiniti studi sui riti funebri di antiche popolazioni - primi fra tutti, gli egizi, che davano enorme importanza a tale tipologia di cerimonie - possiamo comunque notare quanto la morte sia stata presente nelle culture di ogni popolo, di ogni tempo.
Affascinante, ad esempio, il rito ebraico: dopo la morte di una persona, viene eseguita da persone dello stesso sesso del defunto una sorta di “toelette” per la pulizia, secondo regole ben precise, mentre vengono recitati i salmi. Dopo il bagno, la famiglia inizia una veglia funebre durante la quale vengono lette delle preghiere. Durante questa veglia, una candela è perennemente illuminata per simboleggiare l'immortalità dell'anima, e il defunto non deve mai essere lasciato solo. L'interramento di solito avviene ventiquattro ore dopo la morte. La cerimonia religiosa si svolge alla presenza - ovviamente - dei parenti, e del rabbino che guida le preghiere di “accompagnamento del defunto”. Solo alla fine, i parenti gettano tre pale di terra sulla bara. Sul monumento funebre viene incisa un'iscrizione ebraica. Dopo la sepoltura inizia un periodo di lutto in tre fasi: 7 giorni, 30 giorni e 1 anno.
Altra religione, altro rito, quello mussulmano.Dopo la morte, quattro persone dello stesso sesso del defunto puliscono il corpo secondo un rituale specifico per purificarlo. Durante la veglia funebre, un imam recita le sure del Corano in presenza di familiari e parenti. Di norma, per i musulmani, la sepoltura deve avvenire entro 24 ore dalla morte o comunque molto velocemente, per rispetto nei confronti del defunto. Portato al cimitero in una soffice bara di legno, il corpo viene quindi sepolto a terra, sul lato destro, con il petto rivolto verso la Mecca. Secondo la tradizione solo gli uomini partecipano alla cerimonia e le donne aspettano fino al giorno dopo per recarsi al cimitero. Il monumento funebre deve essere molto sobrio e includere l'iscrizione di un versetto del Corano. Nella religione musulmana, la cremazione è severamente vietata così come la donazione di organi.
Anche per la fede cristiana, ci sono dei precisi dettami, ordinati sia dal “Catechismo della Chiesa Cattolica”, sia dal “Libro del Rituale romano”, nel “Rito delle esequie”. Cominciamo, nel dettaglio, dal primo testo, “Il Catechismo” che tiene a precisare nel capitolo quarto, all’articolo 2, che prende il titolo “Le esequie cristiane”, quanto segue:
“Il senso cristiano della morte si manifesta alla luce del mistero pasquale della morte e della risurrezione di Cristo, nel quale riposa la nostra unica speranza. Il cristiano che muore in Cristo Gesù va in esilio dal corpo per abitare presso il Signore. Il giorno della morte inaugura per il cristiano, al termine della sua vita sacramentale, il compimento della sua nuova nascita cominciata con il Battesimo, la « somiglianza » definitiva all'« immagine del Figlio » conferita dall'unzione dello Spirito Santo e la partecipazione al banchetto del Regno anticipato nell'Eucaristia, anche se, per rivestire l'abito nuziale, ha ancora bisogno di ulteriori purificazioni”.
Evidente, in queste parole, la speranza della “luce del mistero pasquale” che accompagna questo delicato momento. A chiare lettere, è così fortemente presente che la morte “inaugura per il cristiano (...) il compimento della sua nascita”. Ma, approfondiamo meglio, il rito funebre stesso:
“Il Rito delle esequie della liturgia romana propone tre tipi di celebrazione delle esequie, corrispondenti ai tre luoghi del suo svolgimento (la casa, la chiesa, il cimitero), e secondo l'importanza che vi attribuiscono la famiglia, le consuetudini locali, la cultura e la pietà popolare. Questo svolgimento è del resto comune a tutte le tradizioni liturgiche e comprende quattro momenti principali: L'accoglienza della comunità (....); La liturgia della Parola (...); Il sacrificio eucaristico (...) e L'addio (« a-Dio ») al defunto è la sua « raccomandazione a Dio » da parte della Chiesa. È l'ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana a un suo membro, prima che il corpo sia portato alla sepoltura”.
Diverse, le religioni; diverse, le preghiere; diversi, i riti. Ma tutti davanti all’unico grande mistero della vita, la morte. Un mistero che nella Chiesa, è divenuto mistero "pasquale" (di passaggio), ma anche di Resurrezione.
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